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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.02.2016 Oggi è la 'Giornata mondiale del velo': un rito ipocrita di oppressione
Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 febbraio 2016
Pagina: 33
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «L'oppressione delle donne nascoste da un velo»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/02/2016, a pag. 33, con il titolo "L'oppressione delle donne nascoste da un velo", il commento di Pierluigi Battista.

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Pierluigi Battista

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Speriamo che oggi fallisca il «World Hijab Day», la giornata mondiale del velo islamico, una delle manifestazioni più spudorate di manipolazione culturale. Nel gergo volgare: il classico rovesciamento della frittata. Dicono di rivendicare il diritto delle donne ad indossare il velo islamico senza persecuzioni e discriminazioni. Solo che nel mondo non ci sono casi di persecuzione di donne cui viene impedito di portare il velo, ma molti casi di donne perseguitate, talvolta percosse perché non voglio indossare un simbolo di umiliazione, di subordinazione spietata ai voleri di maschi padroni, maneschi, la cui intolleranza viene giustificata da testi sacri branditi come alibi di un feroce dispotismo sessista. Se qualcuno impedisse con la forza di indossare il velo a donne che liberamente e consapevolmente vogliono farlo, la solidarietà alle donne che oggi manifestano dovrebbe essere incondizionata.

Ma la solidarietà, sinora negata, vergognosamente negata sia dai maschi che dalle femmine, dovrebbe essere rivolta alle donne che per aver voluto vestirsi con abiti «depravati» e «sconci», jeans e camicette, sono state oppresse, massacrate dal branco dei maschi di casa, con la complicità servile di altre donne, madri e sorelle, i nuovi kapò di questa triste storia.    Dovunque è giunto il vento dell’oscurantismo integralista, le città che non conoscono distinzione tra legge dello Stato o dogmatismo religioso si sono riempite di donne coperte, così diverse dalle donne che negli anni Sessanta a Teheran e a Kabul si vestivano con libertà, gonne corte, costumi da bagno, cosmetici, come le loro sorelle di Roma e Parigi, Buenos Aires e Londra, Praga e Barcellona.

Ci sono donne che hanno riscoperto il valore del velo? Lo indossino come credono. Ci sono donne che non vogliono entrare in un sudario e sono costrette a farlo? Dovremmo solidarizzare con loro, non dire scempiaggini sulla diversità multiculturale. Qualche volta, come nella Battaglia di Algeri , i veli delle donne sono state un simbolo di rivolta. Ma basta vedere un film bellissimo e straziante come Mustang per capire che inferno sia la vita quotidiana di cinque ragazze turche che sognano la libertà. In un libro appena uscito, Come il velo è diventato musulmano (Raffaello Cortina), Bruno Nassim Aboudrar scrive che a fine Ottocento Hubertine Auclert rimase sconvolta ad Algeri nel vedere le donne nascoste dai veli, vere «statue di sofferenza». Statue inscatolate. Ricorda qualcosa?

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