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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.04.2014 Austria: due adolescenti in fuga per unirsi alla jihad
Cronaca di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 aprile 2014
Pagina: 11
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «'Combatteremo per l'islam', le due adolescenti austriache scappate per unirsi alla jihad»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/04/2014, a pag.11, con il titolo " 'Combatteremo per l'islam', le due adolescenti austriache scappate per unirsi alla jihad", la cronaca di Viviana Mazza. Torna di attualità il problema degli imam che dirigono le moschee in Europa, nessuno Stato si è ancora preoccupato di indagare sul loro ruolo effettivo.

Le due ragazze in versione laica   Islam e Nazismo, ideologie simili

Viviana Mazza

Sono scappate di casa, lasciandosi alle spalle la tranquillità di Vienna. Hanno preso un aereo per la Turchia, secondo quanto ricostruito dalle famiglie con l’aiuto delle autorità austriache, e da lì avrebbero varcato il confine siriano. La spiegazione è contenuta in due lettere identiche infilate tra i libri perché i genitori le trovassero: «Combatteremo per l’Islam, ci rivedremo in Paradiso». Così Sabina Selimovic e l’amica Samra Kesinovic, due adolescenti di 15 e 16 anni, sono scomparse giovedì 10 aprile per unirsi alla «jihad» in Siria. Entrambe sono figlie di profughi bosniaci che lasciarono il loro Paese lacerato dagli scontri etnici negli Anni Novanta, nella speranza che le figlie non dovessero mai conoscere una simile violenza. E invece le hanno viste sparire, risucchiate in un’altra guerra civile che alcuni hanno paragonato proprio al conflitto in Bosnia — e che dalla Bosnia ha attirato negli ultimi tre anni non pochi combattenti. Di solito però sono uomini.
L’Interpol ha diffuso delle foto che mostrerebbero le due ragazze dopo la fuga: Sabina appare seria, con il volto incorniciato dall’hijab, mentre Samra indossa il niqab, con una fessura che lascia intravedere soltanto gli occhi verdi, e nulla del suo stato d’animo. Non è chiaro dove si trovino, di sicuro c’è solo l’arrivo nella città turca di Adana, a 100 chilometri dal confine siriano. Queste foto (e altre che però sono di dubbia autenticità) sono apparse anche in Rete, insieme a presunti messaggi delle ragazze ai loro amici: dicono di trovarsi in un campo di addestramento, di avere sposato dei miliziani che combattono contro il regime di Damasco, e assicurano: «Non temiamo la morte, la morte è il nostro obiettivo».
I genitori rifiutano di accettare che siano state Sabina e Samra a scrivere queste cose. Non riescono a spiegarsi perché due ragazze che portavano i capelli sciolti, vestivano «all’Occidentale», andavano bene a scuola abbiano fatto una scelta simile. Credono che possano essere state reclutate via Facebook, ma hanno raccontato pure che avevano iniziato a frequentare una moschea di Vienna gestita da un imam salafita. In passato, dalla Tunisia era partito l’allarme sulle ragazze convinte a partire per la Siria e prestare il corpo ai miliziani per garantirsi la salvezza eterna, ma c’è chi sostiene che siano storie false. Per le autorità austriache, comunque, Sabina e Samra sono uno strumento di propaganda, per attirare alle armi altri volontari. Le «poster girls» della jihad.

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lettere@corriere.it

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