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Avvenire Rassegna Stampa
06.09.2017 I prelati cristiani di Gerusalemme attaccano Israele e Corte suprema: 'Violato lo status quo'
Nel commento di Giorgio Bernardelli il doppio standard delle Chiese

Testata: Avvenire
Data: 06 settembre 2017
Pagina: 14
Autore: Giorgio Bernardelli
Titolo: «Allarme delle Chiese cristiane»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 06/09/2017, a pag.14, con il titolo "Allarme delle Chiese cristiane", il commento di Giorgio Bernardelli.

Il documento firmato dalle Chiese cristiane di Gerusalemme è tipico dell'atteggiamento che queste istituzioni hanno da decenni verso lo Stato ebraico. Invece di riflettere sulla fuga e la persecuzione dei cristiani da tutti i luoghi controllati da musulmani (inclusa la vicina Gaza e i territori dell'Anp di Abu Mazen), i prelati preferiscono accusare Israele di "sistematico attacco allo Status quo". Un doppio standard di giudizio evidente, funzionale però alla demonizzazione di Israele e delle sue istituzioni (in questo caso la Corte suprema israeliana, di cui il documento contesta le decisioni).

Ecco il pezzo:

Immagine correlata
Cristiani a Gerusalemme

"A Gerusalemme è in corso «un sistematico attacco allo Status quo» che regola i rapporti tra le confessioni religiose. E questo ha gravi conseguenze «sull'integrità di Gerusalemme e sul benessere delle comunità cristiane della Terra Santa, così come sulla stabilità della nostra società». A scriverlo in un nuovo documento comune sono i patriarchi e i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, che - a partire da una vicenda che tocca direttamente alcune proprietà immobiliari del patriarcato greco-ortodosso - denunciano la presenza di nuove minacce al volto plurale della Città Santa.

 

A preoccupare è una sentenza del 1 agosto con la quale la Corte distrettuale di Gerusalemme ha rigettato la richiesta di annullamento di una compravendita di due alberghi della zona della Porta di Jaffa, nel quartiere cristiano della Città Vecchia, finiti nelle mani dell'Ateret Cohanim (uno dei più importanti movimenti della destra religiosa ebraica). Il patriarcato greco-ortodosso sostiene di essere stato truffato in questa vicenda dal proprio amministratore, che avrebbe venduto gli immobili senza averne il mandato, intascando anche una tangente dal movimento legato ai coloni prima di fuggire all'estero. il giudice non ha però accolto questa tesi dichiarando i contratti nelle mani dell'Ateret Cohanim pienamente validi.

II patriarca Teofilo III così ha annunciato l'intenzione di ricorrere alla Corte suprema israeliana per ribaltare la decisione ed è sostenuto in questa battaglia da tutte le Chiese. Al di là della sorte dei due alberghi, in gioco c'è una questione più generale: i tentativi di mutare il volto della Città Vecchia di Gerusalemme, andando a togliere spazi alle confessioni religiose non ebraiche. Ad aggravare ulteriormente il quadro - tra l'altro - in queste settimane è spuntato un nuovo disegno di legge sottoscritto da un terzo dei deputati della Knesset che, per ragioni nazionaliste, mirerebbe a limitare i diritti delle Chiese nelle compravendite delle loro proprietà a Gerusalemme. «Vediamo in queste azioni un tentativo sistematico per minare l'integrità della Città Santa e indebolire la presenza cristiana», scrivono i capi delle Chiese di Gerusalemme, ricordando che «una comunità cristiana dinamica evivace è un elemento essenziale nella composizione della nostra società».

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lettere@avvenire.it

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