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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.02.2016 Sottomessi all'islam: la nostra civiltà è defunta
Stefano Montefiori intervista Michel Onfray

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 febbraio 2016
Pagina: 34
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «La nostra civiltà è defunta»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/02/2016, a pag. 34, con il titolo "La nostra civiltà è defunta", l'intervista di Stefano Montefiori a Michel Onfray.

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Stefano Montefiori

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Michel Onfray

Oggi si apre il Carnevale di Colonia, con la giornata della donna che sarà l’occasione per ricordare le aggressioni sessuali di massa del 31 dicembre. Qual è stata la sua reazione a quei fatti? «Trovo inaudito che la nostra élite giornalistica e mondana, intellettuale e parigina, così pronta a dare del sessista a chiunque rifiuti di scrivere professeure o auteure al femminile (in francese professore e autore non si declinavano, ndr ), non abbia niente da dire sulla violenza a centinaia di donne a opera di orde di emigrati o immigrati, come non si dice più, perché il politicamente corretto impone migranti . La stessa élite — così pronta a trovare dell’antisemitismo ovunque, me compreso quando scrivo un libro contro Freud che vuole lavorare con i nazisti per salvare la psicoanalisi sotto il Terzo Reich — non ha niente da ridire neppure sulle dichiarazioni antisemite, quando vengono da musulmani integralisti. La Francia ha rinunciato all’intelligenza e alla ragione, alla lucidità e allo spirito critico. Michel Houellebecq ha ragione: viviamo già sotto il regime della sottomissione».

Sulla questione del terrorismo islamista, lei indica come responsabili «decenni di bombardamenti occidentali» da un lato, ma dall’altro spiega che un atteggiamento bellicoso e totalitario dell’Islam è ben presente nel Corano. Non c’è una contraddizione? Di chi è la colpa maggiore? «I due aspetti non si escludono: a partire dalla prima guerra del Golfo l’Occidente ha ucciso quattro milioni di musulmani (secondo un rapporto pubblicato da Physicians for Social Responsability, ndr ) e il Corano invita alla guerra contro gli infedeli. Questa miscela esplosiva produce la situazione nella quale ci troviamo. Ricordo che all’epoca in cui gli Stati Uniti lavoravano con Bin Laden contro i sovietici in Afghanistan il terrorismo islamico non era di attualità sul pianeta».

Ma perché prende la prima guerra del Golfo nel 1991 come punto di partenza? Se la «guerra di civiltà» esiste, come lei dice nel suo libro, non risale allora a più indietro nel tempo? «Sì, certamente, esiste dall’Ègira (l’inizio dell’era musulmana, ndr ) e lo mostro in un libro molto voluminoso al quale sto lavorando adesso e che si chiamerà Decadenza . Le crociate, la caduta di Costantinopoli, la battaglia di Lepanto, la collaborazione del gran muftì di Gerusalemme con i nazisti, la fatwa contro lo scrittore Salman Rushdie fanno parte di questa storia tormentata che dura ancora. Questa cattiva conoscenza delle relazioni tra le due civiltà diffusa tra i nostri governanti, sommata alla loro imprudenza, alla loro incapacità, spiega lo stato attuale delle cose. L’Islam politico è una bomba con la quale l’Occidente gioca da sempre».

Secondo la sua analisi, nel Corano si trovano passi che giustificano ugualmente un Islam di pace e uno di guerra. È ragionevole sperare in una vittoria dell’Islam di pace? E che cosa potrebbe fare l’Occidente per favorirla? «Si può fare la pace solo volendola e solo con i nostri nemici. Il pacifismo si basa sul cervello e l’intelligenza, la ragione e il dialogo, la cultura e la civiltà; la guerra, invece, punta sugli istinti e le passioni, la vendetta e l’odio, la barbarie e la disumanità. La Francia è stata la patria dei diritti dell’uomo, ma non lo è più, la Francia è stata la patria della pace perpetua con l’abate di Saint-Pierre (al quale si ispira Kant), ma non lo è più, la Francia è stata la patria del pacifismo con Jaurès, ma non lo è più. Questa stessa Francia potrebbe prendere una grande iniziativa diplomatica e promuovere una conferenza mondiale per la pace. Ma non ci credo. François Hollande non ha alcun carisma internazionale e la sua sola prospettiva è l’essere rieletto. E succede che il testosterone del comandante in capo sia purtroppo un argomento elettorale».

