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Avvenire Rassegna Stampa
28.02.2017 Avvenire e i Beduini: ecco come inganna i propri lettori
Baracche che diventano villaggi

Testata: Avvenire
Data: 28 febbraio 2017
Pagina: 15
Autore: La redazione
Titolo: «Israele: controffensiva delle Ong per il villaggio beduino»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 28/02/2017, a pag.15, con il titolo" Israele: controffensiva delle Ong per il villaggio beduino" un redazionale totalmente disinformante.

Risultati immagini per Khan al-Ahmar,
Questo sarebbe il villggio in questione, foto pubblicata anche da Avvenire

Già definire villaggio un insieme di baraccche - che i lettori di Avvenire  ancora in grado di ragionare possono rendersi conto dalla foto pubblicata accanto all'articolo- è la prova della disinformazione che il giornale dei vescovi propina ai propri lettori.
1. Che le organizzazioni 'umanitarie' prendano posizione contro il decreto israeliano che vieta le costruzioni illegali - pratica comune in tutti gli stati, ma che non deve valere per Israele- è già di per sè la negazione dello stato di diritto. I beduini erano sempre stati popolazioni nomade, quando Israele nel 1948 divenne Stato, ai beduini venne data la possibilità di stanziarsi stabilmente, cosa che è avvenuta con parecchie difficolltà, stante le tradizioni fortemente radicate. Omettere la storia dei beduini equivale a ingannare chi legge, fatto abituale per Avvenire, anche se inaccettabile.
2. In quanto ai finaziamenti europei attendiamo sempre un resoconto preciso di come sono stati investiti, in particolare chi sono stati i beneficiari. E' nota la corruzione dell'Autorità Palestinese, quasi sempre la destinataria di quel fiume di denaro.
3. Sulle Ong non ci dilunghiamo, IC ne scrive spesso e i nostri lettori conoscono bene la loro funzione, schierata platealmente contro Israele per delegittimarne l'immagine.

Ecco il pezzo:

Sono 21 le organizzazioni umanitarie che si stanno mobilitando per fermare la demolizione di Khan al-Ahmar, il villaggio beduino che sorge sta sulla strada tra Gerusalemme e Gerico, in Cisgiordania, ma in 'Area C", e quindi sotto controllo israeliano. Come scritto da Avvenire settimana scorsa, il villaggio - baracche di legno e lamiera che ospitano una ventina di famiglie (circa 130 persone) -, rischia di essere smobilitato perché considerato illegale dal governo dello Stato ebraico (che d'altra parte, però, non consente a questa gente, costretta 70 anni fa a fuggire dalla sua terra, il Negev, di mettersi in regola poiché non concede permessi edilizi). Nel villaggio c'è anche la "Scuola di gomme", fondata nel 2009 dalla Ong Vento di Terra, che accoglie 180 bambini, di Khan al-Ahmar e di tutti i villaggi intorno. Si chiama così perché fatta di pneumatici, unica soluzione praticabile vista l'impossibilità di costruire in cemento. Settimana scorsa, esercito e forze di polizia sono entrati nel villaggio rilasciando 42 ordini militari che mettono a rischio di demolizione ogni struttura. E molte delle strutture minacciate sono state costruite nel quadro di programmi umanitari finanziati dal Governo italiano, inclusa la Scuola di gomme. A rischio sono anche altre iniziative italiane, come quelle di Oxfam, che comprende progetti a sostegno delle donne impegnate nella filiera lattiero-casearia Le Ong operanti nell'area su progetti umanitari e a difesa dei diritti umani chiedono dunque al Governo italiano, all'Unione Europea, ai suoi Stati membri, e alla Comunità internazionale di adottare misure concrete per impedire il trasferimento forzato della comunità beduina di Khan al-Ahmar. 

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lettere@avvenire.it

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