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Avvenire Rassegna Stampa
01.09.2017 Tra Vaticano e rabbini, non viene sciolto il nodo Israele
Lo riporta in modo idilliaco Gianni Cardinale

Testata: Avvenire
Data: 01 settembre 2017
Pagina: 6
Autore: Gianni Cardinale
Titolo: «Roma e Gerusalemme più vicine»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 01/09/2017, a pag. 6, con il titolo "Roma e Gerusalemme più vicine", il commento di Gianni Cardinale.

Ampio spazio su Avvenire alle parole di pace tra rabbini e alti prelati della Chiesa Cattolica. Quello che non viene affrontato, è il rapporto tra Santa Sede e Stato di Israele. Nei documenti ufficiali e nelle dichiarazioni il Vaticano evita di citare Israele, preferendo l'espressione "Terra Santa", ha una politica estera ostile allo Stato ebraico e i quotidiani cattolici, come Avvenire e L'Osservatore Romano, sono tra i peggiori in Italia nella disinformazione contro Israele. Questi sono punti di cui il Vaticano dovrebbe rendere conto, prima di discutere dell'amore del prossimo.

Ecco l'articolo:

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Chiesa cattolica ed ebraismo stanno «attraversando un fecondo momento di dialogo». Lo ribadisce Papa Francesco rivolgendosi ai rappresentanti della Conferenza dei rabbini europei, del Consiglio rabbinico d'America e della Commissione del Gran rabbinato d'Israele ricevuti in Vaticano. Nel corso dell'udienza - presente anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, vicepresidente della Conferenza europea - è stato consegnato al Pontefice un documento titolato "Tra Gerusalemme e Roma", una riflessione sui rapporti tra Chiesa ed ebraismo a 50 anni dalla dichiarazione conciliare Nostra aetate. Un documento «rilevante», spiega in questa pagina il vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione Cei episcopale per l'ecumenismo e il dialogo, perché espressione autorevole della componente "ortodossa" del mondo ebraico che riconosce il cammino positivo intrapreso dalla Chiesa cattolica negli ultimi 50 anni.

Nel suo discorso, che pubblichiamo integralmente, Papa ha sottolineato in particolare alcuni punti del documento in questione. «È un testo - ha commentato - che tributa particolari riconoscimenti alla Dichiarazione conciliare Nostra aetate, che nel suo quarto capitolo costituisce per noi la "magna charta" del dialogo col mondo ebraico: infatti la sua progressiva attuazione ha permesso ai nostri rapporti di diventare sempre più amichevoli e fraterni». Il vescovo di Roma ha inoltre riconosciuto come «nel corso degli ultimi decenni ci siamo così potuti avvicinare, dialogando in modo efficace e fruttuoso; abbiamo approfondito la nostra conoscenza reciproca e intensificato i nostri vincoli di amicizia». La Dichiarazione consegnata ieri «non nasconde, comunque, le differenze teologiche delle tradizioni di fede». «Tuttavia - ha aggiunto papa Francesco - esprime la ferma volontà di collaborare più strettamente oggi e in futuro». Il Pontefice ha quindi rimarcato l'invito presente nel documento ai cattolici affinché siano «partner, stretti alleati, amici e fratelli nella ricerca comune di un mondo migliore che possa godere pace, giustizia sociale e sicurezza».

Il Papa infine non ha mancato di esprimere i suoi «migliori auguri per il nuovo anno ebraico, che inizierà tra poche settimane». Papa Francesco ha iniziato il suo discorso ringraziando il rabbino di Mosca Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei, per l'indirizzo d'omaggio che gli aveva rivolto in precedenza a nome dei presenti. Saluto nel quale aveva utilizzato le parole pronunciate dallo stesso Francesco durante la visita al tempio maggiore di Roma nel 2016, e cioè: «Da nemici ed estranei, siamo diventati amici e fratelli». Richiamando la dichiarazione conciliare Nostra aetate, Goldschmidt - riferisce L'Osservatore Romano - ha sottolineato come, dopo gli iniziali scetticismi, il mondo ebraico abbia verificato che i cambiamenti sono stati «autentici, sinceri e profondi», e ha ribadito come su questo solco si debba proseguire per la costruzione, insieme, di un mondo migliore. Un mondo, ha detto il rabbino di Mosca, che oggi, a oltre settant'anni dalla fine del conflitto mondiale, è ancora tormentato dalle guerre tra le nazioni, dal razzismo e da chi, «usando il nome di Dio invano», porta «morte, distruzione e sofferenze». Un mondo, ha aggiunto, che vede spesso zittite le voci di chi parla a favore della dignità dell'uomo. In un contesto così difficile, «oggi più che mai, occorre seguire il cammino di Dio, che ci ha detto di scegliere la vita e di amare il prossimo».

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