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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.08.2015 Libia: una guerra tra barbari, difficile capire chi è il nemico
Commento di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 agosto 2015
Pagina: 6
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Il peso delle tribù»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/08/2015, a pag.6, con il titolo "Il peso delle tribù", il commento di Lorenzo Cremonesi sulla situazione in Libia.


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Lorenzo Cremonesi


Anche lo Stato Islamico è costretto a fare i conti con le divisioni anarchiche della Libia tribale. Quello che ai suoi occhi poteva essere un punto di forza si sta rivelando un ostacolo. I volontari stranieri del Califfato, confortati dalle recenti vittorie negli «Stati falliti» in Siria ed Iraq, arrivando una decina di mesi fa nell'ex Jamahiriya di Gheddafi devastata dalla guerra civile erano convinti di poterne approfittare per imporre rapidamente il loro monopolio. Ma dalla scorsa primavera si trovano di fronte un'opposizione crescente. Le milizie libiche possono condividere l'odio antioccidentale e persino le crudeltà inaudite, tuttavia è soprattutto lo stile accentratore del Califfato che non sopportano. Per quattro decenni Gheddafi ha governato coltivando con maestria le autonomie e i localismi interni. Difficile che popolazioni tanto fiere delle loro indipendenze accettino adesso il rigido islamismo dettato con stile leninista dai luogotenenti di Abu Bakr al Baghdadi. Così la rivolta armata è cominciata a Derna, la prima roccaforte di Isis nel cuore delle «montagne verdi» della Cirenaica e covo tradizionale dei fondamentalisti salafiti. «L'Iris era convinto di poter imporre la sua interpretazione estremista e violenta della legge islamica. Ma la popolazione, guidata dai qaedisti e dalle tribù locali, si è opposta. A giugno i suoi militanti sono stati scacciati da Derna. Si sono allora concentrati su Bengasi, dove però le tribù maggiori, assieme ai militari del generale Khalifa Haftar, legato al governo di Tobruk, li stanno corn-battendo. Adesso mirano a Sirte. Ma anche qui la situazione per loro resta complicata», spiega per telefono da Tripoli il commentatore Issam Zubeir. Proprio a Sirte, ex capitale dei fedelissimi di Gheddafi, si consumano da una settimana le battaglie più cruente. Fonti locali parlano di un'ottantina di morti da giovedì scorso. Sui siti libici sono diffuse le immagini di una dozzina di decapitazioni da parte dell'Isis. Almeno quattro dei loro oppositori sono stati crocifissi sulla pubblica piazza. Segno che le sorti dello scontro restano incerte. Tanti dei circa 3.000 combattenti di Isis (la grande maggioranza giovani volontari arrivati per lo più da Tunisia, Siria, Yemen e Algeria) sono dislocati tra la cittadina di Nofiliya e i quartieri orientali di Sirte. L'Isis mira ad uccidere gli imam, i predicatori nelle moschee, i leader religiosi. I corn-battimenti più importanti si consumano a Qurdabia, noto come «quartiere numero tre» sul lungomare. L'Isis resta ben trincerato anche nei palazzoni dello Ouagadougou, l'enorme complesso del Centro Conferenze che nei sogni di Gheddafi doveva cementare l'alleanza tra la sua Libia e l'Africa sub-sahariana. Nucleo forte dei combattenti locali anti Isis sono invece milizie legate alle tribù degli Al Furjani (circa 600.000 persone) e degli Al Mahdani (300.000). Sono tribù però sparse sul territorio. Molti di loro risiedono a Tarhouna, nel deserto e sulla alture a sud di Tripoli. A Derma si sono coalizzati in una «Shura (consiglio) delle brigate» dominate dai salafiti, puristi del Corano apertamente contrari allo stile di Al Baghdadi. Non è chiaro quale sia però l'atteggiamento delle tribù legate al clan Gheddafi, come i Warfalla e i Bani Walid. Pare che un numero cospicuo possa propendere a favore di Isis, ma solo per vendicarsi contro le brigate di Zintan e Misurata (a loro volta oggi avversarie), che quattro anni fa furono determinanti per rovesciare la dittatura. Misurata è probabilmente una delle realtà più forti del Paese. I suoi leader sono tra i pochi ad essere stati scelti dalle elezioni municipali e anche grazie a questa legittimità si impongono sul governo islamico di Tripoli. Due mesi fa inviarono a Sirte due milizie, la 163 e la 166 , per fermare Isis. La prima si è ritirata, la seconda combatte ancora sul posto. L'Isis sta intanto cercando di rafforzare la sua alleanza con Ansar al Sharia, la milizia islamica radicale originaria dell'Est del Paese, che però negli ultimi tempi si è allungata alla zona di Sabratha, non lontano dal confine con la Tunisia. Una presenza che inquieta sia il governo di Tripoli che la milizia di Zintan. E una presenza che potrebbe far correre rischi anche ai quattro tecnici Italiani della Bonatti rapiti presso il terminale di Mellitah lo scorso 20 luglio.

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