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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.01.2017 Il club del golf che rifiuta Obama: il motivo è politico, non razzista
Cronaca di Massimo Gaggi

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 gennaio 2017
Pagina: 15
Autore: Massimo Gaggi
Titolo: «Il club del golf che rifiuta Obama: 'Noi siamo ebrei, lui è anti-Israele'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/01/2017, a pag. 15, con il titolo "Il club del golf che rifiuta Obama: 'Noi siamo ebrei, lui è anti-Israele' ", la cronaca di Massimo Gaggi.

Fino agli anni '50 del Novecento molti club (di golf ma non solo) non accettavano gli ebrei. Per questo è nato il Woodmont Coutry Club, fondato da ebrei rifiutati altrove. La motivazione dell'esclusione all'epoca era però razzista (antisemitismo), mentre l'esclusione di Obama si fonda unicamente su un discorso di divergenze politiche. E dato che si tratta di Israele, male hanno fatto quei soci ebrei a difendere l'ex presidente.

Ecco l'articolo:

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Massimo Gaggi

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Il Woodmont Coutry Club

Il golf è stato la grande passione sportiva di Barack Obama negli otto anni della sua presidenza: appena poteva, nei weekend passati a Washington, scappava a giocare sul campo della base aerea di Edwards, l’aeroporto presidenziale, poco fuori città. Ma da domani, venerdì, l’Air Force One e l’uso della base passeranno a Donald Trump. Obama, che continuerà a vivere per qualche anno nella capitale, deve trovarsi un altro campo. Ma, a quanto pare, il presidente uscente ha tentato senza successo di iscriversi al Woodmont Country Club, un circolo del Maryland, alle porte di Washington: è stato rifiutato dai soci, discriminato per la sua politica estera considerata ostile a Israele. Il caso, rimasto per qualche giorno sottotraccia (la Casa Bianca non ha mai confermato ufficialmente la richiesta d’iscrizione che sarebbe comunque molto costosa: 80 mila dollari a fondo perduto più una quota di 10 mila dollari l’anno), è esploso quando altri soci sono intervenuti a sostengo della candidatura del leader democratico: uno scontro feroce che ha alla fine spinto alcuni di loro a dare le dimissioni dal circolo accusato di essere diventato una centrale dell’intolleranza.

La cosa paradossale è che il Woodmont è stato fondato più di un secolo fa, nel 1913, da alcuni golfer ebrei proprio perché si sentivano discriminati dalla società americana di allora. Ma i soci attuali si comportano nello stesso modo discriminando Obama, anche se stavolta la motivazione non è razziale ma politica: il colore della pelle non c’entra, dicono i contestatori, ma, accusa Marc Abrams, un avvocato, «per me sarebbe inconcepibile dare il benvenuto tra noi a un presidente che con la sua linea critica nei confronti di Israele ha messo in pericolo l’esistenza stessa dello Stato ebraico». Secondo alcuni l’idea iniziale del circolo era quella di accogliere Obama offrendogli un’iscrizione gratuita (avrebbe pagato i 10 mila l’anno ma non gli 80 mila) e il manager del club, l’italoamericano Brian Pizzimenti, gli aveva già dato il benvenuto.

Poi la tempesta, con alcuni soci decisi ad opporsi a quella che hanno denunciato come una violazione delle norme che regolano l’ammissione al Woodmont Country Club. Per anni il rapporto Obama-Netanyahu è stato pessimo, ma il caso che ha infiammato la polemica è quello scoppiato il mese scorso, quando gli Usa non hanno posto il veto, nel Consiglio di Sicurezza, alla condanna di Israele per gli insediamenti nei territori che dovrebbero costituire il futuro Stato palestinese. Troppo, la discriminazione contro Obama, per il sindaco della Contea di Montgomery, Jeffrey Slavin, che si è dimesso dal country club denunciando: «Non posso più far parte di una comunità che accetta l’intolleranza, dimentica la storia, nega un diritto essenziale come il freedom of speech e manca di rispetto al primo presidente nero della storia americana».

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lettere@corriere.it

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