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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.10.2014 Allarme jihad: quando toccherà all'Italia?
Commento di Marzio Breda

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 ottobre 2014
Pagina: 15
Autore: Marzio Breda
Titolo: «Minaccia jihad, l'Italia in allerta chiama Bruxelles»

Dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/10/2014, riprendiamo, a pag. 15, con il titolo "Minaccia jihad, l'Italia in allerta chiama Bruxelles", il commento di Marzio Breda.


Marzio Breda


Manifestazione pro-Isis

È un allarme esplicito, quasi drammatico. Messo nero su bianco dal Consiglio supremo di difesa proprio nel giorno in cui Barack Obama avverte i partner della coalizione internazionale che l’offensiva contro gli uomini del Califfato islamico non sarà breve, anche perché la loro aggressione è a tutto campo. Un avvertimento, quello lanciato dagli Usa, che si rispecchia appunto in quanto dice l’organo costituzionale incaricato di sovrintendere alla nostra politica di sicurezza: «Il solo sforzo nazionale non potrà essere sufficiente a garantire l’Italia, come ciascuno dei Paesi europei, dalle minacce e dai rischi che si prospettano già nel breve termine». La fonte del pericolo, ovviamente, è il terrorismo jihadista. Infatti, sottolinea il documento scritto ieri al Quirinale (con l’avallo di Napolitano), «la pressione militare dell’Isis in Siria e in Iraq implica sforzi rilevanti per l’Europa e per l’Italia anche per la forza attrattiva che il movimento sembra esercitare su altre formazioni dell’estremismo islamico in aree non contigue ai territori controllati». E su tutte, specie guardando alla gronda mediterranea, la Libia appare la realtà più fragile, ciò che impone «ogni sforzo per prevenire una sua ulteriore destabilizzazione». Un complesso di minacce alle quali si aggiungono i cosiddetti foreign fighters reclutati un po’ ovunque nel mondo e che secondo il Consiglio di difesa rendono «evidente» la necessità di «uno sforzo integrato», sul doppio fronte informativo ed esecutivo, da parte dei servizi di sicurezza. È la riproposizione, stavolta motivata dall’urgenza della questione jihadista cui si aggiungono le incognite del conflitto in Ucraina, di una politica estera comune della Ue, da associare magari al varo di un unico strumento militare. E, nel caso dell’Italia, di una «rapida trasformazione delle nostre forze armate» che il governo, pur nei limiti della ridotta disponibilità di risorse, ha già affidato agli estensori di un Libro Bianco ad hoc.

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