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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.06.2017 Da Lara a Khadija, le intercettazioni della terrorista italiana: 'Rispondo solo alla legge di Allah'
Commento di Elisa Sola

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 giugno 2017
Pagina: 21
Autore: Elisa Sola
Titolo: «L’italiana in cella per jihad 'Bisogna fare piazza pulita di templi e sinagoghe'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/06/2017, a pag. 21, con il titolo "L’italiana in cella per jihad 'Bisogna fare piazza pulita di templi e sinagoghe' ", la cronaca di Elena Sola.

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Lara/Khadija Bombonati

Gli uomini della Digos seguivano da tempo Lara-Khadija. La sua conversione all’Islam e le nozze con il «già islamizzato» Francesco Cascio, nel 2012, avevano attirato l’attenzione degli investigatori di Torino e Alessandria. L’elemento che conferma i loro sospetti è l’ingresso della giovane, luglio 2013, nella chat delle «sorelle musulmane» gestita da Bushra Haik, canadese emigrata a Bologna, amministratrice su skype delle future «combattenti del Califfato e di Isis» poi condannata come reclutatrice. In quella chat, la stessa di Maria Giulia Sergio, Lara era l’utente «jalyk».

«Loro bombardano e noi ricambiamo»
È la stessa Lara, sbarcata in Italia lo scorso gennaio, a confidare a un familiare il suo credo. Non sa di essere intercettata. «Loro bombardano le loro città... e loro ricambiano», dice parlando degli attentati. E ancora: «Allah ha creato la terra e la terra è sua». In Siria, ricorda, «i gruppi sono migliaia... dall’Arabia, dalla Turchia… ci sono anche quelli supportati dall’America... poi ci sono i gruppi per i fatti loro». Secondo Lara «il problema dell’Isis è che si sono intrufolati ragazzini... vanno là solo per le armi, perché fanno sparare... per fare i gangster e questa cosa è sfuggita di mano». Ma in qualche modo li giustifica: «È gente che ha subito il razzismo, sono frustrati, vogliono una ripicca, una vendetta sull’Occidente e loro non li controllano più».

«I doveri di chi serve Allah»
Tra i doveri di chi «serve Allah» ci sarebbe anche quello di non collaborare con le forze dell’ordine. Convinta di questo, Lara contesta la scelta dei sui parenti, che fecero denuncia di scomparsa: «Non si chiama la polizia quando ci sono di mezzo dei musulmani... in quanto tale io non sono soggetta a nessuno, solo alla legge divina». Un altro «nemico» viene individuato in «Israele». Ma, in generale, «chiunque legifera al posto di Allah è una falsa divinità, un Thehut». Per esempio, «Erdogan è un Thehut». E tutti gli edifici religiosi andrebbero distrutti. «Fare piazza pulita di templi e sinagoghe», è uno dei motti della Bombonati, che spiega: «Il problema dei siriani è che loro non vogliono sentir parlare di sharia, mentre Isis ha una parvenza di sharia». La studentessa di Garbagna ricorda molti dettagli della sua esperienza in Siria. Mesi vissuti da soldatessa, in condizioni estreme. A partire dall’attesa al confine turco — «mi è venuta la cancrena» — notti passate in silenzio, senza elettricità. In Siria la donna viene separata dal marito, che va a combattere, «come spetta agli uomini», che, in media «lì non vivono più di tre anni». Lei invece era una «staffettista». «Le donne stanno in posti sicurissimi — dice — dove siamo noi arrivano solo i bombardamenti».

La morte del marito «È stata un’irruzione»
Lara viene arrestata dalla polizia turca il 26 gennaio durante una «missione» assegnata dal suo capo Abu Mounir. Viene sorpresa con un documento siriano, ma non conosce la lingua. È sospetta. Finisce in galera. Il suo comandante prova a corrompere un poliziotto per avere sue notizie. Poi sparisce. «L’Interpol diceva che stavano cercando mio marito, pensavano fosse in Turchia e che stesse preparando un attacco terroristico», è quel che comprende la giovane. Che scoppia in lacrime quando ricorda la sua morte. «Hanno fatto irruzione in una casa dove c’era anche lui, li hanno uccisi tutti. Io non sapevo neanche dov’era... io volevo farmi una famiglia ma lui chiedeva sempre e solo di morire, diventare martire. Adesso vive in tutti noi. Io sono contenta per lui... però mi manca così tanto. Se vado a fare la spesa penso a lui che mi portava le borse; e se le persone mi insultavano per strada ed era insieme a me rispondeva. E quando cucino penso che c’era lui che mi tagliava le cose perché mi diceva che io mi tagliavo». Di fare il martire, Francesco, «l’aveva deciso da Castellammare». Quindi dal 2012, dalle nozze. «Lui ora sta meglio di tutti. Sto cercando un modo per andare da Francesco», si lascia scappare Lara alla fine della conversazione. Per l’Antiterrorismo vuol dire tornare in Siria e morire combattendo. Una frase del suo sposo le era rimasta impressa: «Mi diceva: guarda i martiri, muoiono col sorriso».

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