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Informazione Corretta Rassegna Stampa
05.06.2017 IC7 - I commenti di Pablo Ellena, Riccardo Ghezzi: La prima volta a Gerusalemme con Informazione Corretta
Dal 28 maggio al 3 giugno 2017

Testata: Informazione Corretta
Data: 05 giugno 2017
Pagina: 1
Autore: Pablo Ellena, Riccardo Ghezzi
Titolo: «IC7 - I commenti di Pablo Ellena, Riccardo Ghezzi: La prima volta a Gerusalemme con Informazione Corretta»

IC7 - I commenti di Pablo Ellena, Riccardo Ghezzi
Dal 28 maggio al 3 giugno 2017

La prima volta a Gerusalemme con Informazione Corretta

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Il Muro occidentale, a Gerusalemme

Sono un pittore di trentasei anni amante della letteratura e della bellezza; due anni fa, appassionandomi alla storia di Israele ho cominciato a leggere Informazione Corretta, è così che sono venuto a sapere di questo viaggio. È così che sono venuto a confermare la meraviglia di una terra che riempiva di colore la mia immaginazione e andava oltre le tinte della mia tavolozza. Sono partito solo, senza conoscere i miei compagni di viaggio, i pellegrini che avrebbero affrontato questo cammino insieme a me in una terra amata, odiata, criticata, desiderata all'inverosimile. È stato un attimo entrare in contatto con le persone che si apprestavano ad esplorarla; il calore e la simpatia sono stati doni che hanno subito posto nelle mie mani e così mi sono sentito a casa ancor prima di arrivare, ma una volta varcato il confine di questo meraviglioso stato tutto si è confermato.

Sorvolando dall'alto il paese in aereo il mio cuore già sobbalzava. Vedere lo Skyline di Tel Aviv da lontano mentre ci dirigevamo tutti insieme a Gerusalemme un'emozione unica, come Pasolini quando arriva a New York e dice che è amareggiato di non essere sbarcato qui prima, magari quando era un giovane ventenne e aveva tutta l'energia ed entusiasmo che la vita ti regala a quell'età. Arrivati a Gerusalemme, vedendo la sua uniformità di colore interrotta dal verde che schizza fuori ovunque la mia testa ha perso il controllo ed il mio cuore ha cominciato a viaggiare. È lì che mi sono accorto di essere perduto per l'amore di questo paese.

Come in un sogno ho vissuto l'esperienza di vedere il muro occidentale, le strette e larghe strade della città che si snodano tra odori e colori passando da un culto all'altro. Mi sono immerso nella preghiera di me stesso perché Gerusalemme ti fa sentire al centro del mondo e importante come un conquistatore che si guadagna la sua roccia. I giorni passano in questo miscuglio di etnie e sapori e giorno dopo giorno i tuoi occhi non si abituano a vedere sempre cose diverse, a scoprire meraviglie sempre nuove. La città di David, il museo di arte contemporanea di Tel Aviv, il Santo sepolcro e l'Herodion, la Knesset e Yad Vashem mi hanno lasciato letteralmente a bocca aperta ma da amante dell'arte che vive da trent'anni in Europa l'archeologia e la meraviglia sono il mio pane quotidiano.

Le due cose che più mi hanno conquistato, sconvolto e lasciato una voragine di speranza ed amore nel cuore sono state la cena di Shabbat che abbiamo potuto fare con una famiglia di origine italiana e la sfilata delle bandiere il giorno dell'anniversario dell'unificazione di Gerusalemme. La prima è stata una bellissima esperienza, aver potuto vedere e sentire uno dei riti più umili e sacri per una famiglia ebraica, essermi potuto stringere a loro nella loro intimità, aver potuto parlare con uno dei loro figli ventunenne, riservista da due anni e mezzo nell'esercito e aver potuto constatare quanta tenacia e intelligenza le persone mettono nella causa della difesa del loro paese. L'ammirazione per la semplicità e la forza di queste persone mi hanno riempito cambiandomi per sempre. La seconda, la sfilata delle bandiere per le vie di Gerusalemme, dai quartieri nuovi alla città vecchia, mi ha divertito e reso orgoglioso di essere umano; orgoglioso di vedere un popolo sorridente e fiero di sventolare il loro simbolo cantando e danzando nel cuore pulsante della loro terra. Mi sono unito a centomila ragazzi vestiti di bianco che intonavano i loro inni sfilando con ordine, carisma ed energia per le strade di una città che possiede la storia come un tesoro unico al quale tutto possiamo aver accesso.

