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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.10.2014 Emigrare per un budino: la filosofia di chi rinuncia a Israele
Articolo di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 ottobre 2014
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «'Venite a Berlino'. Uno scontrino fa litigare Israele»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/10/2014, a pag. 15, con il titolo " 'Venite a Berlino'. Uno scontrino fa litigare Israele", l'articolo di Davide Frattini.

Riprendiamo le parole di Ben Caspit: «Il costo della vita è scandaloso. E allora? E' una ragione sufficiente per scappare e piantare le radici nella terra che si è imbevuta del sangue degli ebrei? Avete deciso di rinunciare a un sogno diventato realtà per riempire il carrello della spesa. Un popolo che ritorna dove è stato macellato ha perso l'autorispetto».


Il pittoresco mercato di Mahane Yehuda a Gerusalemme

Ecco il pezzo:


Davide Frattini                 Ben Caspit

Quelli che negli anni Settanta Yitzhak Rabin, al primo giro da premier, denigrava come «omuncoli da disprezzare», vengono adesso bollati «i viziati del budino al cioccolato». Perché una nazione che è stata fondata sull'immigrazione non può permettersi di vedere i giovani andarsene. La scelta di venire a vivere in Israele è chiamata in ebraico «ascesa», gli espatriati sono quindi definiti «yordim» (quelli che discendono). Se lo fanno per ragioni economiche, l'atterraggio in Europa viene considerato una caduta. Da Berlino un anonimo neo-abitante ha voluto aprire gli occhi e le tasche agli ebrei israeliani rimasti dall'altra parte del Mediterraneo pubblicando su Facebook la foto di uno scontrino: la lista comprende 12 prodotti, il totale in euro è evidenziato e sarebbe stato il doppio — stimano i giornáli — se la spesa fosse stata effettuata in un supermercato locale. L'emigrato invita alla rivolta o almeno a seguirlo: «Rimanere significa negare ai vostri figli cibo, educazione, appartamenti accettabili. Ormai è un Paese per ricchi».
L'agitatore digitale offre anche un simbolo per la rivolta: il budino al cioccolato di cui gli israeliani sono ghiotti e che in Germania costa un quarto. Le proteste sociali dell'estate di tre anni fa erano state suscitate dal rincaro del formaggio fresco a fiocchi (popolarissimo nei frigoriferi), la classe media che fatica a pagare l'affitto si era accampata per settimane sotto le jacarande di viale Rotschild a Tel Aviv e il politico che aveva inglobato quel malcontento nel suo programma ha vinto 19 seggi alle elezioni. Adesso è al governo e da ministro delle Finanze attacca «chi è disposto a gettare la patria nella spazzatura per pochi soldi risparmiati»: «E' estenuante calcolare fino al centesimo ogni acquisto, lo capisco. Ma dobbiamo discuteme e trovare le soluzioni qui».
La scelta della destinazione è inaccettabile per Ben Caspit, firma più importante del quotidiano Maariv: «Il costo della vita è scandaloso. E allora? E' una ragione sufficiente per scappare e piantare le radici nella terra che si è imbevuta del sangue degli ebrei? Avete deciso di rinunciare a un sogno diventato realtà per riempire il carrello della spesa. Un popolo che ritorna dove è stato macellato ha perso l'autorispetto», Eppure il 30% tra gli israeliani (sondaggio di Canale 2) è tentato dall'idea di emigrare e il 54% si dice favorevole o indifferente verso chi se ne va. Scrive Haaretz: «Il governo invece di affrontare i problemi (pochi grandi gruppi controllano un'economia non competitiva) critica gli emigranti. Gli insulti non li faranno tornare».

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lettere@corriere.it

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