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Libero Rassegna Stampa
01.07.2017 Assad ora teme Israele e Usa
Commento di Maurizio Stefanini

Testata: Libero
Data: 01 luglio 2017
Pagina: 13
Autore: Maurizio Stefanini
Titolo: «Assad ora teme Israele e Usa»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/07/2017, a pag.13, con il titolo "Assad ora teme Israele e Usa" l'analisi di Maurizio Stefanini sui rapporti tra Siria e Usa/Israele.

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«Stiamo assistendo alla fine del falso Stato di Daesh, e la liberazione di Mosul lo prova», ha scritto giovedì su Twitter il primo ministro iracheno Haidar al Abadi, dopo che le truppe governative avevano raggiunto le rovine di quella moschea Al Nuri dove il 29 giugno del 2014 Abu Bakr al Baghdadi aveva proclamato la rinascita del Califfato. Nel frattempo le Forze Democratiche Siriane avanzavano nell'altra «capitale» Isis di Raqqa, prendendo quel sobborgo meridionale di Kasret Man che permette loro di chiudere l'accerchiamento, tagliando tune le residue vie di fuga. Sempre ieri l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha reso noto che l'Isis è stato completamente cacciato dalla regione di Aleppo, nel nord della Siria, dopo una presenza di più i tre anni. A sua volta l'Alto Commissariato per i rifugiati dell'Onu ((Unhcr) attesta che nei primi sei mesi dell'anno 470.000 cittadini siriani hanno deciso di fare ritorno a casa; soprattutto ad Aleppo, Homs e Damasco. «Sono motivati soprattutto dalla volonta di cercare familiari e verificare lo stato delle loro proprietà», dice il portavoce dell'Unhcr Andrej Mahecic, «ma in certi casi il loro ritorno è legato a un miglioramento reale o percepito delle condizioni di sicurezza in certe regioni del Paese». Sia o meno confermata la morte di al-Baghdadi, dunque, lo Stato Islamico sembra ormai alla fine. Significa che ora Siria e Iraq stanno tomando alla pace? Qui forse il discorso è più complesso: e basta semplicemente ricordare chi combatte l'Isis nei tre differenti teatri per rendersene conto. Le Forze Democratiche Siriane che a Raqqa avanzano col sostegno determinante dell'aviazione della Coalizione Intemazionale a guida Usa, infatti, formalmente sono curdi e arabi al tempo stesso and-Assad e antiIsis, di fatto la loro componente determinante è costituita da quelle Unità di protezione del popolo curde (Ypg) che sono legate a doppio filo al Pkk turco. Guerriglieri comunisti oggi inquadrati dalla Cia! A Aleppo sono i «govemativi»: cioè, sostanzialmente volontari iraniani e Hezbollah, con l'appoggio determinante dei russi. Iraniani e amencani assieme, ferocemente affrontati altrove, stanno invece aiutando congiuntamente a Mosul regolari iracheni, milizie sciite e peshmerga curdi ma di obbedienza diversa da quelli di Raqqa. Ne frattempo, gli esperti dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) hanno confermato in un rapporto d'inchiesta che è stato utilizzato gas sarin o tipo sarin in quell'attacco del 4 aprile scorso in Siria, che causò 87 morti e la prima risposta americana contro il leader siriano Bashar al- Assad con il lancio di 60 missili contro la presunta base di partenza dell'attacco. Nel frattempo la Turchia continua a minacciare di invadere la zona curda della Siria se le Ypg diventano troppo forti. Nel frattempo i curdi iracheni hanno già annunciato un referendum sull'autodeterminazione per i125 settembre. Ieri mattina c'è stato un raid dell'esercito libanese in alcuni di quei campi in cui si ammassa l''1,01 milioni di rifugiati siriani del Paese, alla caccia di jihadisti. Cinque kamikaze hanno risposto facendosi esplodere, e sette soldati sono rimasti feriti. Sempre ieri l'aviazione israeliana ha bombardato una posizione dell'esercito di Bashar Assad, in risposta a un lancio di missili. Insomma, anche senza al.-Baghdadi la pace resta difficile. Ma senza pace l'incendio continua a rischiare una drammatica espansione. Uno nuovo spiraglio si è ora aperto dopo la visita a Mosca di Jean-Yves Le Drian, ministro degli Esteri di Macron. Secondo lui «c'è una finestra di possibilità con la Russia». Macron non pone più l'uscita di scena di Assad come condizione per arrivare a un accordo, ma Le Drian dice che l'iniziativa franco-russa per la pace in Siria deve basarsi su un «doppio realismo»: né ignorare il presidente siriano Bashar Assad; né pensare che una soluzione basata tutta su di lui possa essere sostenibile.

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