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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.04.2014 Minacce islamiste allo scrittore Marek Halter
per un libro sulla sposa di Maometto

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 aprile 2014
Pagina: 35
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «La sposa di Maometto secondo Halter: per molti musulmani è sacrilegio»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/04/2014, a pag. 35, l'articolo di Stefano Montefiori dal titolo "La sposa di Maometto secondo Halter: per molti musulmani è sacrilegio".


Marek Halter

PARIGI — «La sposa di Maometto era una donna ricca, bella e forte, più grande di lui di almeno 10 anni. È lei a farsi avanti per proporgli di sposarsi, ed è lei, moglie e figura materna, a incoraggiare quel ragazzo analfabeta dopo che Allah gli ha parlato per la prima volta. Senza il suo “Io ti credo”, Maometto non avrebbe trovato la forza di diventare il Profeta e non ci sarebbe stato il Corano. Le donne sono figure centrali, determinanti, nella storia della fede musulmana. Che differenza con certo Islam oscurantista di oggi», dice Marek Halter, nella sua casa del Marais.
Lo scrittore ebreo, 78 anni, scampato al ghetto di Varsavia, cofondatore di Sos Racisme, ha già scritto una Bibbia al femminile e pubblica adesso in Italia Maria, la madre di Gesù (Newton Compton, pp. 328, e 12) e in Francia il primo volume di una trilogia dedicata alle donne dell’Islam: Khadija , la sposa di Maometto, che sarà seguita da Fatima (la figlia all’origine dello scisma degli Sciiti) e Aïcha , l’ultima sposa cara alla tradizione sunnita.
Un ebreo che scrive una storia dell’Islam dal punto di vista delle donne. Quali sono le reazioni?
«Da parte delle persone normali, positive. Ho fatto leggere il manoscritto in anteprima ad alcuni dei miei tanti amici musulmani, e non hanno trovato niente da ridire, tranne qualche consiglio peraltro benvenuto. Khadija è uscito solo venerdì scorso, in 40 mila copie, e l’editore Robert Laffont lo sta già ristampando. Ma alcuni fanatici, come prevedibile, non hanno gradito».
Ha ricevuto minacce?
«A molte librerie che hanno messo il volume in vetrina sono già arrivate telefonate violente: ritirate subito quel libro blasfemo o distruggeremo il negozio. Poi in alcuni forum islamici è cominciata la litania di quanti non sopportano che io, da ebreo polacco che vive in Francia, osi parlare di Islam e delle donne che sono alla sua origine».
È sotto protezione della polizia?
«Il primo ministro Manuel Valls, che è mio caro amico da molti anni, mi ha già chiamato per offrirmi la scorta. Io penso, spero, che non ce ne sia bisogno. Vedremo nei prossimi giorni, quando i manifesti con il mio viso e la copertina appariranno ovunque, in metro, negli aeroporti, nelle stazioni».
Quali sono le librerie minacciate?
«Soprattutto nel Sud della Francia e nella zona di Roubaix, nel Nord».
Perché ha deciso di dedicarsi alle donne dell’Islam?
«È un’idea che mi è venuta anni fa, se i libri non sono usciti prima è anche perché il mio editore aveva paura delle possibili reazioni. Voglio mostrare che le donne sono al cuore dell’Islam».
Un possibile modello per le musulmane d’Occidente?
«Io lo spero, è il senso di questa trilogia. Khadija , e poi Fatima e Aïcha , fanno parte della tradizione delle donne che vivono oggi tra di noi. Possiamo continuare a suggerire loro Simone de Beauvoir o Giovanna d’Arco, ma credo che tante musulmane francesi ed europee potrebbero amare piuttosto una eroina come Khadija: il mio libro è una storia romanzata ma vera, che dimostra come la sottomissione delle donne sia una costruzione artificiale dei secoli successivi. Khadija è tutto per Maometto. E non portava il velo. Mi piacerebbe che entrasse a fare parte del pantheon di un femminismo delle ragazze musulmane».
Ci sono passaggi controversi?
«A un certo punto nel manoscritto raccontavo che Khadija tocca Maometto, e gli dice: tu mi desideri. Il mio amico filosofo algerino Malek Chebelha ha detto che era troppo, e ho seguito il suo consiglio, togliendo la frase. Ho mantenuto invece altri passaggi garbatamente segnalati da Dalil Boubakeur, il rettore della Grande Moschea di Parigi, che mi chiama mio professore. L’ho ringraziato, ma li ho pubblicati. Che Allah ti protegga, ha detto sorridendo».

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