Questo canto corale che si innalzava dal suolo per raggiungere le nostre menti ha colpito il mio cuore e lo ha consegnato per sempre ad Israele; poiché quando una terra, una nazione così antica così come moderna può vantare di una forza umana così pura da contagiare i sorrisi delle anime che la popolano non puoi che abbandonarti alla sua corrente e diventare una parte pulsante di essa, un respiro unico con coloro che migliorano il loro futuro consegnandoci tutti ad un messaggio corale di pace e amore; luoghi comuni per società viziate come quelle in cui noi viviamo ma fondamentali per chi ha una tradizione legata a quelle mura. Tornerò sicuramente il prima possibile a Gerusalemme poiché come dice Fiamma Nirenstein: "la Gerusalemme celeste vince su quella terrestre nell'immaginazione di chiunque."

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Pablo Ellena

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Il primo viaggio in Israele non è stato soltanto il coronamento di un un desiderio covato da almeno quattro anni, ma soprattutto un’esperienza formativa. Forse è ancora presto per pensare che la vita, il carattere, le idee possano cambiare per un viaggio, non ci sono però dubbi sul fatto che venire a contatto con la realtà israeliana sia altamente formativo. Si può imparare tanto da un viaggio in Israele. Non solo dal punto di vista nozionistico, storico e archeologico, grazie al prezioso aiuto della guida Angela Polacco e al programma organizzato da Angelo Pezzana e Informazione Corretta.

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Le emozioni, gli insegnamenti tratti, l’atmosfera sono invece prerogativa di Israele e del suo popolo. Certo, non capita tutti i giorni di potersi trovare a Gerusalemme proprio in concomitanza con la visita del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e gli incantevoli festeggiamenti per i cinquant’anni della riunificazione della capitale. Il lungo corteo delle bandiere, i colori, la sobria allegria, la determinazione, la voglia di vivere in pace del popolo di Israele non possono che contagiare e restare nella mente e nel cuore, così come l’inimmaginabile spettacolo serale di luci presso la torre di David e gli splendidi arazzi di Chagall che illustrano passato, presente e futuro del popolo ebraico nella sala ricevimenti della Knesset, il parlamento israeliano.

Gli insegnamenti tratti sono invece meno romantici ed emozionali ma probabilmente più utili. Ad esempio, soltanto visitando Gerusalemme e Betlemme si può capire la differenza tra democrazia e regime. La differenza tra un popolo che festeggia con allegra spensieratezza ed un altro costretto a transitare davanti alle gigantografie di Arafat ed Abu Mazen ogni volta che si reca ad una centrale di polizia. E soltanto stando in quei luoghi si può capire quanto il problema dell’area sia esclusivamente la cieca e ostinata leadership araba che si rifiuta di riconoscere la legittimità di Israele e di convivere con il popolo ebraico. In Israele non c’è apartheid ma voglia di condividere, non c’è genocidio ma desiderio di vivere in pace e allegria, non esistono discriminazioni.

Quando lo capiranno anche i vicini (e i lontani che credono alla propaganda), cesserà subito ogni conflitto. Qualcuno potrebbe replicare: “C’erano dubbi?”. Forse no, ma Israele è capace di stupire anche in positivo. Basta visitarlo.

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Riccardo Ghezzi, direttore dell'
Informale


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