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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.07.2014 La denuncia di Bernard Kouchner: 'E' Teheran ad armare Hamas'
Intervista di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 luglio 2014
Pagina: 9
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Un gesto forte dell'Europa. Ministri in israele e Palestina»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/07/2014, a pag. 9, l'articolo di Stefano Montefiori dal titolo "Un gesto forte dell'Europa. Ministri in israele e Palestina"



Stefano Montefiori Bernard Kouchner


Ismail Haniyeh e l'Ayatollah Khamenei


PARIGI — «L’Europa avrebbe dovuto agire immediatamente e con una grande iniziativa simbolica: per esempio, i 28 ministri degli Esteri avrebbero dovuto andare insieme a Gaza, a Gerusalemme, Tel Aviv, Ramallah, fare qualcosa di straordinario all’altezza del dramma. Invece sabato c’è stata la riunione di Parigi, e tutto quel che ne è uscito è un comunicato che chiede di prolungare la tregua. L’Europa non esiste. Lo abbiamo visto anche in Ucraina: un aereo pieno di cittadini europei viene abbattuto, e non riusciamo neanche a proteggere i cadaveri».
Bernard Kouchner, 74 anni, nel lontano 1971 cofondatore di Médecins sans Frontières: una vita di battaglie umanitarie nella sinistra prima di accettare la guida degli Esteri sotto il presidente di destra Nicolas Sarkozy. La sera prima della partenza per il suo ospedale a Conakry, in Guinea, lo incontriamo a Parigi alla conferenza sullo «Scontro tra sciiti e sunniti» organizzata dal Consiglio nazionale della resistenza iraniana (gli oppositori agli ayatollah di Teheran).
Perché Hamas ha dato il via al conflitto lanciando i missili su Israele? È possibile che l’Iran abbia avuto un ruolo?
«È Teheran ad armare Hamas. Ci sono forze interessate al caos, il regime iraniano in particolare, ma non solo. Anche i Fratelli musulmani vogliono rimescolare le carte, finora sono stati battuti ovunque e cercano una rivincita».
I negoziati sul nucleare hanno finito con il rafforzare l’Iran? Nei mesi scorsi sembrava imminente un attacco israeliano agli ayatollah, oggi l’attenzione del mondo è su Gaza e Israele.
«Di fatto le trattative hanno dato respiro all’Iran, come temevano gli israeliani. È una conseguenza inevitabile dei negoziati, che pure secondo me andavano fatti».
Come giudica Israele a Gaza?
«Le perdite civili a Gaza sono intollerabili. Ma mettiamoci nei panni di Israele: nei tunnel vengono nascosti missili che poi raggiungono Tel Aviv, e il governo dovrebbe stare a guardare? Logico che voglia distruggere i tunnel. Io sono un difensore accanito dell’esistenza dello Stato di Israele, e della creazione di uno Stato palestinese. Vivere con i palestinesi che riconoscono Israele è obbligatorio, collaborare con quelli che negano l’esistenza di Israele non è possibile. E Hamas nega il diritto di Israele a esistere».
Che potrebbe fare, di nuovo, l’Europa?
«Sostenere il povero Mahmoud Abbas, il leader dell’Autorità nazionale palestinese ormai messo nell’angolo. L’Europa vive oggi il suo momento peggiore. Spero nell’europeismo del vostro capo del governo, Matteo Renzi, e prego che non venga commesso lo stesso fatale errore fatto con la Ashton, nominata al posto di Blair: come rappresentante della politica estera Ue ci vuole una personalità carismatica».
Che pensa del nuovo antisemitismo?
«Da noi l’antisemitismo è profondo, non comincia certo con la crisi di Gaza. La destra in Francia è più Pétain che il generale De Gaulle. Poi il generale è riuscito a ripulire l’immagine del Paese, una menzogna storicamente necessaria».
Il mondo musulmano è attraversato dalla lotta tra sciiti e sunniti. In che modo dovrebbe comportarsi l’Occidente?
«È una spaccatura con eccezioni di peso, come l’appoggio dell’Iran sciita ad Hamas sunnita. In Iraq Al Maliki è stato un Saddam sciita aiutato dagli Usa ma anche dall’Iran. Dovremmo sostenere di più una donna formidabile come Maryam Rajavi, presidente del Consiglio della resistenza iraniana, che tiene un discorso impeccabile sulla separazione tra Stato e religione. Le figure emergenti vicine alle nostre posizioni andrebbero incoraggiate»

Per esprimere la propria opinione al Corriere della Sera telefonare al numero  02/62821 oppure cliccare sulla e-mail sottostante

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