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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.10.2016 Karl Lueger l'antisemita: 'Ma aveva amici ebrei'
La vecchia scusa è l'argomento di Sergio Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 ottobre 2016
Pagina: 53
Autore: Sergio Romano
Titolo: «L'antisemita Hitler, un odio nato a Vienna»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/10/2016, a pag. 53, con il titolo "L'antisemita Hitler, un odio nato a Vienna", la lettera di un lettore e la risposta di Sergio Romano.

Sostenere di un antisemita che "ha molti amici ebrei" è la più vecchia delle giustificazioni - peraltro, è tutto da dimostrare che queste amicizie non siano immaginarie. E' l'argomento usato da Sergio Romano a difesa del sindaco di Vienna Karl Lueger, in realtà un feroce antisemita, fonte di ispirazione per lo stesso Hitler come riconosce perfino Romano.

Ecco l'articolo:

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Sergio Romano

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Karl Lueger                    Adolf Hitler

Leggendo la biografia di Himmler di R. D. Breitman, ho trovato più volte affermato che Hitler considerava gli ebrei responsabili della sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale. L’autore però non spiega come, secondo Hitler, questo sarebbe avvenuto. Può farlo lei?

Antonio D’Isanto
Pozzuoli (Na)

Caro D’Isanto,
È probabile che il giovane Hitler, quando si installò a Vienna nel 1907 per iscriversi a un’Accademia di belle arti che non lo avrebbe mai accolto fra i suoi studenti, avesse già tutti i pregiudizi antiebraici della provincia austriaca da cui proveniva. Nella parte autobiografica del Mein Kampf («La mia battaglia»), il voluminoso libro scritto fra il 1925 e il 1927, Hitler disse che il suo giudizio sugli ebrei si era formato a Vienna e che la scintilla era scoccata quando i suoi occhi, mentre camminava in una via centrale della capitale austriaca, erano caduti su un uomo avvolto in un caffettano nero, la testa coperta da riccioli altrettanto neri. Era certamente un ost-jud , un ebreo dell’est, come venivano chiamati gli ebrei che da qualche decennio arrivavano a Vienna dalla Galizia, dalla Bucovina e da altre aree ucraine dell’Impero asburgico. Morbosamente affascinato da quella apparizione, Hitler si chiese come l’uomo del caffettano potesse essere tedesco e cominciò da allora a leggere voracemente i numerosi opuscoli antisemiti che circolavano nella città.

In altri punti del Mein Kampf riconobbe che il suo antisemitismo doveva molto all'influenza di Karl Lueger, sindaco di Vienna. Nelle sue funzioni di primo cittadino della capitale e di fondatore del partito cristiano-sociale, Lueger era stato il creatore della nuova Vienna, una città imperiale circondata da un grande anello urbano, ricca di parchi e giardini, elegante e moderna. Lueger era certamente antisemita e riconosceva pubblicamente la sua simpatia per le correnti giudeofobe del Paese (la Francia) che era teatro in quegli anni del caso Dreyfus. Ma tra Lueger e Hitler corre una fondamentale differenza. Il sindaco aveva molti amici nella società ebraica, non fu responsabile di una legislazione razzista e il suo antisemitismo era soprattutto elettorale.

Hitler invece credeva nell’esistenza di un complotto ebraico per la conquista del mondo e vedeva la mano dell’ebraismo in tutte le circostanze in cui alla Germania non era stato consentito di realizzare i suoi obiettivi politici. Non credeva al patriottismo degli ebrei tedeschi durante la Prima guerra mondiale. Nonostante l’alto numero delle croci di guerra attribuite a soldati e ufficiali ebrei, era convinto che anche dietro quegli atti di coraggio vi fosse calcolo, doppiezza e Dio sa quale piano occulto per minare alle fondamenta il primato della razza ariana. In un passaggio del libro giunse perfino a sostenere che gli ebrei tedeschi si erano spinti sino ad attizzare il fuoco della discordia tra cattolici e luterani.

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lettere@corriere.it

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