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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.08.2014 Ritorna una brutta avventura del Mossad. L'autore è sempre lo stesso
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 agosto 2014
Pagina: 8
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Salvai il capo di Hamas, ora fermi la guerra»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/08/2014, a pag.8, con il titolo " Salvai il capo di Hamas, ora fermi la guerra", il pezzo di Davide Frattini su un ex agente del Mossad, autore di un fallito attentato a Khaled Meshal in Giordania, costretto poi a ritornare con un antidoto anti-veleno salva-vita per consentire la liberazione di due agenti del Mossad arrestati dalla polizia giordana. Non contento della sua poca professionalità, il nostro prosegue oggi, a distanza di anni,  con dichiarazioni che avrebbe fatto meglio a tenere per sè.

Ecco l'articolo:
Mishka Ben-David
Davide Frattini                Mishka Ben David

Le spie in pensione non smettono di tramare. Questa volta Mishka Ben-David ha scelto di rendere pubblica la sua missione, con un appello: «Khaled Meshaal, mi devi la vita. In cambio ti chiedo di ammorbidire le tue posizioni oltranziste e accettare un corn-promesso che permetta di fermare la guerra». Ben-David, 62 anni, ha passato nel Mossad un decennio da agente operativo. Quando si è ritirato, è tomato a scrivere (la passione da studente, è laureato in letteratura ebraica) e uno dei romanzi Duet in Beirut ricalca l'operazione più clamorosa, tra quelle emerse dal segreto, di cui è stato protagonista: il tentativo fallito di ammazzare il capo di un'organizzazione estremista Nella realtà Mishka è il capo del commando inviato in Giordania nel settembre del 1997 per uccidere Khaled Meshaal, allora tra i leader emergenti di Hamas. Benjamin Netanyahu è al primo dei suoi tre mandati da premier, vuole punire i fondamentalisti dopo un attentato kamikaze a Gerusalemme, 16 israeliani uccisi. La squadra di Ben-David fa parte dell'unità clandestina Cesarea (chiamata anche Kidon, baionetta), incaricata di eliminare gli avversari. Ad Amman arrivano in sei, due devono riuscire a versare il vele - no sulla nuca di MeshaaL II palestinese arriva al suo ufficio, scende dall'auto, le spie gli si avvicinano e il quel momento la figlioletta lo chiama «Papà, sono qui». Meshal si volta, poche gocce di liquido tossico finiscono nell'orecchio. La guardia del corpo blocca i due israeliani, il capo di Hamas viene portato in ospedale, la tossina lo sta uccidendo lentamente, un organo alla volta. Hussein, il re di Giordania che tre anni prima ha firmato il trattato di pace con lo Stato ebraico, minaccia di impiccare gli agenti. Netanyahu cede e Ben-David, rimasto in albergo, viene incaricato di consegnare l'antidoto ai servizi di sicurezza giordani. «Prima di ricevere quella telefonata, stavo per buttarlo, volevo cancellare qualsiasi prova», ha raccontato. Meshaal e gli altri capi sono stati minacciati ieri da Yair Lapid, il ministro delle Finanze israeliano: «Nessuno è immune». Ben-David ora è convinto che gli omicidi mirati non possano risolvere il conflitto. «È possibile trovare un intesa solo attraverso negoziati e concessioni)). E questo che chiede a Meshaal. «Gli altri leader dell'organizzazione, quelli che vivono a Gaza, dice al quotidiano britannico Daily Telegraph, che lo ha intervistato in questi giorni, sembrano disposti a presentare una posizione diversa dalla sua, loro vedono la sofferenza e la distruzione. Deve permettere a queste forze più pragmatiche di emergere». Meshaal vive in Qatar ed è stato solo una volta nella Striscia alla fine del 2012. In quasi cinquanta giorni di guerra i morti palestinesi sono oltre 2.100, per la maggior parte civili, i soldati israeliani caduti 64 e i civili uccisi 4, tra loro un bambino di 4 anni. Ieri un missile ha centrato l'auto di Mohammed Al-Ghoul, considerato il responsabile dei finanziamenti per l'organizzazione, testimoni a Gaza raccontano che tra le fiamme bruciavano anche banconote. Mercoledì sono stati eliminati tre comandanti militari fondamentalisti. Da Gaza in 24 ore sono stati sparati 13o proiettili tra razzi e colpi di mortaio. «Israele è un orso che combatte un gatto selvatico», commenta Ben-David al Telegraph, alla fine vincerà, ma ne uscirà pieno di ferite».

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