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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.08.2017 Arabia Saudita e Emirati, meno lontni da Occidente e Israele
Commento di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 agosto 2017
Pagina: 12
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «L'amicizia tra i due principi arabi cambia gli equilibri nel Golfo»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/08/2017, a pag.12, con il titolo "L'amicizia tra i due principi arabi cambia gli equilibri nel Golfo" il commento di Viviana Mazza.

Viviana Mazza è da sempre attenta ai dettagli, che spesso aiutano a capire realtà complesse, in questo caso attinenti al mondo arabo-musulmano. L'amicizia tra Mohammed Bin Salman (Arabia Saudita) e Mohammed Bin Zayed (Abu Dhabi), entrambi destinati a diventare re, può contribuire all'apertura dei due paesi verso l'Occidente, Israele compreso.

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Viviana Mazza                          A sinistra  M.Bin Salam

Nessuno dei due siede (per ora) sul trono, ma insieme stanno forglando una politica aggressiva nel Golfo. Se in Arabia Saudita le decisioni dalla difesa all'economia vengono prese dal figlio trentunenne del re, Mohammed Bin Salman, appena nominato erede al trono, il suo mentore è Mohammed Bin Zayed Bin Sultan AlNahyan, 56 anni, principe ereditario di Abu Dhabi, capo delle forze armate e considerato «il sovrano di fatto» degli Emirati. L'amicizia tra i due principi, identificati per semplicità come Mbs e Mbz nei cablo diplomatici Usa, si sarebbe stretta secondo il Wall Street Journal un anno e mezzo fa nel deserto, durante una caccia col falcone. Secondo il sito Middle East Eye, Mbz avrebbe dato a Mbs due consigli per diventare re: ridurre il potere dei religiosi ultraconservatori wahhabiti e rafforzare il canale di comunicazione (non ufficiale) con Israele per ottenere l'appoggio americano. II piano di riforme di Mbs, «Visione 203o», che promette di ridurre la dipendenza dal petrolio, più occupazione e intrattenimento, nonché opportunità anche per le donne, ha come modello gli Emirati. Ma soprattutto i due «falchi» hanno adottato una politica più dura contro l'Iran sciita e gli islamisti della Fratellanza Musulmana che li ha portati a isolare vicini non «allineati» come il Qatar. Mohammed Bin Zayed aveva io anni nel 1971, quando gli Emirati divennero una nazione grazie a suo padre, che mise insieme una federazione di famiglie. Pochi giorni prima, lo Scià dell'Iran si impadronì di tre isole ancora oggi rivendicate dagli Emirati; nel 1952 i sauditi tentarono di conquistare la sua città natale di Al Ain. Gli Emirati hanno sempre dovuto destreggiarsi tra potenze più grandi. Fondamentale l'alleanza con gli Usa, cui hanno offerto porti e una base militare in chiave antiSaddam e anti-Iran (pur mantenendo i commerci con Teheran); ma sotto Obama e con l'accordo sul nucleare hanno visto la propria influenza diminuire. Mbz ha colto l'elezione di Trump come un'opportunità: già prima dell'insediamento organizzò un incontro alle Seychelles tra il capo dell'agenzia di contractor Blackwater Erik Prince (vicino al neopresidente) e un confidente di Putin per tentare di spingere i russi a mollare l'Iran. La mediazione emiratina ha gettato le basi anche per il viaggio di Trump a Riad e il suo discorso antiIran. Ma è una politica che, secondo alcuni osservatori, rischia di accelerare le forze centrifughe nel Consiglio di Cooperazione del Golfo, alienando anche vicini più cauti come Kuwait e Oman.

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