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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
08.01.2017 Quel farmacista nella Cracovia occupata dai nazisti
Lo racconta Giorgio Dell'Arti

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 08 gennaio 2017
Pagina: 28
Autore: Giorgio Dell'Arti
Titolo: «Il farmacista virtuoso del ghetto»

Riprendiamo dal SOLE24ORE DOMENICA di oggi, 08/01/2017, a pag.28, con il titolo "Il farmacista virtuoso del ghetto ", la recensione di Giorgio Dell'Arti.

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Giorgio Dell'Arti              La copertina

Cracovia fu occupata nella prima settimana del settembre 1939. Secondo un censimento vi risiedevano 64.428 ebrei, ma probabilmente il loro numero era superiore a 70.000. Tadeus. Tadeus Pankiewicz, proprietario della farmacia All'Aquila al numero 18 di piazza Zgody, unica delle quattro farmacie del quartiere a essere stata inclusa nel territorio del ghetto. Decise di rifiutare l'offerta dei tedeschi di lasciarla in cambio di una delle farmacie confiscate agli ebrei in città e restò in quel tragico rione per due anni e mezzo.
Judenrat. Nel ghetto fungeva da rappresentanza ufficiale degli ebrei lo Judenrat che aveva sede sulla piazza del Mercato di Podgórze nello stesso edificio in cui si trovava la centrale della polizia tedesca: lì furono concepiti i progetti più crudeli e più criminosi nei riguardi degli ebrei. Lì si svolgevano gli interrogatori, abbinando botte e torture. Nel piano interrato, ancora dopo la guerra, si potevano vedere le tracce di sangue, i segni dei graffi fatti con le unghie e quelli lasciati dalle pallottole che avevano ucciso polacchi ed ebrei.
Bousko. Il poliziotto Bousko, nato a Vienna, figlio di un impiegato, quando aveva una decina d'anni fu mandato in un monastero perché si facesse prete. Dopo qualche mese fuggì e si mise a girare il mondo. Percorse tutta l'Europa meridionale a piedi e arrivò fino in Turchia. Alla fine delle sue peregrinazioni tornò a Vienna ed entrò nella polizia. Divenne un accanito nazional-socialista. Hitler era il suo dio. Fu uno dei primi poliziotti austriaci a iscriversi al partito. Già al tempo di Dollfuss era entrato segretamente a far parte delle SS. Dopo l'annessione dell'Austria, però, si trasformò in un feroce nemico di Hitler. Primo nel seguirlo, fu il primo a voltargli le spalle. Verso la popolazione ebraica manteneva un comportamento relativamente benevolo. La sua compassione durante le operazioni era sincera; dava una mano, per quanto gli era possibile, ma lo faceva abilmente, senza suscitare i sospetti dei suoi colleghi. «Le mie urla sono la maschera migliore del mio stato d'animo», diceva spesso, e tutti sapevano che era vero. Finì fucilato nel 1944 dopo aver tentato di disertare.
Espulsioni. «il primo ordine di espulsione sembrò piuttosto innocuo: a causa del sovraffollamento nel ghetto, per garantire a chi restava le migliori condizioni abitative possibili ed evitare i rischi di contagi, le autorità si vedevano costrette a trasferire una parte della popolazione ebraica. Ognuno, comunque, era autorizzato a prendere con sé tutto ciò che poteva portare. Perciò al primo convoglio si presentò con quasi tutti i propri averi che furono sequestrati soltanto alla stazione di Plaszów; ma non ci furono perquisizioni personali: queste ebbero luogo a destinazione. Per la seconda deportazione i tedeschi ricorsero già a un altro metodo: procedettero immediatamente alla perquisizione personale e si impadronirono di tutto ciò che capitò loro tra le mani. E ciò che non trovarono fu rapinato dai loro colleghi nel luogo di destinazione. Al momento della terza deportazione, le persone sorprese prive di Blauschein furono arrestate sul posto, né fu loro concesso di prendere alcunché da casa».
Quarta. Alla quarta deportazione, il 28 ottobre 1942, gli ebrei si organizzarono dei nascondigli. Chi aveva un lavoro poteva lasciare il ghetto. Gli altri dovevano uscire e radunarsi nel luogo indicato dai tedeschi entro le 10 del mattino, pena la fucilazione. Sulla piazza arrivavano senza sosta nuovi gruppi di persone inseguite e percosse con il calcio dei fucili tra le urla incessanti delle SS. «"Alle Männer und Frauen gehen ruhig nach Hause" ("Tutti gli uomini e tutte le donne tornino tranquillamente a casa"), dice Haase, l'ufficiale nazista. Il silenzio è rotto dalle grida di gioia di centinaia di persone che hanno udito queste parole. Ma la gioia dura poco. il braccio di Haase si leva nuovamente, e nuovamente scende un silenzio mortale, e di nuovo piovono parole tedesche: "Um ihre notwendigste sache mitzunehmen. Getto ist judenrein!"("Per prendere gli effetti di prima necessità. Il ghetto viene ripulito dagli ebrei!")».
Notizie tratte da: Tadeus Pankiewicz, Il farmacista del ghetto di Cracovia, ed. Utet, pagg. 276, euro 16,00

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