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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Zeruya Shalev, Quel che resta della vita 01/04/2013

Quel che resta della vita                     Zeruya Shalev
Traduzione di Elena Loewenthal
Feltrinelli                                                      euro 17

È una maestra delle solitudini, le incertezze, l'amore, l'erotismo, le paure, degli stati d'animo che si muovono frenetici dentro ognuno di noi, ma questa volta l'israeliana Zeruya Shalev, al suo quarto titolo, scrive un romanzo particolarmente intenso, fluviale, una storia impetuosa a più voci che ci travolge tra i labirinti psicologici di ogni personaggio principale. Sullo sfondo Hemda, una donna morente nata nell'ideologia ferrea del kibbutz (come Zeruya, oggi cinquantenne) e non ha saputo assolvere al suo ruolo materno: solo nelle ultime ore riesce a ricordare e a stabilire di fatto un campo invisibile d'amore con i due figli risucchiati intorno a lei, accanto alla morte. Da un lato Dina, una 46enne torturata, ossessionata dal fatto di avere una sola figlia e di essere ormai in un'età non più fertile: ora le pare che solo adottando un bambino potrà ridare un senso alla sua generosità e alla vita, ma questo stravolge ogni rapporto famigliare. Dall'altro, o dovremmo dire insieme, il fratello Avner: una scena vista nell'ospedale della madre illumina la sua idea dell'amore e mette ancor più in crisi il suo matrimonio infelice. Flussi di coscienza inesauribili e intrecciati portano ognuno al coraggio di cambiare.

Susanna Nirenstein
La Repubblica


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