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Libero Rassegna Stampa
08.01.2017 L' 8 x mille allo Stato? No, al Vaticano!
Analisi di Francesco De Dominicis

Testata: Libero
Data: 08 gennaio 2017
Pagina: 11
Autore: Francesco De Dominicis
Titolo: «L'8 per mille allo Stato? Pure quello finisce al Vaticano»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/01/2017, a pag.11, con il itolo " L'8 per mille allo Stato? Pure quello finisce al Vaticano" l'analisi di Francesco De Dominicis.

Chi credeva in buona fede di versare allo Stato il proprio 8 x mille, è bene che sappia dove vanno a finire i suoi soldi: al Vaticano. Non è dato sapere se tutti o in gran parte. Ci vorrebbe una indagine approfondita per verificare a chi va l'intero ammontare che lo Stato riceve. Chi, da laico, si fidava sulla destinazione, è bene si ricreda. Il Parlamento dovrebbe farsi carico dell'indagine, ma quale partito o quali eletti avranno il coraggio di istruirla?
Lo stesso LIBERO, in prima pagina titola: " Basta politici, gli italiani vogliono il Papa Re", da un sondaggio, l'82% degli italiani si fida di Bergoglio". ma non segue un pezzo critico, tutt'altro, Renato Farina, l'autore dell'articolo, si compiace soddisfatto.

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Invece di mettere in sicurezza le scuole, diamo soldi - di fatto sotto banco - alla Chiesta Cattolica. L'ennesima beffa per i contribuenti italiani, presi in giro dallo Stato al quale versano una fetta delle loro tasse, con l'8 per mille, sperando che quei soldi servano per determinati scopi - come appunto la sistemazione degli edifici scolastici - e invece scoprono di aver finanziato, a esempio, il restauro di immobili del Vaticano. È il caso della Pontificia Università Gregoriana: è a Roma, ma in realtà si tratta di un immobile situato in una zona extra territoriale, perché è della Santa Sede. Eppure, negli scorsi anni, il governo italiano ha speso la bellezza di 2,7 milioni di euro per ristrutturare la facciata di un palazzo che è di un altro Stato. La storia è messa nera su bianco in una relazione della Corte dei Conti, pubblicata lo scorso 3 gennaio. I magistrati contabili hanno preso di mira l'intero sistema dell'8 per mille, creato negli anni '80 quando a palazzo Chigi regnava Bestino Craxi: la soluzione era stata scelta nell'ambito della revisione degli accordi tra Italia e Vaticano, nello specifico il Concordato. Da allora, il sistema - scrive la Corte - è stato sempre opaco sia per quanto riguarda la rendicontazione da parte delle confessioni religiose che ricevono le «offerte fiscali» dei cittadini italiani sia per quanto riguarda il bilancio interno dello Stato italiano a cui una parte dei contribuenti preferisce destinare una fetta dell'Irpef, ovvero dell'imposta sul reddito. Quattrini che il governo dovrebbe utilizzare per usi interni e invece risultano «veicolate, per una parte consistente, verso scopi riconducibili agli interessi» delle confessioni religiose. Che già si dividono, ogni anno, la bellezza di 1 miliardo. Non proprio bruscolini. Ma il peso politico esercitato dalla Chiesa italiana è ancora rilevante, ragion per cui, chiunque sia l'inquilino di palazzo Chigi, si cerca sempre di far arrivare nei sacri palazzi un po' di denaro in più. Non si sa mai. Ma torniamo al caso dell'Università Gregoriana. La Corte dei conti ha messo in fila tune le magagne di un finanziamento che, nei fatti, è illecito. Anzitutto, come accennato, perché lo stabile non è sul territorio italiano e poi perché «la facciata e il suo cortile, in considerazione delle priorità di tutela e salvaguardia dei monumenti, non rivestono particolare pregio». Non solo. Pur di autorizzare l'elargizione delle somme, a rate, nel corso degli anni, è stata coinvolta la Sopraintendenza di Roma. «che ha considerato le opere relative compatibili con la tutela dell'immobile». Tuttavia, i magistrati contabili, pur non potendo rilevare formali irregolarità sul piano legislativo, non hanno potuto non denunciare la faccenda. «Risulta pertanto del tuno frustrato l'intento di fornire una valida alternativa ai cittadini che, non volendo finanziare una confessione, aspirino comunque a destinare una parte della propria imposta a finalità sociali e umanitarie». In sintesi: i contribuenti sono presi in giro e i loro soldi, nonostante una espressa indicazione diversa, vanno comunque al Vaticano. Che poi magari ricambia col consenso e indirizzando i voti al momento opportuno.

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