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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.04.2014 Sheldon Adelson investe sui quotidiani israeliani, a sostegno di Bibi Netanyahu
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 aprile 2014
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Il re dei casinò di Las Vegas alla conquista di Israele»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di  oggi, 14/04/2014, a pag. 17, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "Il re dei casinò di Las Vegas alla conquista di Israele".
Nei paesi dove la democrazia funziona i finanziamenti della politica sono trasparenti. Non c'è quindi da stupirsi se Sheldon Adelson abbia investito il suo denaro per finanziare giornali che sostengono Bibi Netanyahu e il Likud, partito di maggioranza della coalizione di governo.
Anche in Italia i quotidiani, senza eccezione alcuna, o sono di proprietà o appoggiano apertamente una parte politica. Ma, a differenza di Israele e Stati Uniti, ma potremmo citare anche Germania, Inghilterra, Francia e altri paesi democratici, risulta poco chiaro in Italia quanto questi appoggi si traducano poi in spiegazioni convincenti. Le nebbie italiche della disinformazione ne impediscono la trasparenza.
La sinistra americana e israeliana prende di mira Sheldon Adelson, colpevole di dare forma concreta alle proprie idee, alcune delle quali sarebbe difficile per chiunque conosca un po' di storia contestare. Scrive Davide Frattini, citando Peter Beinart :  "Adelson è convinto che i palestinesi siano un popolo inventato... ", il che è la pura verità.
Discutere poi se sia lecito, per un cittadino non israeliano, possedere il quotidiano più diffuso in Israele rientra nella normale dialettica democratica. La risposta la darà la Knesset con una apposita legge, se lo riterrà opportuno. Tutto il resto è polemica politica puramente speculativa.

Ecco la cronaca di Davide Frattini:


Davide Frattini     Sheldon Adelson         Una copia di Israel Hayom

GERUSALEMME — L’ultima donazione vale 16 milioni di dollari e serve a sponsorizzare il gruppo di israeliani che sogna di sbarcare sulla Luna. Gli altri investimenti vogliono impedire che Benjamin Netanyahu debba lasciare la poltrona di primo ministro e tornare sulla Terra. Così in poche settimane Sheldon Adelson ha comprato per 17 milioni di shekel (oltre 3 milioni e mezzo di euro) il giornale Makor Rishon e quel che resta del sito legato al semi-defunto Maariv .
Il magnate americano dei casinò a Las Vegas è già proprietario di Yisrael Hayom : distribuito gratis ogni giorno, tre anni fa è diventato il quotidiano più diffuso in Israele. Tanto schierato con Netanyahu che i concorrenti lo chiamano Bibi Times e Naftali Bennett, ministro dell’Economia in attrito con il premier, lo ha paragonato alla Pravda . «Yisrael Hayom sembra essere stato fondato — scrive Anshel Pfeffer su Haaretz — con l’unico obiettivo di sostenere Netanyahu e le sue scelte politiche, di assicurare che resti alla guida del governo e del Likud. I rivali — a sinistra, a destra o dentro il suo partito — vengono ridicolizzati, qualsiasi forma di critica al primo ministro e soprattutto alla moglie viene respinta come “persecuzione”».
Lo studioso di media Aviv Horowitz ha contato gli articoli dedicati a Sara Netanyahu da Yisrael Hayom nei cinque anni in cui il marito è tornato al potere: su 208, l’80 per cento era positivo e il resto neutrale. Non male per la first lady: gli altri giornali la descrivono come una Maria Antonietta inseguita dalle cause degli assistenti che l’accusano di averli trattati come schiavi.
Adelson può permettersi di pubblicare giornali in perdita. Il suo patrimonio è stimato in 40 miliardi di dollari, accumulati con i casinò a Las Vegas e quelli costruiti in Cina. Con l’acquisto di Makor Rishon — fino ad adesso su posizioni oltranziste, alla estrema destra di Netanyahu — ha creato un monopolio ideologico tra i conservatori, capace di influenzare (o far sparire) il dibattito sulla questione palestinese. Per arginare il suo dominio sette deputati (perfino quelli del partito che rappresenta i coloni) stanno proponendo una legge che vieti la distribuzione su scala nazionale di quotidiani gratuiti.
Figlio di un tassista di origini lituane (ha cominciato a lavorare a 12 anni vendendo giornali per strada), Adelson considera la sicurezza di Israele una missione personale. Come se non fossero mai finiti i tempi della sua infanzia a Boston quando «noi ragazzi ebrei venivamo picchiati ogni giorno dai coetanei irlandesi».
Quello che preoccupa gli analisti sono le soluzioni che ha in mente per garantire questa sicurezza. Thomas Friedman sul New York Times lo ha definito «il miglior amico dell’Iran» perché vuole impedire agli Stati Uniti di premere per un accordo di pace e «le sue idee estremiste porteranno alla distruzione di Israele». Peter Beinart, sionista liberale, già direttore di The New Republic , ne descrive «la cultura dell’odio»: «È convinto che i palestinesi siano un popolo inventato, ha proposto di sganciare una bomba atomica su Teheran e proclama sentenze come “non tutti gli islamici sono terroristi ma tutti i terroristi sono islamici”».
Lo Stato ebraico è una priorità per Adelson anche quando deve scegliere quale candidato repubblicano alla presidenza inondare con milioni di dollari per la campagna elettorale americana. A fine marzo gli aspiranti si sono precipitati a Las Vegas nel suo mega-hotel «Venetian» — tra i canali, le gondole e la riproduzione del campanile di San Marco — per quattro giorni di incontri con i donatori. Chris Christie, governatore del New Jersey, ha dovuto passare qualche ora a scusarsi nell’ufficio di Adelson perché nel discorso aveva usato il termine «territori occupati». Errore: per il magnate l’occupazione non esiste.

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