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La Palestina nel mondo del dopo guerra Un documento storico poco conosciuto, anche se di grande interesse, che riprendiamo per i nostri lettori. A cura di Giorgio Pavoncello Seconda e ultima parte (ieri abbiamo pubblicato la prima: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=67879) Significato dell’ opera compiuta
La testimonianza dello spirito nazionale degli Ebrei si ebbe in Palestina quattro anni fa prima dello scoppio di questa guerra, quando l’ex-Mufti, seguendo le direttive dell’Asse cercò di distruggere la Palestina ebraica con l'affamamento, interrompendo le loro comunicazioni, arrestando il lavoro e l’entrata di altri emigranti col terrore, con l’eccidio indiscriminato di uomini, donne e bambini. Mai prima d’allora si era manifestata più fortemente l’indipendenza economica e la forza del nostro popolo in Palestina, il suo profondo attaccamento alla sua antica terra, la sua energia creativa di fronte ad un costante, mortale pericolo. Non soltanto non vi fu alcun abbandono o ritirata dalle più piccole posizioni, ma continuo e molteplice sviluppo delle colonie agricole, assorbimento di nuovi emigranti, sviluppo industriale e conquista del mare, e creazione di una difesa militare quale la Palestina non aveva veduto da quando sotto il comando di Beniamino di Tiberiade gli Ebrei insieme con i loro alleati Persiani combatterono contro gli oppressori Bizantini. Una prova ancor più dura li aspettava con l’inizio di questa guerra. Come essi la sostennero può essere ben descritto con le parole di un recente messaggio di colui che dirige ora la nostra lotta politica in Palestina, Moshe Shertok: « Su questo mare di sofferenze e di orrori la Palestina si innalza oggi come una rocca di salvezza, un faro di speranza per l’Ebraismo agonizzante. Temprato contro le avversità nei quattro anni prima della guerra, l’Yishuv è ora chiamato di nuovo ad agire come l’avanguardia di tutto il popolo Ebraico ed a caricarsi delle tre maggiori responsabilità: la prima e più importante è la completa cooperazione alla difesa del Paese e alla campagna del Medio-Oriente, mobilitando tutte le risorse valide per un effettivo e rimarchevole contributo ebraico alla guerra sia nell’esercito che nelle industrie e nell’agricoltura. « La seconda è lo sforzo per salvare le vittime ebree della guerra. « La terza è la preparazione e il contributo più audace alla ricostruzione del dopo guerra. Ecco gli indici del nostro progresso : 125.000 uomini e donne sono iscritti al servizio militare. Migliaia di tecnici ebrei ed esperti operai sono occupati in opere belliche in Palestina e Medio-Oriente. L’industria ebraica impiega 35.000 operai che si occupano ora attivamente della produzione di guerra che è ora 8 volte maggiore del 1940. Molti giovani lavorano ora giorno e notte. Il Fondo Nazionale Ebraico ha acquistato 113.000 dunams di terreno durante la guerra. 18 nuove colonie sono state fondate coltivando nuove terre, per incrementare la produzione agricola ed ampliare lo spazio nelle nuove e vecchie colonie portando al massimo le loro risorse. Malgrado le vicissitudini della guerra decine di migliaia di rifugiati sono entrati in Palestina dal settembre 1939. La Palestina ebraica si concentra in un nuovo e supremo sforzo per la propria difesa e produzione. Migliaia di giovani dalle città si accingono a lavorare nelle fattorie, un gran numero è addestrato per la difesa nazionale, si stanno addestrando nuovi contingenti di reclute ». Il messaggio della Palestina Ma dobbiamo guardarci dalla pericolosa illusione che con l’annientamento del Nazismo il mondo sarà libero da tutti i suoi mali e il popolo ebraico dalla sua miseria. C’è qualcosa di fondamentalmente cattivo nell’attuale società umana se un Hitler può condurre il mondo intero a un tale estremo e c’è qualcosa di fondamentalmente cattivo nella situazione degli Ebrei se, ovunque si manifesti un turbamento sociale, gli Ebrei debbano essere prescelti come le prime e più torturate vittime. Una vittoria su Hitler non dovrà essere una fine, ma il principio di un nuovo ordine per il mondo e per noi. il nostro passato lavoro e progresso in Palestina daranno un doppio contributo al riassestamento della società umana ed al rifacimento della storia ebraica. Sarà la rocca sulla quale verrà edificato lo Stato Ebraico, ed uno Stato Ebraico significa uno Stato di Giustizia. Per raggiungere ciò sarà necessario uno sforzo supremo dall’intero popolo Ebreo nella Diaspora e in Palestina. L’America, l’Inghilterra, la Russia e gli altri popoli che conducono la grande battaglia dell’umanità per i suoi diritti, ci daranno certamente il loro aiuto. La nostra opera deve essere però compiuta da noi stessi: la Palestina sarà Ebraica come gli Ebrei la vorranno creare. http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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