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Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 04/11/2023, il commento di Roberto Giardina dal titolo "Germania: Shoah come un gioco passatempo".
Non mi sono mai seduto al computer per passare il tempo con un videogioco. Capisco che possa essere divertente disputare una partita di calcio e far vincere i miei rosanero la Coppa dei Campioni, combattere di nuovo a Waterloo per dimostrare di essere più bravo di Napoleone, o dare scacco matto a Spassky, il genio degli scacchi, ma mi sembrerebbe di barare in un solitario. Sarò antiquato, e mi chiedo: che gusto c´è? Ora posso giocare alla Shoah, scegliere la parte della SS che dà la caccia agli ebrei per sterminarli ad Auschwitz, o quella della vittima che cerca di sfuggire allo sterminio. C´è il boom dei videogiochi nazisti, prodotti in Germania e altrove. Alcuni sono espliciti nei riferimenti storici, altri cercano di mascherare i simboli, ma il richiamo al nazismo rimane evidente.
I crimini nazisti nei giochi digitali per decenni erano un tabu, ora non si hanno scrupoli, scrive Der Spiegel. “Non solo si può, si deve”, commenta la storica Tabea Widmann, con l´alibi di rivivere la storia, di non dimenticare gli orrori del recente passato, in realtà si dimentica il messaggio “Nie wieder”, mai più. Se continuo a giocare, si banalizza il nazismo. Un pericolo per gli adolescenti: al computer tutto diventa uguale, la lotta contro i mostri, o gli extraterrestri, e il nemico con la svastica. Si uccide per non venire uccisi, e i cattivi diventano più affascinanti. Tabea Widmann guida un progetto presso la Stiftung Spielkultur, la fondazione per la cultura del gioco, su come si possa stimolare, attraverso i media, lo studio della storia. Uno dei collaboratori, Christian Ubertus guida l´iniziativa “Ricordare con i giochi”. I videogames possono sostituire i libri di storia? “Certamente no, dichiara, possono dare nuovi stimoli per studiare e confrontarsi con il passato”. “Rimango scettica, scrive la collega Katja Iken, 53 anni, sullo Spiegel. Sono convinta fermamente che non si debba giocare all´olocausto”. I bambini e gli adolescenti non dovrebbero essere lasciati liberi di confrontarsi con il nazismo e i campi di sterminio, senza una guida. “Nei giochi alla fine tutto si riduce a chi vince”, conclude. In un altro gioco, “Trough the Darkest of Times”, dell 2020, attraverso i tempi più oscuri, si evoca la lotta contro il nazismo a Berlino durante il III Reich. Si può creare un avatar, un nostro doppio online, per opporsi a Hitler, si crea un gruppo di resistenti, e si cerca di sfuggire alla Gestapo. Secondo la nostra abilità, guadagniamo punti, o ci vengono tolti.
Oggi, sei tedeschi su dieci giocano al computer, oltre 36 milioni a partire dai sei anni. Molti giochi sono ispirati alla seconda guerra mondiale, si combatte contro i tedeschi o dalla loro parte, ma non si pongono domane morali. Vince chi usa meglio panzer e divisioni. Pur se non esplicitamente antisemitici, gli ideatori evitano di evocare la Shoah, e i campi di sterminio. Ubertus ammonisce: “Non dobbiamo lasciare l´enorme potenziale dei giochi digitali in mano ai reazionari antidemocratici.”
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