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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Lia Levi, La notte dell’oblio 17/05/2013

La notte dell’oblio                             Lia Levi
e/o                                                         Euro 17

Sullo sfondo dell’occupazione nazista e dei soprusi perpetrati dai fascisti nell’Italia della seconda guerra mondiale si dipana l’ultimo romanzo di Lia Levi pubblicato dalle edizioni e/o con il titolo “La notte dell’oblio”.
Erano anni in cui si parlava poco di ciò che era accaduto agli ebrei, dei campi di sterminio e delle persecuzioni naziste: una realtà difficile da affrontare, coperta dal silenzio di tanti italiani desiderosi di lasciarsi il passato alle spalle, il più in fretta possibile, per poter ricominciare a vivere.
Ne La notte dell’oblio la Storia si infiltra nelle pieghe di un racconto lieve il cui nucleo narrativo ruota attorno ad una famiglia di ebrei romani che nei giorni dell’occupazione nazista trova rifugio nella casa di campagna di Don Gioacchino, un sacerdote che negli anni passati non aveva mai disdegnato le dispute religiose con il padre di Giacomo, il capo famiglia, su ebraismo e cristianesimo trovando nell’amico ebreo Santino un interlocutore arguto e intelligente.
La Storia gli offre ora l’occasione per porsi dalla parte dei Giusti, tutti coloro che (ben pochi in Italia) non hanno guardato altrove ma hanno cercato di combattere il Male, pur sapendo di mettere a rischio la propria vita. E così Don Gioacchino accoglie nella sua dimora quella famiglia spaventata a cui è stato strappato il bene più grande: la libertà. Sin dai primi giorni il prete si assicura che Elsa e le due figlie adolescenti, Dora e Milena, stiano lontane dal pericolo e, come si conviene ai parenti di un sacerdote, frequentino la chiesa tenendo un basso profilo.
Mamma Elsa si adopra come può per ripagare l’ospitalità, cucendo abiti, mentre papà Giacomo si trasforma in un insegnante per le sue figlie affinchè possano continuare a ricevere quell’educazione scolastica che, in quanto ebree, veniva loro negata.
Consapevole dei rischi cui si espone il sacerdote per proteggerli e delle accresciute necessità con l’arrivo di quattro nuove bocche da sfamare, Giacomo si reca ogni settimana in città per prendere un po’ di denaro e controllare con scrupolo l’andamento degli affari nel negozio che ha affidato in gestione al commesso.
Una sera Elsa raggiunge con il cuore oppresso da un’oscura premonizione la fermata della Corriera e invano attende l’arrivo del marito.
Dopo i primi giorni pieni d’angoscia in cui si chiede come sia avvenuto l’arresto del marito e chi ne sia il responsabile, Elsa si fa forza e volge lo sguardo al futuro soprattutto per le figliole che non vuole restino aggrappate al passato e chiuse nel dolore della tragedia che le ha colpite.
Alla fine della guerra il ritorno a Roma e alla vita quotidiana è un difficile percorso che passa attraverso momenti di scoramento e qualche difficoltà economica. Milena troverà nell’avvenenza un passaporto per lasciarsi trasportare dalla corrente della vita senza mai impegnarsi a fondo, Dora invece frequentando sia i cugini in procinto di partire per Israele sia gli amici ebrei della Comunità, oltre che gli ambienti laici si dibatterà in una continua ricerca di se stessa mentre lo studio e il lavoro detteranno il ritmo delle sue giornate.
Nonostante i tentativi di Elsa di proteggere le figlie preferendo rimanere all’oscuro del destino del marito (sapranno solo che è morto ad Auschwitz) e rifiutando qualsiasi occasione di andare a fondo di quella tragedia nonostante i ripetuti tentativi del fratello Leone e del nipote Yehuda per conoscere la verità,  la Storia non tarda a bussare alla porta della loro famiglia e a sconvolgere persino la vita dei più semplici. Per un’ atroce beffa del destino Dora si innamora di un giovane serio e responsabile il cui nome, Fanelli, richiama dall’abisso della memoria il ricordo del commesso Italo Fanelli che, in modo poco chiaro e fornendo spiegazioni equivoche, aveva rilevato il negozio di Giacomo e ora si rivela alla giovane Dora come il delatore che portò suo padre prima all’arresto e poi a morire in un campo di sterminio.
Le colpe della Storia non risparmieranno nemmeno il delicato sentimento sbocciato fra due giovani innocenti.
Di famiglia ebraica piemontese, Lia Levi si è trasferita a Roma dopo la promulgazione delle leggi razziali. Per trent’anni ha diretto il mensile Shalom e sin dal primo romanzo di successo uscito nel 1994, Una bambina e basta, ha tracciato con semplicità e immediatezza affreschi della vita ebraica in Italia  nel ventesimo secolo.
Nel raccontare la realtà dalle mille sfaccettature del mondo ebraico utilizza una prosa piana e scorrevole, chiara e immediata sempre pervasa da un pizzico di ironia e leggerezza.
Ne La notte dell’oblio l’autrice pone in primo piano alcuni valori imprescindibili, la memoria, la rimozione del passato, la fedeltà ad un’ideologia, il senso di colpa e di vergogna che hanno permeato l’esistenza di molti italiani nel dopoguerra.
E lo fa mettendo in scena personaggi straordinari che spiccano per l’intensità delle loro azioni e per la determinazione delle loro scelte: Yehuda il cugino di Dora e Milena che sceglie di vivere nello Stato ebraico, la nonna paterna Hélène che vive in Svizzera e si interroga sulle sue responsabilità di madre che non ha potuto aiutare il figlio, Don Giacchino che con la sua generosità può essere inserito a pieno titolo fra i Giusti d’Israele.
E infine Lia Levi ci fa riflettere sul nostro passato, sui tanti complici italiani della Shoah, cittadini comuni che si sono trasformati in delatori e spie, per antisemitismo, per lucro o semplice opportunismo. Le ragioni della scelta di schierarsi col Male hanno poco importanza; ciò che conta veramente è che le loro azioni hanno portato alla cattura e alla morte di molti essere umani innocenti, colpevoli solo di appartenere alla religione ebraica.
I libri di Lia Levi ci invitano a non dimenticare e a continuare ad indignarci per il Male commesso.

Giorgia Greco


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