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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.01.2017 Netanyahu e i media di opposizione: illazioni e voci infondate
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 gennaio 2017
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Patto con il giornale d'opposizione? L'audio che mette nei guai Netanyahu»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/01/2017, a pag. 15, con il titolo "Patto con il giornale d'opposizione? L'audio che mette nei guai Netanyahu", il commento di Davide Frattini.

L'articolo di Frattini si basa su illazioni vaghe. Vedremo se saranno confermate oppure, come è più probabile, lasciate cadere. Nel frattempo, ogni occasione è buona per mettere in difficoltà Netanyahu e il governo di Israele. E poi i gossip politico-giornalistici sono intriganti, meglio se cadono nel pettegolezzo vero e proprio

Ecco l'articolo:

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Davide Frattini

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Yedioth Aharonoth

Gerusalemme Le guardie della prigione di Ma’asiyahu ricordano ancora quando il vecchio Noah Mozes, in visita con altri direttori di giornali, lasciò il gruppo per sedersi con un sorriso sulla panchina della mensa dove aveva passato qualche mese, pranzi e cene. In carcere era finito per aver permesso al figlio Arnon (detto Noni) di guidare l’auto di famiglia ancora minorenne causando un incidente mortale. I Mozes possiedono un impero editoriale fin dagli anni Trenta e dalla fondazione di Yedioth Ahronoth , per decenni il giornale più venduto di Israele e da almeno un paio il più odiato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Che non dimentica il sostegno dato a Shimon Peres nelle elezioni del 1996: Peres perse per l’1 per cento dei voti e Yedioth vinse un nuovo nemico.

Alla guerra tra il politico più resistente del Paese e il mogul dei media è stato anche dedicato il saggio «Bibi contro Noni» — i nomignoli non addolciscono lo scontro — scritto dal professor Doron Navot dell’università di Haifa. Tutto sano, tutto democratico. Se non fosse che in questi giorni è emersa una registrazione del 2014 in cui il Secondo e il Quarto potere cercavano di mettersi d’accordo, di firmare un armistizio che garantisse a entrambi la permanenza più lunga possibile al vertice. Di Netanyahu come capo del governo (è in corsa per battere il record di David Ben-Gurion, padre fondatore della patria); di Noni Mozes, che ha ereditato il colosso, come leader della stampa e dell’informazione via Internet.

In sostanza il primo ministro ha offerto al magnate di ridimensionare il principale concorrente — quell’ Israel Hayom lanciato sul mercato proprio per sostenere Netanyahu — in cambio di articoli e editoriali più favorevoli da pubblicare su Yedioth . Nel 2007 il miliardario ebreo americano Sheldon Adelson ha riversato i dollari guadagnati con i casinò a Las Vegas in un quotidiano da distribuire gratis per le strade di Israele. Da allora Israel Hayom ha insediato (e superato) il primato di Yedioth come giornale più letto e gli avversari di Netanyahu lo hanno paragonato al suo foglio di propaganda privato. Gli avversari e gli alleati: Avigdor Liberman, ministro della Difesa e immigrato dall’ex Unione Sovietica, lo chiama «la Pravda»; Naftali Bennet, ministro dell’Educazione, lo definisce «portavoce di una sola persona».

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Israel Hayom

Il nastro con il colloquio segreto, diffuso dal telegiornale del Canale 2, sarebbe stato recuperato durante una perquisizione in casa di Ari Harow, già consigliere del premier e indagato in un’inchiesta per reati finanziari. Era stato il suo capo a chiedergli di registrare la conversazione che adesso potrebbe portarlo alle dimissioni, anche se la stretta di mano con il proprietario di Yedioth non avrebbe portato a cambiamenti nella linea del giornale. Un anno dopo la chiacchierata sotto accusa il primo ministro attaccava il quotidiano per «aver orchestrato una ridicola campagna di diffamazione contro di me». Anche Netanyahu è stato interrogato due volte una settimana fa in un’altra indagine per un possibile caso di corruzione: avrebbe ricevuto regali non dichiarati da uomini d’affari, comprese consegne frequenti di costosi sigari accompagnati da bottiglie di champagne rosé. I suoi avvocati sostengono che non siano stati commessi reati e per ora le due inchieste sono separate.

«I media sono la sua preoccupazione più grande — scrive il quotidiano liberal Haaretz — dagli sforzi per riscrivere la verità sul ruolo del fratello Yoni nelle operazioni delle forze speciali alle apparizioni sulle televisioni americane quand’era ambasciatore alle Nazioni Unite, dall’ossessione con cui verifica chi e come ha parlato di lui alle grinfie che vuole piazzare su Facebook o Twitter». Un’ossessione condivisa in famiglia, la moglie Sarah considera Noni Mozes il capo della cospirazione e Yair Lapid uno dei suoi consociati fin da quando scriveva per Yedioth e ancora di più con la decisione di entrare in politica tre anni fa. Proprio Lapid viene dato in testa nel sondaggio pubblicato ieri dal quotidiano Maariv : 27 seggi contro i 22 del Likud di Netanyahu, che sta già subendo l’effetto scandali.

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