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Due opinioni diverse sull'ultra-ortodossia 28/07/2016

L'articolo di A. Pezzana "Haredim: indigenti e ignoranti" non fa onore alla vostra testata: e' un classico esempio di disinformazione basata su pregiudizi e stereotipi di chi non sa e non vuole sapere nulla di una realta' che ha deciso di delegittimare aprioristicamente in base ai propri sentimenti di odio gratuito nei confronti della stessa. Esattamente lo stesso rapporto che esiste tra il cosiddetto "antisionismo" e l'antisemitismo che ne e' la vera radice e che palesa la malafede che c'e' nella disinformazione. Inoltre l'espressione "mestieri non qualificati" denota un classismo (=razzismo verso le classi sociali meno abbienti) indegno di una testata come la vostra. Questo per quanto riguarda il metodo; per il merito della questione, mi permetto di ricordare che come in ogni societa' ci sono vari livelli di ricchezza, vari lavori piu' o meno "qualificati" (o remunerativi?), vari livelli di conoscenza e di ignoranza in una varieta' di tipi di sapere etc... Cosi' anche nella societa' Haridi ci sono tutte queste caratteristiche e persone che LAVORANO e PAGANO LE TASSE come tutto il resto dei cittadini israeliani. Certo non tutti sono ingegneri o medici o avvocati, ci sono cassieri di supermercati, portantini di ospedale, ambulanzisti, elettricisti, badanti e anche tanti insegnanti (magari di materie che non porteranno ad apprendere un "mestiere qualificato" ma a diventare rabbino o mashgiach). E' pur vero che ci sono molti Haridim che optano per rimanere nel mondo dello studio della Torah e di mantenersi con il lavoro della moglie e con il sussidio che ricevono dalla Yeshiva', pero' questo sussidio viene da donazioni di privati. Oggi il sussidio previdenziale erogato dallo stato per i figli minori e' assolutamente insufficiente per il mantenimento di una famiglia. Comunque ribadisco la mia opinione: questo articolo e' proprio un esempio di disinformazione scorretta.

 Gentile Anonimo, in assenza del suo nome scriviamo la sua e-mail sirjoe@012.net.il per garantire i nostri lettori della veridicità dalla medesima.
Procederò per punti:
1) mi accusa di giudizi e stereotipi quando chiunque può leggere una rassegna stampa dei media israeliani della settimana scorsa per rendersi conto della realtà di quanto ho scritto. Tutti i partiti, tranne i due religiosi, hanno bollato con parole molto più infuocate delle mie l'influenza del rabbinato ultra ortodosso sulla società israeliana.
2) " mestiere non qualificato" è una definizione sociologica, che rivela una impreparazione del soggetto. In questo caso gli sono mancati quegli studi che gli avrebbero permesso una qualificazione adeguata
3) lo Stato finanzia le scuole private degli ultra ortodossi, che però escludono tutte le materie scientifiche e l'inglese, e questo avviene per il mancato controllo del governo, a favore dello studio prioritario dei testi sacri. Questo vuol dire che le Yeshivot usano il denaro dei contribuenti per finanziare delle strutture che produrranno generazioni di cittadini non in grado di integrarsi in una società dinamica e moderna come quella israeliana.
4) Chiami queste mie opinioni come vuole, la realtà rimane questa. Dice un proverbio 'non chiedere all'oste se il vino è buono'. Capisco il suo modo di vedere le cose, ma non lo condivido. Per me Gerusalemme è la capitale, unita e indivisibile, di Israele, come ci ricorda sempre Deborah Fait, non mi è mai piaciuto sentirla chiamare 'città santa', un po' la Santa Sede vaticana di Israele. Purtroppo è anche la città più povera del paese e questo a causa della visione arretrata di cui sopra.
(a.p)


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