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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.02.2017 Francia: il giornalista musulmano si scopre antisemita e sostenitore del terrorismo
Commento di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 febbraio 2017
Pagina: 15
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Caduta del ragazzo della banlieue: 'Il prodigio' era fan dei terroristi»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di ogggi, 20/02/2017, a pag. 15, con il titolo "Caduta del ragazzo della banlieue: 'Il prodigio' era fan dei terroristi", il commento di Stefano Montefiori.

E' incredibile che lo scandalo delle frasi antisemite, omofobe, misogine e a sostegno del terrorismo di Meklat sia emerso soltanto ieri. Per anni il giornalista francese ha continuato a scrivere commenti inaccettabili, senza che i media del suo Paese lo abbiano mai ripreso.

Ecco l'articolo:

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Stefano Montefiori

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Mehdi Meklat (a sinistra) e Badroudine Saïd Abdallah

Il 24enne giornalista e scrittore Mehdi Meklat, sempre in coppia con il partner di lavoro Badroudine Saïd Abdallah, in Francia è ovunque. Lo si trova in copertina del magazine di Le Monde , sulla prima pagina de Les Inrockuptibles assieme a Christiane Taubira icona dell’antirazzismo, sulla radio del servizio pubblico France Inter dove ha tenuto per anni una rubrica fissa, nello studio dell’importante trasmissione letteraria La Grande Librairie , alla prestigiosa casa editrice Seuil con il suo secondo romanzo Minute e anche — dopo l’infanzia nei casermoni popolari di Saint-Ouen — alla Fondazione Cartier per l’arte contemporanea, dove ha curato una serie di video. A lungo giornalista del Bondy Blog (il sito nato dopo le rivolte del 2005), il franco-algerino Mehdi Meklat è diventato il beniamino della Parigi che vuole capire la banlieue perché, spiega Le Monde , lui «rilancia la voce dei dimenticati, dei discriminati, dei senza parole».

Solo che alcuni utenti di Twitter, tra i quali il celebre disegnatore Joann Sfar, hanno scoperto che Mehdi Meklat in passato ha scritto centinaia di messaggi antisemiti, omofobi, misogini, di apologia del terrorismo e in particolare di Mohamed Merah, che nel 2012 fece sette vittime tra le quali tre bambini ebrei a Tolosa. Meklat ha poi insultato e minacciato molte persone, dal filosofo Alain Finkielkraut a Brigitte Bardot, da Marine Le Pen alla moglie dell’ex premier Manuel Valls. Ieri mattina Meklat ha chiesto scusa parlando di «esplorazione della nozione di eccesso e provocazione», di «messaggi obsoleti» scritti con lo pseudonimo Marcelin Deschamps prima di tornare al suo vero nome, e li ha cancellati tutti o quasi. Il suo account — seguito tuttora anche dal presidente François Hollande — è passato in una notte da 53 mila 200 a 500 tweet, ma ormai le schermate sono salvate. Ecco alcuni esempi (altri sono ancora meno pubblicabili): «Fate entrare Hitler per uccidere gli ebrei» (nel 2012, durante i César, gli Oscar francesi); «Hey Marine, vieni nella mia cantina. Ti sgozzo secondo il rito musulmano» (2012); «Mi manchi, John Galliano. Torna, amico» (2012); «Bin Laden mi manca» (2013); «Charlie Hebdo, vi auguro la morte» (novembre 2014, due mesi prima del massacro). Il riferimento a John Galliano è interessante. Nel 2011 lo stilista britannico per alcune frasi antisemite venne arrestato e licenziato dalla maison Dior.

Come è possibile che i deliri di Mehdi Meklat invece siano passati talmente inosservati da permettergli di diventare, come si dice, la voce di una generazione? «L’aspetto più grave è la responsabilità dei media che lo hanno assunto, sostenuto, promosso, incensato — sostiene il politologo Laurent Bouvet —. O non sapevano chi fosse, e allora la loro credibilità è messa in dubbio, oppure lo sapevano ma hanno fatto finta di niente». Il sospetto è che, per ideologia o cecità, giornalisti e politici come Taubira abbiano propagandato un’idea edulcorata di certi protagonisti delle banlieue. L’unico a reagire ieri è stato l’animatore de La Grande Librairie , François Busnel: «Ho scoperto i tweet solo venerdì, dopo avere avuto Meklat ospite in trasmissione. Altrimenti non lo avrei mai invitato». Il resto della Parigi intellettuale per ora preferisce tacere.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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