|
| ||
|
||
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/12/2014, a pag. 17, con il titolo "Polemica sulla morte del ministro Ziad: infarto o 'omicidio' ", la cronaca e commento di Davide Frattini.
Si rimane stupiti di fronte a questo articolo di Davide Frattini. Ecco l'articolo:
Il corpo avvolto nei colori della bandiera palestinese, il saluto militare. Le armi estratte alla cerimonia ufficiale nel palazzo della Muqata sono quelle della guardia presidenziale. Per le strade di Ramallah ricompaiono per la prima volta in dieci anni i gruppi di incappucciati che imbracciano invece i kalashnikov. La base di Fatah chiede «vendetta» contro Israele e con la parata dei suoi miliziani vuole dimostrare di avere i mezzi per combattere. Ziad Abu Ein aveva 55 anni, eppure faceva parte di quella che è chiamata la nuova generazione di capi del movimento il cui leader supremo di anni ne ha 79. Legato a Marwan Barghouti (condannato a cinque ergastoli dagli israeliani per terrorismo), aveva accettato la linea del presidente Abu Mazen: niente fucili mitragliatori per le strade (fino a ieri) se non quelli dell'Autorità, proteste il più possibile non violente contro il muro di separazione e le colonie». Così si chiamava il comitato diretto da Abu Ein, che era anche stato vice-ministro per i prigionieri. Mercoledì stava guidando un gruppo di manifestanti che voleva piantare alberi di ulivo per contestare l'espropriazione di terre. All'autopsia hanno partecipato medici palestinesi, israeliani, giordani. Hanno assistito agli stessi esami nell'obitorio di Abu Dis, in Cisgiordania, ne leggono i risultati in modo diverso. Secondo il ministero della Sanità a Gerusalemme, Abu Ein è morto per un infarto, lo stress della situazione tra le cause. Secondo gli anatomopatologi palestinesi sarebbe stato ucciso: il cuore avrebbe ceduto per i gas lacrimogeni, l'aggressione e i colpi dell'ufficiale della polizia di frontiera (un video mostra l'israeliano che gli stringe le mani al collo), perché gli è stato impedito di raggiungere l'ospedale quando si è sentito male. Abu Mazen sta decidendo come rispondere. Minaccia di interrompere il coordinamento delle sue forze di sicurezza con l'esercito israeliano, uno dei punti principali dell'accordo di Oslo, che il presidente palestinese aveva mantenuto anche dopo la fine dei negoziati in aprile. Sa di avere un elemento di pressione potente, è consapevole che il premier Benjamin Netanyahu vuole il ritorno alla calma perché non può permettersi il caos nei tre mesi di campagna elettorale almeno fino al voto anticipato di metà marzo. «La morte di Abu Ein — commenta l'analista arabo Daoud Kuttab su Al Monitor — offre un martire alla strategia di Abu Mazen. Che spingerà tra i palestinesi per continuare la strada delle proteste popolari e delle mosse diplomatiche, come la richiesta di riconoscimento della Palestina con un voto del Consiglio di sicurezza all'Onu». Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |