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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.04.2015 David Grossman ripensa al figlio Uri in un cartoon nel Giorno del ricordo dei caduti delle guerre e del terrorismo
Commento di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 aprile 2015
Pagina: 21
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «'Uri, il mio cowboy': Grossman ricorda il figlio in un cartoon»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/04/2015, a pag. 21, con il titolo " 'Uri, il mio cowboy': Grossman ricorda il figlio in un cartoon", il commento di Francesco Battistini.

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Francesco Battistini, David Grossman

«Uri era un cowboy, non un vecchio cowboy: un cowboy molto meticoloso...» (si vede il disegno d’un bambino biondo che avanza in un duello al sole, tenuto per mano dal papà). «A tre anni, voleva andare ogni mattina all’asilo di Mevasseret Zion equipaggiato di tutti i 23 articoli che servono a un perfetto cowboy, dalla bandana al lazo, dal cappello alla pistola...» (si vede il bambino che salta e gioca e spara). «Poi cambiò sogno e volle diventare pilota...» (si vede il bambino con un aereo). «Ma il sogno si spezzò a cinque anni, quando gli calò la vista e scoprì che non avrebbe potuto pilotare...» (si vede il bambino dall’oculista). «Un giorno suo fratello gli chiese: dove vai?...» (si vede un pipistrello volare nello studio del dottore). «Uri rispose: in un posto dove scopriranno che gli uomini derivano dal pipistrello...».

E per volare, non c’è bisogno degli occhi. Tutto su mio figlio. Nella giornata che in Israele celebra i 23.320 caduti in settant’anni di guerre, David Grossman riapre la sua ferita e propone in una serata a Gerusalemme la memoria di Uri, gli occhiali spessi e i capelli biondicci, il figlio che gli morì a vent’anni in Libano. Non è un ricordo convenzionale: è un cartone animato. S’intitola «Face Memorial Day» (foto sotto), cortometraggio dedicato a Uri e ad altri quattro ragazzi come lui: una vittima del terrorismo, un fante morto l’estate scorsa a Gaza, un marinaio annegato in un sottomarino, un soldato del Sinai 1956.

La parte su Uri ha la voce narrante di Grossman e della sua coscienza spesso dura verso Israele. «Uri — racconta lo scrittore — era un uomo di pace. Ogni volta che s’avvicinava un veicolo da ispezionare, per prima cosa controllava se ci fosse un bimbo. E provava a farlo ridere, per rendere le cose più facili». Lacrime asciutte. Grossman non s’è mai privato della ragione e del sorriso, per far rivivere il figlio. Come nel secondo anniversario della morte: lo scrittore che riunisce parenti e amici al cimitero sul monte Herzl e si mette a leggere gli appunti esilaranti d’una storiella inventata dal suo ragazzo, per ricordarne lo humour. Un po’ in ritardo arriva Ehud Barak, il ministro della Difesa. «Rimase esterrefatto: stavamo ridendo tutti a crepapelle».

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