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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Ronaldo Wrobel, Traducendo Hannah 03/06/2013

Traducendo Hannah                     Ronaldo Wrobel
Traduzione di Vincenzo Barca
Giuntina                                                 euro 15

Ci sono libri che riconciliano con il piacere della lettura.
Libri che rimangono dentro e una volta terminata la lettura è difficile riporli nello scaffale della libreria tanta è la voglia di ripercorrere quelle pagine che ci hanno tenuto buona compagnia.
Leggendo il bel libro di Ronaldo Wrobel - avvocato, scrittore di romanzi e collaboratore del mensile Menorah – ho ricordato la citazione di Roland Barthes a proposito de “il piacere del testo” che si incontra ogni qual volta prendiamo fra le mani romanzi capaci di catturare la nostra attenzione fin dall’inizio per poi conservarla sino alla fine. Quando facciamo la conoscenza di personaggi che, chiuso il libro, ci spiace abbandonare perché li abbiamo sentiti autentici. Quando viviamo tutta l’intensità della storia raccontata.
A questa categoria di opere preziose appartiene senza dubbio “Traducendo Hannah” edito da Giuntina, la casa editrice della famiglia Vogelman che, sin dalla sua fondazione nel 1980, ci regala ad ogni nuova pubblicazione veri gioielli letterari.
Sullo sfondo del Brasile degli anni precedenti la seconda guerra mondiale, quello del regime di Getùlio Vargas, i cui ritratti campeggiano un po’ ovunque nel romanzo, Wrobel ci narra una storia che ha il sapore di un’epopea yiddish, un racconto di coraggio, sopravvivenza e spionaggio, il cui filo conduttore è un amore tanto inafferrabile quanto intenso.
Dalla città di Katowice in Polonia dove svolgeva la professione di calzolaio con il padre Lew, l’ebreo Max Kutner – che in realtà si chiama Goldman - approda nella calda e ospitale Rio de Janeiro pullulante di spie e rifugiati europei (“…Rio de Janeiro era diversa. Le stagioni dell’anno si assomigliavano tra loro e i cicli della natura si notavano solo nelle fiere e nei mercati con i loro prodotti di stagione”).
Max che sin dal suo arrivo in Brasile “aveva scelto di vivere senza dare nell’occhio” e la cui unica aspirazione è aggiustare scarpe nel negozietto in Rua Visconde de Itaùna, racchiude un segreto che lo rende ricattabile.
Per questo non può sottrarsi all’”invito” del commissariato di polizia a tradurre dallo yiddish al portoghese la corrispondenza tra i correligionari che abitano in città e quelli di Buenos Aires. Il presidente Getùlio Vargas e con lui il capitano Avilar della polizia temono complotti comunisti e, al fine di sventarli, si mettono alla ricerca di sovversivi che possono nascondersi fra le righe di una innocua lettera.
E’ un compito ingrato quello che attende il mite Max che però gli consente di entrare nella vita di tanti ebrei della diaspora, conoscere le traversie di esistenze complesse e, quando occorre, cambiare di proposito la traduzione per non suscitare dubbi nella polizia e dunque mettere in pericolo chi scrive.
Quando può Max non lesina il suo aiuto a chi si trova in difficoltà.
Quest’uomo semplice che trascorre un’esistenza appartata e un po’ scialba preferendo le attenzioni delle prostitute al calore di una famiglia, non ha messo in conto che il destino può essere imprevedibile e indurlo a percorrere strade inaspettate.
Fra le missive che si trova a tradurre rimane affascinato dalla fitta corrispondenza che intercorre fra due sorelle, Hannah che abita a Rio de Janeiro e Guita che vive a Buenos Aires, entrambe fuggite come molti profughi ebrei dall’Europa e approdate in America Latina.
A poco a poco Max si innamora di Hannah - dalle lettere sembra colta, brillante, coraggiosa - e si arrabatta in ogni modo (entrando nei negozi, seguendola sugli autobus) per incontrare questa giovane donna, elusiva e inafferrabile, che gli ha fatto battere il cuore per la prima volta nella vita.
Ma nel romanzo di Wrobel nulla è ciò che sembra: tutto deve essere “tradotto e interpretato” anche le persone e i sentimenti.
Hannah, con un segreto racchiuso nel cuore, non è la figura idealizzata dall’ebreo polacco, ma è in realtà una donna forte e determinata con mille identità: raffinata prostituta, spia, dama di carità e chissà cos’altro ancora.
In un crescendo di colpi di scena, fra intrighi e missioni spionistiche che coinvolgono Max e Hannah , sullo sfondo di una Rio de Janeiro multietnica, colorata e intrigante si muovono personaggi indimenticabili sapientemente ritratti dall’autore  senza alcun sentimentalismo e con un pizzico di umorismo (come la generosa Fany che, perdutamente innamorata di Max, gli rivela prima di morire l’ennesimo segreto o la capricciosa e sfavillante Guita che, nelle ultime pagine del libro, ci lascia esterrefatti  con un colpo di scena inimmaginabile).
La trama procede in un continuo alternarsi di passato e presente che arricchisce la tessitura del romanzo e, intrecciando tempi e luoghi lontani, offre al lettore uno spaccato inedito degli anni trascorsi dai protagonisti nella fredda Europa e delle mille difficoltà e traversie che li hanno portati ad abbandonare il vecchio continente e a forgiare vieppiù il loro carattere.
Molto suggestive sono le pagine che narrano di un’Hannah che, ancora adolescente, si assume la responsabilità della sorellina Guita di tre anni pagando per questo un prezzo molto alto: la perdita della sua innocenza.
Per tutto il romanzo il Bene e il Male si intrecciano e spesso diventa impossibile, sondando l’animo dei personaggi e le loro azioni, separare nettamente l’uno dall’altro.
I buoni romanzi si leggono per tre motivi: per il piacere della parola; perché creano un mondo facendoci sognare; perché narrano realtà storiche, politiche e sociali meglio di qualsiasi trattato accademico.
Non c’è altro da aggiungere per consigliarvi la lettura di questo affascinante romanzo che vi accompagnerà a lungo con i suoi potenti rintocchi.

Giorgia Greco


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