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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.10.2014 Siria: in scena in Europa la tragedia di Euripide
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 ottobre 2014
Pagina: 19
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Il lamento delle donne siriane 'senza casa come le troiane'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/10/2014, a pag.19, con il titolo " Il lamento delle donne siriane ,senza casa come le troiane", la cronaca di Davide Frattini.

Rifugiati siriani                Davide Frattini

Amman - Oh, sventurata città. Indirizziamo ormai i nostri passi verso le navi degli Achei.
Sawsan è scappata senza passare da casa, era in ufficio, ha nascosto su di sé il salvacondotto più prezioso, quello da non mostrare alla frontiera, il suo primo articolo pubblicato da una rivista, la speranza di un futuro da giornalista contro il presente da impiegata che va verso l'esilio.
Infelice, sollevati da terra, leva e drizza la testa, Troia non esiste più, tu non sei più regina. Rassegnati: la fortuna ha mutato il corso, naviga secondo la corrente e il destino.
Maysoon sfoglia con la memoria le foto dei figli, le immagini che non può contemplare da due anni, sono rimaste nell'appartamento vuoto, forse distrutto: «Eravamo al mare e il tempo era bello. Abbiamo indossato i costumi, Aseel il suo da bambina, in acqua ha cominciato a urlare "aiuto, aiuto", come un cartone animato. Ce n'è una di Hamoudeh, l'ultimo giorno di scuola in prima elementare: gli avevano messo una corona sulla testa. C'è una lettera che ogni tanto tiravo fuori e baciavo, vecchia di 14 anni: mi ero arrabbiata con loro, mi avevano chiesto scusa. Come Ecuba ero una regina, la regina della mia casa. Ho perso tutto, i ricordi non bastano».
In te Ettore avevo trovato il marito ideale, spiccavi per intelligenza, stirpe, ricchezza, valore: mi hai presa, vergine, dalla casa di mio padre e mi hai conosciuta per primo nel talamo nuziale.
Raneem si è sposata a 16 anni, adesso ne ha 24, due bambini di 8 e 5. Ha scelto Andromaca «perché anche il mio compagno è un eroe coraggioso, quel pomeriggio ha rischiato di morire per salvarci, per venire a prenderci sotto le bombe, un posto di blocco del regime dopo l'altro. Quando hanno bussato alla porta, non volevo aprire, avevo paura: invece era lui. Fino ad allora il nostro quartiere a Damasco era abbastanza sicuro, siamo fuggiti e non siamo più tornati». Se potesse entrare nella macchina del tempo, andare a prima della guerra, lasciare questo sottoscala che costa d'affitto come una casa vera, ritrovare la sua stanza a Sayida Zeinab e le amiche dell'università, Reem resterebbe qua. In esilio come 600 mila siriani arrivati in Giordania negli ultimi tre anni e mezzo, rifugiata come i 3 milioni spartiti tra i campi di tende alle frontiere dei Paesi vicini, senza più una nazione come i 6,5 milioni che pure in Siria sono ancora, profughi interni. Resterebbe qua. Perché le manifestazioni pacifiche nella primavera del 2011, i cortei a cui il padre e il fratello avevano partecipato, gli slogan contro Bashar Assad, hanno dato il coraggio a tutti, anche alle donne che in quei mesi sono dovute rimanere a casa. L'audacia di salire su un palcoscenico per raccontare la tragedia con le loro parole e con quelle scritte da Euripide quasi 2.500 anni fa, per condividere lo strazio delle Troiane, vittime di un altro conflitto nello stesso Levante, per denunciare insieme le guerre degli uomini.
Nel novembre del 2013 hanno risposto all'invito diffuso da Charlotte Eagar, William Stirling e Georgina Paget tra la gente in coda ad Amman per ottenere i buoni alimentari delle Nazioni Unite: partecipare a sette settimane di teatro-terapia, guidate dal regista Omar Abu Saada, che è venuto da Damasco. In venti sono state selezionate per la produzione, resa possibile dai tre sceneggiatori con una raccolta fondi benefica. Ieri nove di loro — le altre sono fuggite senza il passaporto e non possono lasciare la Giordania — sono volate a Ginevra per una rappresentazione. Per quasi tutte è la prima volta in aereo, per tutte la prima in Eropa. hanno ritrovato in parte quello che Andromaca si nega.
Per me non esiste più neppure quello che di solito resta alla gente: la speranza.

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lettere@corriere.it

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