Lei scrive che l’Islam in questo momento non ha interesse a essere pacifico, perché è in condizioni di vincere e di dominare. Davvero considera la civiltà occidentale così priva di forze, e quella musulmana così dilagante in Europa? «Sì, la nostra civiltà giudaico-cristiana è sfinita, morta. Dopo duemila anni di esistenza, si compiace nel nichilismo e nella distruzione, nella pulsione di morte e nell’odio di sé, non crea più niente e vive solo di risentimento e rancore. L’Islam manifesta quel che Nietzsche chiama “una grande salute”: dispone di giovani soldati pronti a morire per esso. Quale occidentale è pronto a morire per i valori della nostra civiltà: il supermercato e l’e-commerce, il consumismo triviale e il narcisismo egotista, l’edonismo volgare e il monopattino per adulti?».

Lei suggerisce di negoziare con lo Stato Islamico, che però dice di lavorare per l’apocalisse, e la battaglia finale tra musulmani e «miscredenti» a Dabiq. Non le pare che i jihadisti agiscano secondo una logica diversa rispetto alla nostra razionalità occidentale? «La Francia non trova indegno negoziare con dei Paesi che sostengono questo terrorismo quando si tratta di fare del commercio e di vendere degli aerei da combattimento: Arabia Saudita, Qatar, Turchia... I jihadisti sono dei soldati che ubbidiscono al loro califfo che è un capo di guerra e un capo di Stato. La diplomazia non saprebbe funzionare che con degli Stati amici, moralmente impeccabili e sconosciuti ad Amnesty International. Invece bisogna cenare in compagnia del diavolo con un lungo cucchiaio (per tenerlo a distanza, secondo il proverbio, ndr )».

Si definisce sempre di sinistra, ma sul terrorismo e numerosi altri temi le sue opinioni sono opposte alla linea politica della sinistra di governo. Sarebbe pronto a presentarsi alle elezioni del 2017? «La sinistra liberista, che è al potere in Francia dal 1983, è molto liberista e per niente di sinistra ormai. Dal canto mio, io sono rimasto di sinistra e anti-liberista. Questa sinistra che sopprime le 35 ore, manda dei sindacalisti in prigione, legittima l’affitto degli uteri delle donne povere per le donne ricche, fa della scuola il luogo dove solo i figli dei borghesi se la cavano, dà i pieni poteri al denaro nella sanità e nella cultura, nei trasporti e nei media, nella polizia e nella difesa, questa sinistra dicevo non è di sinistra. Adesso si mette persino a mettere in pratica le idee del Front National sullo stato di emergenza e la revoca della nazionalità, e della destra sulla guerra imperialista! Quanto a presentarmi alle presidenziali, è impossibile: sono un uomo solo e senza partito, senza soldi e senza rete di alleanze. Ma, peggio, sono un uomo di etica e di convinzioni, cosa che è in contrasto con l’esercizio di una campagna presidenziale dove la menzogna e la demagogia dettano legge».

Perché ha deciso di pubblicare «Pensare l’Islam» in Francia solo in un secondo momento? E dopo l’uscita del libro oggi in Italia, pensa di tornare ad apparire nei media francesi? «La data di pubblicazione originaria coincideva con la data di commemorazione degli attentati di gennaio 2015 a “Charlie Hebdo” e al supermercato ebraico, e in Francia ormai c’è posto solo per il compassionevole, che è agli antipodi del filosofico. Deporre peluche ai piedi della statua in place de la République è la sola manifestazione di intelligenza autorizzata dal potere di Stato sostenuto dal potere mediatico. Riprenderò la parola in Francia, sì, certamente, a marzo con la pubblicazione di Pensare l’Islam e del libro politico Lo specchietto per le allodole . E poi sto creando il mio media indipendente per risparmiarmi la stupidità mediatica francese». La versione integrale dell’intervista è disponibile su Corriere.it

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