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L'Espresso Rassegna Stampa
13.05.2016 Eletta la nuova presidente dei Giovani Musulmani d'Italia: ci sarà un cambio di rotta rispetto al sostegno al terrorismo palestinese?
Commento di Brahim Maarad

Testata: L'Espresso
Data: 13 maggio 2016
Pagina: 32
Autore: Brahim Maarad
Titolo: «L'islam sono (anche) io»

Riprendiamo dall' ESPRESSO di oggi, 13/05/2016, a pag. 32, con il titolo "L'islam sono (anche) io", il commento di Brahim Maarad sull'elezione a presidente dei Giovani Musulmani d'Italia (GMI) di Nadia Bouzekri.

Vedremo se con questa nuova presidenza la GMI riuscirà a cambiare rotta rispetto alla posizione di aperto sostegno al terrorismo palestinese tenuta fino ad ora.
Non va dimenticato che Hamas è una emanazione della Fratellanza Musulmana, la corrente di gran lunga maggioritaria in Italia.

Ecco l'articolo

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Nadia Bouzekri

C'è ancora tanto da fare. E' ciò che pensa Nadia Bouzekri, la prima donna presidente dei Giovani musulmani d'Italia, scorrendo i commenti sotto la notizia della sua elezione. Un coacervo di insulti e stereotipi per darle il benvenuto in un mondo più grande di lei. E sicuramente meno gentile. Poi si lascia andare: "Aveva ragione Eco, i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli". Lei ha altro per la testa ora. È alla guida da poco della più importante realtà giovanile islamica in Italia. Deve affrontare tante sfide. Sia interne che esterne. E pronta e non è abituata a tirarsi indietro.

«In realtà non ho ancora realizzato appieno di essere stata eletta. Sono entrata a far parte dell'associazione cinque anni fa quasi per sfida. Perché io in primis avevo dei pregiudizi. Poi ho conosciuto tante persone che lavorano per la collettività, senza chiedere nulla in cambio. Ed è ciò che ho imparato a fare anche io. Non ho mai avuto aspirazioni per chissà quale incarico. Facevo ciò che gli altri rifiutavano. Mi piace essere d'aiuto».

Nadia la fa molto semplice. È la forza dei suoi 24 anni. Nata a Sesto San Giovanni, da genitori marocchini, rappresenta una generazione di nuovi italiani. «Sono diventata ufficialmente italiana solo dopo aver compiuto i 18 anni. Trovo frustrante e umiliante che chi nasce qui si debba sentire straniero fino alla maggiore età. Così come sono umilianti quelle code in questura per rilasciare le impronte». Per il resto è una ragazza come le sue coetanee. Ha studiato al liceo artistico. «Ho dato la maturità lo stesso giorno in cui ho fatto l'esame di guida per la patente». L'esaminatore si è anche premurato di consigliarle di togliere quel velo per uscire dall'oppressione. «Perché ovviamente una donna oppressa va a prendere la patente per guidare la macchina». Tuttavia all'auto preferisce la bici. A Milano per necessità, «quando non me la rubano», e a Reggio Emilia, dove ora studia Management e comunicazione d'impresa, per comodità. All'università ha inseguito la sua passione per il mondo, laureandosi in lingue e letterature straniere. Parla, oltre all'italiano, l'arabo, il francese e l'inglese.

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Sul comodino ha sempre qualcuno dei grandi autori e una copia del Corano. Le cuffie invece servono perlopiù le note di Einaudi. Il cellulare continua a vibrare. Sono le centinaia di notifiche per le congratulazioni. «Mi hanno scritto davvero in tanti. Ho ricevuto un messaggio anche dal sindaco di Sesto e uno dall'Unione dei giovani ebrei d'Italia». I Giovani musulmani eleggono il primo presidente donna e ricevono le congratulazioni dai giovani ebrei. Forse questi ragazzi stanno davvero cambiando il mondo.

Non ci è dato sapere se tra quei testi ci sia anche qualcuno che porta la firma del fidanzato. «Quella è la mia vita privata. In ogni caso, non rientra tra i miei programmi sposarmi a breve. Al momento mi concentro sullo studio e sul Gmi». Quando la sessione estiva lo permette vola a Marrakech. L'unica città marocchina che ogni italiano conosce. «Un luogo meraviglioso che ti accoglie con colori e profumi. A ogni angolo ti riserva una sorpresa. Ti rapisce con la sua straordinaria bellezza». Ne approfitta anche per fare acquisti. «Una ragazza che veste in modo islamico fatica a trovare l'occorrente in Italia. Per questo ci affidiamo al web o sfruttiamo le nostre vacanze anche per fare shopping. Ogni volta che vado in Turchia ad esempio faccio il pieno di veli». Tutti colorati, non scuri. Possibilmente di seta, non pesanti e che non siano impegnativi. Nadia ha cominciato a mettere il velo a quindici anni. «Per mia scelta, e così deve essere pertutte le ragazze. Nessuna può essere obbligata. E allo stesso tempo tutte devono sentirsi libere di poterlo inc ossare, senza essere giudicate».

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