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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/10/2014, a pag. 35, con il titolo "Essere donne a Teheran (e resistere con i libri)", il commento di Pierluigi Battista.
Se non lo avete ancora fatto, provate a immergervi in un capolavoro come Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi. In Iran impiccano le donne, le lapidario, le costringono a sposarsi bambine e a subire lo stupro del «marito» scelto dalla famiglia. Ma in queste pagine si respira una commovente aria di libertà. La grandezza di una resistenza culturale. Un'ostinazione ammirevole per non dargliela vinta agli energumeni che picchiano le donne, sorvegliano le strade arroganti e spietati per colpire e punire la donna che non accetta i simboli della sua subordinazione. Entrate nelle pagine di Leggere Lolita a Teheran e avrete a che fare con una storia straordinaria di dignità, intelligenza, cultura, indipendenza. La storia racconta di una professoressa iraniana, la Nafisi stessa, che viene cacciata dall'Università per ordine degli ayatollah e dei fanatici e che con le sue studentesse più sensibili organizza nella sua casa riunioni clandestine in cui l'atto eversivo più pericoloso, la forma di resistenza più efficace consiste nella lettura in comune dei libri proibiti, Lolita di Nabokov in testa. Ma per sfidare gli aguzzini che in strada malmenano le ragazze troppo «peccaminose», le donne, appena chiusa alle spalle la porta di casa si liberano dei lugubri mantelli che sono costrette a indossare e mostrano tutti gli oggetti proibiti nello spazio pubblico. Tolto il velo dell'umiliazione, sfoderano gli abiti ostracizzati, si muniscono delle armi letali che il regime considera strumenti demoniaci di depravazione: trucchi, smalti, pettini per acconciature maliziose e seducenti. Allestiscono un palcoscenico privato vissuto come uno spazio libero, come l'antitesi dell'atmosfera oppressiva che regna asfissiante nelle strade e nelle aule universitarie di Teheran. Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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