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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Enrico Franceschini, L’uomo della città vecchia 25/06/2013

L’uomo della città vecchia                      Enrico Franceschini
Feltrinelli                                                      Euro 15

Una spy story di Enrico Franceschini ambientata a Gerusalemme.

L'opera narrativa di Enrico Franceschini - vado a memoria, ma non credo di essere tanto lontano dal vero - presenta tre ingredienti principali e ricorrenti: un autobiografismo neanche troppo dissimulato, un'ambientazione storico-geografica e politica molto precisa, e infine il guizzo fantastico proprio del narratore, tanto più efficace, plausibile, perché nasce da una materia concreta e conosciuta a menadito.

Questi tre elementi si ritrovano ora, portati al diapason, ne L'uomo della città vecchia (Feltrinelli). A cominciare dall'autobiografismo: perché è davvero difficile non riconoscere Enrico nei panni di Paolo Farneti, inviato del quotidiano la Tribuna, che il giornale manda a "coprire" la storica visita di papa Wojtyla, nel marzo del 2000, a Gerusalemme. Guarda caso la stessa città dove Franceschini, giusto in quegli anni, ha egregiamente svolto il compito di corrispondente per il nostro giornale. Chi dunque meglio di lui poteva raccontarci l'inestricabile groviglio religioso, storico e politico dell'ombelico delle tre religioni monoteiste? Culla, al medesimo tempo, della più alta spiritualità e del peggior fanatismo? Oltre che incrocio ideale dei giochi politicodiplomatici e spionistici di mezzo pianeta?

Così lo scrittore Franceschini, appoggiandosi al suo alter ego giornalistico Farneti, ci offre un affresco minuzioso di quell'enigmatico puzzle. Ci fa vedere l'indimenticabile luce diurna che cade dal cielo sull’onnipresente pietra della Città Santa e assieme la luce notturna di una Tel Aviv insonne e febbrile. Ci fa incontrare il pingue, golosissimo Arafat mentre ingolla pasticcini nel suo improbabile ufficio di Ramallah e subito dopo lo sceicco Yassin, capo spirituale di Hamas: piccolo corvo dalle unghie sporche e lunghissime, "quasi femminili". Ci racconta la follia degli ebrei ultraortodossi e quella dei terroristi palestinesi, senza per questo dimenticare il feroce pollaio quotidiano alimentato dalle tante anime della cristianità nel Santo Sepolcro. Infine, quando capisce che il lettore è nelle sue mani, le mani di una guida esperta e sicura, gioca una dopo l'altra le carte della fantasia. Ma lo fa con scaltrezza, sempre bordeggiando il reale. Tanto che il lettore, trascinato ormai in mare aperto, si chiede a ogni momento fino a che punto i fatti narrati siano o meno accaduti.

Per certo è reale la storica visita del vecchio Papa polacco, che arranca sulla ripida scala di ferro che conduce al Golgota dopo aver chiesto perdono alla comunità ebraica per quanto la Chiesa le ha fatto patire in duemila anni di storia. Ed è attorno a questa visita che si snoda il racconto e l'intrigo comincia. Perché a Pietro Marulli, frate domenicano direttore dell'École biblique di Gerusalemme, ma soprattutto agente dell'efficientissimo servizio segreto del Vaticano Entità, viene affidato l'incarico di distruggere la prova che metterebbe a rischio la base stessa della cristianità. Ovvero il corpo imbalsamato del Cristo, che un gruppo di ebrei ultraortodossi dichiara di aver ritrovato avvolto in un sudario in una cantina della Città Vecchia. Corpo che verrà mostrato al mondo intero in occasione dell'arrivo del Papa: la prova provata dell'ultramillenario inganno sulla resurrezione del Figlio di Dio.

Al fianco di Pietro, in questa mission impossible, c'è un agente segreto israeliano, la bellissima Maya Mazin. E da ultimo viene coinvolto anche Paolo Farneti, amico fraterno di Marulli nei lontani tempi dell'Autonomia bolognese, quando il futuro giornalista contrasse nei suoi confronti un debito gigantesco: i due infatti erano insieme mentre trasportavano bottiglie molotov dentro un'automobile, ma soltanto Marulli - colto in fragrante - pagò con la galera. Dieci anni, senza mai fare il nome dell'amico.

All'interno dello strano terzetto si sviluppano dinamiche sentimentali decisamente diverse da quelle che si potevano immaginare, ma ancor più imprevedibile è lo sviluppo politico e religioso dell'intera vicenda. Tra attentati mancati, azioni spettacolari e toccanti cerimonie pubbliche, i servizi segreti di mezzo mondo (Israele, Vaticano, Stati Uniti, Olp) disputano la loro personale partita, nella quale intervengono anche Hamas e al Qaeda. E come spesso accade in Medio Oriente, "il gioco a specchi" finisce per risultare indecifrabile. Ciascuno comunque paga un prezzo e assieme cerca di trarre un vantaggio. A cominciare dalla Chiesa, paradossalmente la più interessata di tutte a far scomparire quel corpo, che potrebbe essere davvero quello di Cristo.

L'editore, presentando il romanzo, scrive che Franceschini - per imbastire la sua storia rocambolesca si ispira ai modelli Clancy e Forsythe. Può essere. Per certo si percepisce in modo chiaro quanto Franceschini si sia divertito a concepire e montare questa vicenda assieme fantastica e reale. Che il lettore prima legge con gusto sulla pagina scritta. E poi immagina di vedere trasposta su uno schermo cinematografico.

Franco Marcoaldi
La Repubblica


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