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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.05.2016 Quando Sergio Romano non conosce la storia del Medio Oriente
Fra Israele e Arabia Saudita non c'è mai stata nessuna guerra in vista

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 maggio 2016
Pagina: 49
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Timidi segnali di pace fra israeliani e sauditi»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/05/2016, a pag. 49, con il titolo " Timidi segnali di pace fra israeliani e sauditi " la ripsota di Sergio Romano a un lettore.

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Sergio Romano

Sergio Romano confonde spesso il proprio passato di diplomatico con la successiva professione di storico, intervenendo da 'esperto' a tutti i livelli. In questo caso, rispondendo a un lettore, già di per sè disinformato - definisce i palestinesi in 'cattività'- descrive l'Arabia Saudita in modo estremamente superficiale. Attribuisce al calo del prezzo del petrolio l'impossibilità da parte dell'Arabia Saudita di operare la desalinizzazione del'acqua marina, perchè dovrebbe investirvi enormi quantità di... petrolio, riducendone quindi le vendite sul mercato estero. Forse Romano ignora che Israele ha risolto il problema della desalinizzazione dell'acqua marina pur non avendo a disposizione neanche una goccia di petrolio! In quanto ai segnali di pace, ricordiamo all'illustre storico che l'Arabia Saudita ha ben altre preoccupazioni a cui pensare, per cui i 'segnali di pace' a cui allude ci paiono del tutto fuori luogo. Occorre una ripassata  della storia del Medio Oriente.

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Soreq, impianto di desalinizzazione in Israele

Ecco lettera e risposta:

Il premier egiziano al Sisi ha inviato un messaggio di pace all'omologo israeliano Bibi Netanyahu prendendolo di sorpresa. E vero che la cattività palestinese rappresenta un serio problema per tutto il mondo, in specie quello islamico ed è possibile che la mossa di al Sisi tenda a neutralizzare l'invadenza sciita fra i palestinesi, essenzialmente sunniti,che riceverebbero aiuti dall'Iran. Dietro la mossa potrebbe esserci la lunga mano dei sauditi che temono la strumentalizzazione dei palestinesi da parte dell'Iran, che finanzia la rivolta nel Sinai al confine con Gaza. Fra i due Paesi esistono «pourparler»?

Nerio Fornasier fornasier.nerio@yahoo.fr

 Caro Fornasier,
 Ie sue supposizioni sarebbero confermate da uno scambio di battute, generiche ma apparentemente amichevoli, fra Turi Al Faisal, ex capo della Intellii gence saudita, e Yaakov Amidror, un ex generale israeliano che è stato consigliere per la sicurezza del primo ministro Benjamin Netanyahu. Lo scambio, segnalato da Maurizio Molinari su La Stampa del i5 maggio, ha avuto luogo durante un pubblico incontro al Washington Institute sulla situazione del Medio Oriente. Alcuni osservatori, fra cui Molinari, pensano che i due vecchi avversari abbiano scoperto di avere interessi comuni. Hanno uno stesso nemico: l'Iran sciita degli ayatollah. Sono entrambi preoccupati dall'accordo sul programma nucleare di Teheran sottoscritto, insieme alla Germania, dai cinque membri del Consiglio di sicurezza. Guardano entrambi con diffidenza ad alcune tendenze della politica di Barack Obama nella re-Aggiungo, caro Fornasier, che l'Arabia Saudita, dopo decenni di ostentata spensieratezza, sembra avere improvvisamente scoperto di essere socialmente ed economicamente vulnerabile. In Oil, una rivista pubblicata dall'Eni, un analista, Paul Sullivan, ricorda che il Paese dipende dal petrolio per il 7o-80% delle sue entrate e che la caduta del prezzo del barile sui mercati internazionali ha drasticamente diminuito le sue disponibilità finanziarie. Terminata la fase del benessere diffuso e garantito, il Paese sa oggi di essere afflitto da molte carenze e debolezze. La desalinizzazione dell'acqua marina (da cui dipende la sua agricoltura) consuma enormi quantità di petrolio che vengono sottratte allesportazione. Ha un alto tasso di disoccupazione giovanile e, allo stesso tempo, un numero elevato di immigrati assunti per lavori servili e manuali. E circondata da conflitti, in cui è coinvolto direttamente o indirettamente, e ha un enorme bilancio militare. Qualsiasi cosa accada al prezzo del petrolio nei prossimi anni, l'esistenza di una nuova fonte energetica (il gas proveniente da rocce scistose) renderà le sue risorse petrolifere meno preziose e indispensabili. Il passaggio di generazione (il nuovo re, al trono dal 2015, ha ?9 anni, ma ha già designato i suoi successori) sembra avere avuto effetti positivi. Esiste una dirigenza che è consapevole dei limiti della ricchezza saudita ed è meno incline a pensare che il principale compito dello Stato sia quello di assicurare il benessere dei 5000 cugini di cui si compone la famiglia reale. Non è sorprendente, in questo quadro, che la lasse dirigente saudita stia rivedendo il carnet degli amici e dei nemici chiedendosi se non sia utile fare qualche correzione

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