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Libero Rassegna Stampa
20.07.2014 Incontro per la pace in Vaticano: l'imam ha pregato per la vittoria nella jihad
Cronaca di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 20 luglio 2014
Pagina: 1
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «La preghiera dell'imam dal Papa: 'Allah facci battere i miscredenti'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/07/2014, a pagg. 1-17, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo "La preghiera dell'imam dal Papa: 'Allah facci battere i miscredenti' ".

L'episodio della preghiera per la vittoria nella jihad in Vaticano rivela quale idea di pace abbiano la maggior parte dei religiosi islamici. L'imam presente all'incontro di preghiera congiunta tra Shimon Peres e Abu Mazen ha pregato per la vittoria della guerra di aggressione islamista contro Israele.
Ci chiediamo come mai i vaticanisti non si siano occupati dell'episodio, e come mai Papa Francesco, cui certamente il testo sarà stato tradotto, abbia risposto con uno stupefacente silenzio.

Di seguito, l'articolo
:

    
Andrea Morigi    L'incontro di preghiera in Vaticano

Vatti a fidare dei musulmani palestinesi. Li inviti a pregare per la pace e loro ne approfittano per predicare la guerra santa. Quanto siano affidabili le loro proposte di tregua, nel conflitto attualmente in corso nella Striscia di Gaza, lo indica un episodio recente, awenuto all'interno del territorio della Santa Sede, nientemeno che al cospetto del Vicario di Cristo. 8 giugno, domenica di Pentecoste. Giardini vaticani. Sul capo dei presenti, invece delle «lingue come di fuoco» citate dagli Atti degli Apostoli, scende una minaccia sotto forma di preghiera: «Tu sei il nostro patrono, dacci la vittoria sui miscredenti». L'imam sunnita palestinese che la pronuncia sta recitando la parte conclusiva della Sura II del Corano, Al Baqara. Peccato che non sia il testo preventivamente concordato e comunicato agli organizzatori della giornata, promossa da Papa Francesco durante il suo recente viaggio in Terrasanta. Lì per li, i dignitari delle tre religioni monoteiste non si scompongono. Quelli che conoscono l'arabo fanno finta di nulla, anche se le riprese filmate dell'evento li mostrano decisamente imbarazzati. Gli altri, compreso il Santo Padre che ospita l'incontro, verosimilmente non colgono l'entità dell'affronto. Tutti rimangono raccolti, come si addice alla solennità del momento. Solo qualche giorno più tardi saranno raggiunti da una diversa consapevolezza di quanto accaduto. L'incidente viene minimizzato, a livello ufficiale. Che se ne siano accorti, è indubitabile perché, nel video diffuso dai servizi d'informazione vaticani, quel passaggio è saltato in fase di montaggio. Successivamente, sarà padre Bernd Hagenkord, gesuita responsabile delle trasmissioni in tedesco della Radio Vaticana, a tentare di chiarire l'equivoco con una versione addomesticata del versetto. Il testo, per come lo hanno interpretato loro, suona co-si: «Tu sei il nostro protettore, aiutaci contro il popolo dei non credenti» e potrebbe anche indicare una sorta di slancio missionario. Avevano pubblicato anche, il 10 giugno, una smentita nervosa ed eloquente sin dal titolo: «Nein, nein, nein», dove accusavano di «insensatezza» e «paranoia» quanti cercavano di indagare sull'accaduto. L'effetto era stato simile a quello di un boomerang. I testi messi a disposizione sul sito web della Radio Vaticana risultavano monchi proprio della parte incriminata. Ma chi aveva potuto seguire la cerimonia in diretta televisiva aveva sentito tutto. E le registrazioni rimangono a documentarlo, anche su Youtube. Uno scrittore arabo-tedesco, Hamed Abdel-Samad, ne traduce e diffonde la versione completa. E così si scopre definitivamente l'inganno. La prossima volta, magari, i dignitari ecclesiastici ci staranno più attenti, nelle occasioni di dialogo interreligioso. Ma chi ha quotidianamente a che fare con la taqiyya, cioè la tattica della dissimulazione praticata dai musulmani più scaltri, non si fida. Gli israeliani sanno che quando Hamas parla di hudna sarebbe un'ingenuità imperdonabile confonderla con una tregua: è soltanto una pausa del conflitto, che si sfrutta allo scopo di riarmarsi. Se n'era già servito Maometto nel 628 per conquistare la Mecca. Anche lui era uno che parlava di pace. Anche se intendeva quella successiva all'annientamento del nemico.

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