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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.09.2017 Bin Laden Jr punta a un asse tra Al Qaeda e Stato islamico
Cronaca di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 settembre 2017
Pagina: 13
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Mini-laboratori e manuali online, Bin Laden Jr prova a unire i terroristi»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/09/2017, a pag. 13, con il titolo "Mini-laboratori e manuali online, Bin Laden Jr prova a unire i terroristi", la cronaca di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

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Bin Laden Jr

Delle innocue lucine di Natale: pare fossero parte dell’ordigno nel metrò londinese. Un sistema già apparso nel 2013 nell’attacco contro la maratona di Boston. Allora i fratelli ceceni Tsarnaev usarono pentole a pressione, polvere nera estratta dai fuochi d’artificio e componenti elettriche reperibili in qualsiasi negozio. Una «formula» appresa dalla rivista online di Al Qaeda, Inspire , con istruzioni dettagliate per costruire una bomba nella «cucina di tua mamma». È probabilmente solo una coincidenza, ma l’attacco di ieri ha seguito di poche ore la ricomparsa in audio di Hamza Bin Laden, il figlio del leader, un personaggio — secondo molti — destinato ad imporsi. Sposato, papà di due bimbi, 28-29 anni, è sempre stato considerato dal «vecchio» come il suo erede naturale e lo hanno educato per questo compito. Una vita avventurosa, con la fuga dall’Afghanistan nel 2001 e il trasferimento con parte della famiglia in Iran, dove è messo sotto sorveglianza dai pasdaran. Un esilio durante il quale accresce i contatti con importanti figure del movimento, i suoi tutori.

Nel 2010 torna libero grazie ad uno scambio di prigionieri e probabilmente finisce nell’area tribale pachistana: il suo progetto è di raggiungere il genitore ad Abbottabad. Non fa a tempo. I Navy Seals uccidono Osama e per Hamza si apre — forse — la strada che dovrà portarlo ad unificare le molte anime dell’islamismo radicale. In un intervento sempre sul web ha indicato i nemici in ordine di priorità: chi offende l’Islam, come i giornalisti di Charlie Hebdo ; gli ebrei; gli Usa e la Nato; infine la Russia. Poi un appello rivolto ai lupi solitari presenti in Occidente. Ma la sua preoccupazione maggiore — ribadita anche nell’audio di due giorni fa — è la Siria: i musulmani si alleino per aiutare la rivolta contro un complotto che mette insieme «crociati», sciiti e russi. È interessante rilevare come Hamza non abbia preso posizione contro lo Stato Islamico. Proprio perché vuole ricompattare i ranghi. È attento, però, a non scoprirsi: tanto è vero che di lui non esistono foto recenti. In attesa di un rientro in grande stile, la realtà radicale si affida ad un mix di azioni dove cellule organizzate, elementi ispirati e singoli vanno all’attacco con quello che hanno. Spesso gesti siglati dal Califfato. Due gli aspetti evidenti di questi mesi.

Il primo. Una crescita di piccoli «laboratori» per preparare bombe con ingredienti civili: ai terroristi interessa fabbricare la madre di Satana. In Francia hanno arrestato numerosi sospetti che avevano messo a punto la miscela esplosiva quanto instabile. Il nucleo di Barcellona ne aveva prodotto cento chili. È evidente che il solo ricorso ai veicoli-ariete non soddisfa più i criminali. Per fortuna ci sono dei controlli sul materiale e non tutti sono dei professionisti, anche se c’è il timore che riescano a colmare il gap tecnico. Il secondo punto è quello dei target. I soldati sono vittime di aggressioni, oltre a difendere i siti devono badare a loro stessi. Non mancano i dubbi sull’efficacia del loro impiego, costoso e con impatto sui programmi. Sono stati addestrati a far la guerra e non a svolgere compiti di polizia. Certo trasmettono un segnale di sicurezza, però questo li espone. In tanti sono convinti che servirebbero più agenti lasciando all’esercito altri compiti.

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