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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
26.10.2014 Tutte le opere di Primo Levi in Usa in edizione integrale
Commento di Domenico Scarpa

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 26 ottobre 2014
Pagina: 29
Autore:
Titolo: «Il vero Primo, in americano»

Giovedì 30 ottobre Domenico Scarpa terrà a Torino, con Ann Goldstein, la VI Lezione Primo Levi organizzata dall'omonimo Centro internazionale di studi (ore 17.30, Centro incontri della Regione Piemonte, corso Stati Uniti 23). Intitolata In un'altra lingua, la Lezione sarà replicata a Milano il novembre (Auditorium Memoriale della Shoah, p.za E.J. Safra 1, ore 17.30) e a Roma il 6 (Centro Ebraico 11 Pitigliani, v. Arco de' Tolomei 1, ore 18.30). Nella primavera 2013 la Lezione diventerà un volume bilingue, italiano-inglese, pubblicato da Einaudi. Della Lezione, legata al lavoro di Goldstein e Scarpa sulla nuova edizione americana di tutte le opere di Primo Levi. 

Domenico Scarpa           Ann Goldstein

                                                     * * *  

Riprendiamo dal SOLE24ORE-DOMENICA di oggi, 26/10/2014,a pag.29, con il titolo "Il vero Primo, in americano "  l'articolo di Domenico Scarpa. Nell'autunno 2015 l'editore americano Norton pubblicherà l'opera completa di Primo Levi in edizione integrale.

 
Primo Levi

Ai tempi del flusso più intenso di emigrazione italiana verso gli Stati Uniti, tra il 1880 e il 192o, quei cercatori di fortuna in arrivo da paesi sì e no segnati sulle carte geografiche, non appena sbarcati a New York cadevano nelle mani di connazionali furbi che, invece di offrirgli assistenza e solidarietà, li sfruttavano in tutti i modi. Famigerati i «banchisti», i gerenti di piccole banche private irregolari che non offrivano garanzie, e che il più delle volte sparivano con la cassa. Un giovane ma già celebre economista, Luigi Einaudi, così commentava in un articolo di fondo apparso su «La Stampa» del 4 giugno 1897: «IL più doloroso si è che le misere sorti degli italiani sono dovute in gran parte ai loro stessi connazionali». Questi personaggi che si dedicavano a vessare i propri connazionali venivano chiamati, nel gergo di Little Italy, «prominenti»: e qui il lettore di Primo Levi che non conoscesse questa vecchia storia farà un salto, non solo di meraviglia: un salto dall'America fine Ottocento ai Lager nazisti, dove i prigionieri che godevano di mansioni o posizioni privilegiate venivano detti «Prominenten». Se ne parla nel capitolo «I sommersi e i salvati» di Se questo è un uomo e se ne riparlerà quarant'anni più tardi in I sommersi e i salvati. Così come i prominenti di Little Italy erano italiani, allo stesso modo furono ebrei molti Pro-minenten del Lager di Auschwitz III-Monowitz, dove Levi fu rinchiuso: collaborazionisti ebrei, dunque, in luoghi di sterminio dove gli ebrei furono oltre il novanta per cento delle vittime. È la situazione sulla quale Levi impianta il celebre saggio dei Sommersi dedicato alla «zona grigia». Prominenti, Prominenten: questo termine tecnico indica una sorta di traduzione anticipata di Primo Levi in terra americana, prima ancora che lui venisse al mondo. La coincidenza appare significativa oggi che un editore americano, Norton-Liveright, si accinge a varare una iniziativa senza precedenti per la cultura italiana: la pubblicazione di tutte le opere di Primo Levi, comprese le pagine sparse, in traduzioni nuove o rivedute per l'occasione. Nei Complete Works di Levi, che usciranno nell'autunno 2015, i libri dell'autore italiano avranno lo stesso assetto delle edizioni originali. Saranno dunque cancellati gli adattamenti e tagli cui l'opera di Levi - talvolta per buone ragioni editoriali - era stata sottoposta negli Stati Uniti. L'opera omnia di un autore cardine del Novecento, dunque, ritradotta in maniera esaustiva e sincronica, offerta al pubblico con apparati storico-critici firmati dal Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino. Mai si era verificato un evento del genere per un autore italiano antico o moderno. Il lungo lavoro sulle nuove traduzioni è stato coordinato da Ann Goldstein, editor presso il «New Yorker», che firma anche La tregua e Il sistema periodico. E non è un caso che Goldstein, traduttrice dall'italiano di lunga esperienza e di orecchio finissimo, facesse parte dell'équipe che l'anno scorso ha licenziato la prima versione integrale in lingua inglese dello Zibaldone di Leopardi. Leggere in italiano, ricopiare in inglese: questo il compito cui si sono dedicati i nuovi traduttori americani che, parafrasando Raymond Carver, si sono chiesti che cosa traduciamo quando traduciamo Primo Levi. La risposta è complessa. Diciamo intanto che Se questo è un uomo è il più grande libro d'avventure del Novecento. Sarà pure scandaloso definirlo così, ma visto che è anche il libro d'avventure più bello del secolo scorso lo scandalo raddoppia. Ora, persino per il lettore italiano i libri di Levi appaiono scritti in un'altra lingua, una lingua straniera: perché Levi ci ha restituito l'esperienza del Lager come se la traducesse da un'altra lingua, e nelle sue opere ha creato mondi linguistici ogni volta diversi. Tutto questo dovrà traversare l'oceano tangibile e metaforico della differenza tra le lingue. Se questo è il lavoro affrontato dalla nuova edizione americana, qui si pub accennare un discorso più ampio. Quasi tutta la letteratura italiana che ha avuto successo internazionale dopo il 1945 è uscita dall'esperienza delle guerre mondiali: una letteratura superstite, di sopravvissuti. Una letteratura che ha saputo fare dell'umorismo, dell'autoironia, sui disastri della guerra e sulle disavventure dell'eroe in guerra. Il superstite, cioè la persona che in una guerra totale ha saputo arrangiarsi per non morire, è il nostro eroe nazionale del Novecento. Nell'immaginazione letteraria - e non solo letteraria - del secolo scorso gli italiani sono stati un popolo di geniali sconfitti, capaci di raccontare meravigliose avventure nel pieno di una storia che minacciava di spazzarli via. E a volte la sopravvivenza consisteva proprio nel descrivere il cammino all'ingiù lungo il quale si finisce per soccombere, altre volte consisteva nel lottare con tutte le forze, con tutta l'immaginazione, per illudersi di aver vinto. Hanno narrato la gloria della sconfitta autori come Elsa Morante, Pasolini e Tomasi di Lampedusa, mentre l'illusione della vittoria è toccata a Ungaretti, a Carlo Levi, a Calvino, a Eco. Tra coloro che hanno parlato direttamente della sopravvivenza troviamo invece Montale, Eduardo De Filippo e Primo Levi. Tra gli scrittori della sopravvivenza c'è infine Gadda, lettura difficile quanto prestigiosa per il pubblico anglofono, che con la sua Cognizione del dolore ci offre una sintesi di questo talento italico: «cognizione del dolore», cioè una moralità attiva, un senso della realtà, un radicamento della comunità dei propri simili, che non riguardano l'uno o l'altro personaggio, ma di cui è portatore l'insieme del racconto. «La cognizione del dolore», titolo che sarebbe un'ottima traduzione - dall'italiano all'italiano - del titolo «Se questo è un uomo».

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