venerdi 19 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.06.2016 Che cosa significa 'nazionalismo' oggi
Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 giugno 2016
Pagina: 51
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «L'uso banale e improprio del 'nazionalismo'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/06/2016, a pag. 51, con il titolo "L'uso banale e improprio del 'nazionalismo' ", il commento di Pierluigi Battista.

Immagine correlata
Pierluigi Battista

Immagine correlata
Winston Churchill

Sui giornali si parla diffusamente dell’assassino della deputata laburista pro Europa come di un simpatizzante «nazionalista». Ancora una volta un vocabolo carico di storia viene triturato e banalizzato, trasformato in insulto, in peccato morale, in qualcosa di intrinsecamente riprovevole. «Nazionalismo»: cioè? Un esorcismo, non una spiegazione. Una formula magica, non una parola che designi qualcosa. Forse con nazionalista si vuole deplorare una fanatizzazione omicida del patriottismo che arriva fino al punto di annientare, in Gran Bretagna, chi è contrario all’isolamento eurofobico. Ma esistono tanti nazionalismi e tanti nazionalisti.

C’è quello aggressivo, veicolo di sopraffazione e di oppressione, di Adolf Hilter, ma c’è anche quello della Gran Bretagna di Churchill lasciata sola a combattere contro il nazismo e a stringersi in una battaglia commovente come le parole pronunciate e riprese in un film straordinario come «Il discorso del Re». C’è il nazionalismo staliniano di Stalin nell’esaltazione della «Grande Guerra Patriottica» e c’è il mito delle Nazioni romantiche in armi contro tiranni e invasori. Oggi «nazionalista» diventa un termine elastico, onnicomprensivo, deprecatorio. Questa deformazione semantica è frequente in questo miscuglio di super-semplificazione giornalistica e manicheismo ideologico. Un caso classico è la distorsione del «populismo», anch’esso con una lunga storia alle spalle, ma che si è trasformato in un’invettiva lanciata da chi si sente sotto assedio di qualcosa di incomprensibile e inquietante.

Resiste l’uso improprio e puerilmente predicatorio di termini adoperati come parole spaventapasseri, «fascista» e «comunista». Mentre ha perso molto del suo significato, a causa dell’abuso sistematico del termine «razzista», termine con cui si è addirittura tentato di infilzare Saul Bellow e Ian McEwan, e che oggi viene sostituito di tanto in tanto col meno stropicciato «suprematista» (bianco, va da sé). Cresce il termine intimidatorio «islamofobia», mentre un tabù e soprattutto una buona dose di paura vietano l’uso di termini come «islamico» e «islamista» di fronte a prove di terrorismo a sfondo fondamentalista e fanaticamente religioso come quella di Orlando. Ora è il turno di «nazionalista». Gli Stati-Nazione su cui si è incardinata la storia europea di questi ultimi secoli non possono stare tranquilli.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT