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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.12.2014 George Orwell, il liberal-socialista nemico del conformismo
Ne parla Sergio Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 dicembre 2014
Pagina: 57
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Storia di George Orwell, scomodo liberal-socialista»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/12/2014, a pag. 57, con il titolo "Storia di George Orwell, scomodo liberal-socialista", la risposta di Sergio Romano alla lettera di Silvia Tozzi.


George Orwell

Con piacevole sorpresa riconosciamo il Sergio Romano precedente alla sua trasformazione in senso anti-israeliano, segnata dal suo libro "Lettera a un amico ebreo".
In questo articolo riconosciamo il Romano eccellente analista d'antan.
Per cui lo salutiamo, memori della vecchia amicizia interrotta dal suo già citato libro "Lettera a un amico ebreo".

Ecco la lettera di Silvia Tozzi e la risposta di Sergio Romano:


Sergio Romano

In risposta ad un lettore che la interrogava sui rapporti dell’intellighenzia europea con l’Urss, lei ha risposto citando personaggi famosi decisamente attratti dalla politica di Stalin come George Bernard Shaw e Lion Feuchtwaenger. Più sfumata e non priva di qualche ambiguità
— lei scrive — la posizione di André Gide, che ha poi scritto uno dei sei saggi de Il dio che è fallito (gli altri sono di Arthur Koestler, Ignazio Silone,
Richard Wright, Louis Fischer, Stephen Spender).
Mi permetto di ricordare che forse più di altri, George Orwell è stato anticipatore, con Arthur Koestler, delle critiche al regime sovietico durante i lunghi anni di sonno dovuto, anche, all’influenza della propaganda del Cominform. Oltre alla Fattoria degli animali , si possono leggere testi meno noti come Inside the Whale (Dentro la Balena). Orwell ha avuto il coraggio di attaccare per tempo la cecità degli intellettuali di sinistra abbacinati dal mito dell’Urss.

Silvia Tozzi
silvia.tozzi@libero.it

Cara signora Tozzi,
Politicamente Orwell appartiene alla famiglia del laburismo britannico, ma con tratti d’indipendenza e spregiudicata franchezza che lo resero spesso sospetto in molti ambienti della sinistra europea. Conosceva le malefatte del comunismo perché le aveva scoperte sul campo combattendo contro i franchisti durante la Guerra civile spagnola. Come raccontò in Omaggio alla Catalogna , pubblicato dopo il ritorno in patria, i comunisti spagnoli, con l’assistenza dei loro consiglieri sovietici, si servivano della guerra civile per eliminare fisicamente anarchici e socialisti. Fu tra i primi a comprendere che la guerra civile non era più soltanto la battaglia dei repubblicani contro la Spagna conservatrice. Era divenuta il terreno in cui i partiti della Terza Internazionale, guidati dall’Unione Sovietica, stavano sperimentando la conquista del potere con la strategia dei fronti popolari. Orwell era un eccellente giornalista, con grande capacità di osservazione e lunghe esperienze internazionali in India, in Birmania, in Francia. Ma era anche narratore, romanziere, saggista, e soprattutto autore di «operette morali» che appartenevano alla grande tradizione inglese della satira politica e sociale all’epoca di Jonathan Swift. Nel 1946 pubblicò La fattoria degli animali , una rappresentazione satirica della formazione dello Stato sovietico; e tre anni dopo dette alle stampe 1984 , una cupa descrizione del modo in cui lo Stato totalitario organizza e domina la vita, le coscienze e i sentimenti dei suoi sudditi. Nei suoi anni giovanili era stato membro di un corpo della polizia imperiale, composto prevalentemente da indiani, che prestava servizio in Birmania; e quella esperienza aveva avuto l’effetto di renderlo sospettoso dell’autorità nelle sue diverse incarnazioni, dovunque e comunque fosse esercitata. Non gli piaceva il conformismo della destra, ma era altrettanto critico del conformismo della sinistra. Era convinto che tra la chiarezza del pensiero e l’efficacia del linguaggio vi è uno stretto rapporto. Intendeva dire che lo stile di un giornalista è tanto più elegante quanto più dice la verità. Era certamente un liberal-socialista, ma parlava sovente di se stesso come di un conservatore anarchico: una definiz ione che sarebbe piaciuta a Indro Montanelli.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante 


lettere@corriere.it

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