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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.01.2017 Michel Onfray fa discutere i francesi, un modo per risvegliare le coscienze
Commento di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 gennaio 2017
Pagina: 31
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Onfray: La nostra civiltà muore. Ora affondi con eleganza»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/01/2017, a pag.31, con il titolo " Onfray: La nostra civiltà muore. Ora affondi con eleganza ", il commento di Stefano Montefiori.

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Michel Onfray                                       La copertina

Non entriamo in merito al severo giudizio di Stefano Montefiori su Michel Onfray e il suo ultimo libro (è in corso la traduzione italiana). D'accordo o no sulla decretata fine dell'Occidente che prevede, un merito Onfray ce l'ha, il successo dei suoi libri lo testimonia: costringe i suoi connazionali a discutere. Ci sono in Italia intellettuali paragonabili? Purtroppo la risposta non è ardua, è no.

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Stefano Montefiori

 Aveva ragione Samuel Huntington, dice in sostanza Michel Onfray lungo le oltre 600 pagine del nuovo volume Décadence che esce in questi in giorni in Francia per Flammarion (in Italia sarà pubblicato da Ponte alle Grazie). Non solo lo scontro di civiltà esiste, ma sappiamo anche chi ha vinto, e non siamo noi. «Il Dio del Vaticano è morto sotto i colpi del Dio della Mecca», scrive il filosofo francese in uno dei passaggi di maggiore effetto. Il sottotitolo Da Gesù all’11 settembre, vita e morte dell’Occidente annuncia in copertina la tesi centrale del libro: «La civiltà giudaico-cristiana — scrive Onfray — ha regnato durante quasi due millenni. Una durata onorevole per una civiltà. Quella che ne prenderà il posto sarà a sua volta rimpiazzata, è solo una questione di tempo. La barca cola a picco: non ci resta che affondare con eleganza». Per eleganza Onfray intende non agitarsi tentando di salire su un’inesistente scialuppa di salvataggio: il destino è segnato, ci resta solo prenderne atto e osservare gli eventi con lucidità. Il prolifico pensatore di Caen è una personalità molto discussa in Francia: suscitano polemiche le sue tirate da sinistra contro il pensiero unico neo-liberale che a suo dire avrebbe svuotato la democrazia e fanno scalpore le accuse al presidente Hollande di essersi andato a cercare la rappresaglia degli attentati terroristici intraprendendo azioni militari, dalla Siria al Mali, alle quali la Francia non era tenuta. Onfray poi detesta certe mollezze della società contemporanea simboleggiate, una volta per tutte, dalla moda parigina degli adulti in monopattino. Per questo è stato bollato come neo-reazionario ma lui spiega di non esserlo: non si definisce né pessimista né ottimista, non rimpiange il passato né ha fiducia nel progresso. In Décadence comunque l’anima anti-moderna di Onfray è molto presente, per esempio quando scrive che «la civiltà del rock e dei fumetti, del cinema e della televisione, della pillola e del divorzio avanza triturando tutto al suo passaggio. Il Vaticano II non può farci niente, anzi sembra che il Concilio abbia peggiorato la malattia della quale voleva essere un rimedio, facendo di Dio un compagno a cui dare del tu». «Nessuno è disposto a morire per un iPhone», sostiene poi Onfray evocando il nichilismo occidentale, contrapposto al fervore del miliardo e passa di musulmani secondo lui pronti al sacrificio personale in nome di Allah. Come sempre Onfray ha scritto un libro appassionante, anche se tralascia fatti non proprio secondari. Per esempio: l’Isis attacca anche chi non è impegnato in Siria, come la Germania; poi, i musulmani che amano la morte più di quanto noi amiamo la vita sono solo i terroristi, e le due categorie si sovrappongono ma per fortuna non coincidono; infine, nessun occidentale nichilista è disposto a morire per un iPhone ma durante gli attentati non pochi parigini hanno perso la vita o sono rimasti feriti per salvare chi avevano accanto, nonostante la décadence.Aveva ragione Samuel Huntington, dice in sostanza Michel Onfray lungo le oltre 600 pagine del nuovo volume Décadence che esce in questi in giorni in Francia per Flammarion (in Italia sarà pubblicato da Ponte alle Grazie). Non solo lo scontro di civiltà esiste, ma sappiamo anche chi ha vinto, e non siamo noi. «Il Dio del Vaticano è morto sotto i colpi del Dio della Mecca», scrive il filosofo francese in uno dei passaggi di maggiore effetto. Il sottotitolo Da Gesù all’11 settembre, vita e morte dell’Occidente annuncia in copertina la tesi centrale del libro: «La civiltà giudaico-cristiana — scrive Onfray — ha regnato durante quasi due millenni. Una durata onorevole per una civiltà. Quella che ne prenderà il posto sarà a sua volta rimpiazzata, è solo una questione di tempo. La barca cola a picco: non ci resta che affondare con eleganza». Per eleganza Onfray intende non agitarsi tentando di salire su un’inesistente scialuppa di salvataggio: il destino è segnato, ci resta solo prenderne atto e osservare gli eventi con lucidità. Il prolifico pensatore di Caen è una personalità molto discussa in Francia: suscitano polemiche le sue tirate da sinistra contro il pensiero unico neo-liberale che a suo dire avrebbe svuotato la democrazia e fanno scalpore le accuse al presidente Hollande di essersi andato a cercare la rappresaglia degli attentati terroristici intraprendendo azioni militari, dalla Siria al Mali, alle quali la Francia non era tenuta. Onfray poi detesta certe mollezze della società contemporanea simboleggiate, una volta per tutte, dalla moda parigina degli adulti in monopattino. Per questo è stato bollato come neo-reazionario ma lui spiega di non esserlo: non si definisce né pessimista né ottimista, non rimpiange il passato né ha fiducia nel progresso. In Décadence comunque l’anima anti-moderna di Onfray è molto presente, per esempio quando scrive che «la civiltà del rock e dei fumetti, del cinema e della televisione, della pillola e del divorzio (...) avanza triturando tutto al suo passaggio. Il Vaticano II non può farci niente, anzi sembra che il Concilio abbia peggiorato la malattia della quale voleva essere un rimedio, facendo di Dio un compagno a cui dare del tu». «Nessuno è disposto a morire per un iPhone», sostiene poi Onfray evocando il nichilismo occidentale, contrapposto al fervore del miliardo e passa di musulmani secondo lui pronti al sacrificio personale in nome di Allah. Come sempre Onfray ha scritto un libro appassionante, anche se tralascia fatti non proprio secondari. Per esempio: l’Isis attacca anche chi non è impegnato in Siria, come la Germania; poi, i musulmani che amano la morte più di quanto noi amiamo la vita sono solo i terroristi, e le due categorie si sovrappongono ma per fortuna non coincidono; infine, nessun occidentale nichilista è disposto a morire per un iPhone ma durante gli attentati non pochi parigini hanno perso la vita o sono rimasti feriti per salvare chi avevano accanto, nonostante la décadence.

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