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Dario Peirone
Israele & innovazione
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L'ideologia del BDS 26/02/2017
 

L'ideologia del BDS
Commento di Dario Peirone

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Nancy Salem

 

Il passaggio dall’economia basata sulla produzione di massa all’economia “della conoscenza”, che sta trasformando i sistemi di produzione e di scambio a livello globale, si caratterizza per l’importanza cruciale del “capitale umano”. La formazione e l’istruzione diventano centrali, essendo i principali fornitori del “capitale umano”per il sistema economico.
Israele lo ha capito da tempo, le sue Università sono tra le migliori al mondo, l’innovazione circonda le persone nella loro vita quotidiana. Proprio per questo, è molto preoccupante la penetrazione che l’ideologia alla base del movimento BDS (Boycott, Divestment and Sanctions) sta avendo nelle Università occidentali e, purtroppo, ormai anche nelle scuole.
Soltanto questa settimana, il Primo Ministro Australiano Malcolm Turnbull, in occasione della stipula di accordi di collaborazione scientifica e tecnologica con Israele, ha dichiarato che il suo governo “non intende sostenere risoluzioni unilaterali che criticano Israele, come quella recentemente adottata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, e deplora le campagne di boicottaggio progettate per delegittimare lo Stato ebraico".(http://www.israellycool.com/2017/02/21/australian-pm-malcolm-turnbull-rips-un-and-bds/ )
Perché diversi capi di stato cominciano ad esprimersi così chiaramente sulla questione del boicottaggio, prima,tutto sommato, “tollerata”?
Due episodi recenti dimostrano la gravità di questa minaccia.
Negli USA, la signorina Nancy Salem insegna alla scuola elementare “the Children’s Courtyard”(Il Cortile dei bambini) ad Arlington, Texas. Salem è una attivista del gruppo studentesco “Giustizia in Palestina” dell'Università del Texas e una fervente sostenitrice del movimento BDS.
Questo non le ha impedito di insegnare in una scuola elementare e di frequentare l’Università del Texas perché, come si ritiene generalmente, le sue sono “legittime” opinioni politiche. Peccato però che il gruppo CanaryMission, che monitora l’odio su internet dei gruppi studenteschi, abbia trovato diversi post della signorina ben poco politici e molto chiaramente antisemiti.
Il suo account twitter (ormai disattivato) riportava frasi del tipo: "Quanti ebrei morirono durante l'Olocausto? Non abbastanza ... HAHAHAHA ".
Da quando Canary ha reso pubblici questi post dell’insegnante, la pagina Facebook di “theChildren’sCourtyard” è stata invasa da commenti durissimi verso la scuola, con diversi genitori che si dicevano pronti a portare via i loro figli. La scuola si è ovviamente dissociata ed ha sospeso la Salem, ma nessuno parla di licenziamento. (https://www.algemeiner.com/2017/02/21/texas-pre-school-teacher-removed-from-classroom-after-twitter-calls-to-kill-some-jews-come-to-light/ )

In Italia, un’economista afferente temporanea dell’Università di Torino ha rifiutato un contratto di ricerca nell’abito di un progetto sulle Smart Cities legato ad Horizon2020, perché avrebbe dovuto collaborare con l’Università di Tel Aviv.
Le frasi con cui giustifica questa scelta sono molto significative. “Come non pensare ad una perfetta installazione di sistemi fotovoltaici nelle colonie illegali, isole autosufficienti ed ipertecnologizzate, mentre al di là dei muri la popolazione palestinese viene costretta a morire di sete?” dice la ricercatrice, che continua: “Israele cerca di legittimarsi anche con le sue università: boicottare è l’unica strada” (http://www.linformale.eu/accade-a-torino-ricercatrice-rinuncia-a-lavoro-pur-di-non-collaborare-con-universita-israeliana/ ).

La storia degli Israeliani che assetano i palestinesi è stata talmente usata dalla propaganda che gli è stato dato un nome preciso, “water libel”, per mostrare l’identica matrice di queste accuse con il “blood libel”, l’accusa del sangue, di cui gli ebrei sono stati vittime per secoli in Europa. Ovviamente tutto si basa su grossolane falsità e menzogne propagandistiche, come mostrano i dati (https://ukmediawatch.org/2016/06/16/contrary-to-indy-charge-israel-increased-water-supply-to-palestinians-during-ramadan/ ),ma questo agli attivisti BDS (gli stessi dei casi Al Doura e Jenin, per intenderci) non importa nulla.
Israele, in questa visione, non deve essere “legittimato”, ovvero non ha diritto di esistere.

Mettiamo insieme le due cose ed otteniamo un perfetto esempio di odio antisemita classico, con gli ebrei che devono essere puniti perché hanno avvelenato i pozzi, portato la peste ecc. Tutto, ovviamente, sulla base di menzogne.
Roba da pogrom zarista. Come nel caso di Nancy Salem menzionato sopra, siamo nel campo del più puro antisemitismo. Anche qui il processo è identico: proteste, dissociazione dell’Università, e poi? Stiamo davvero sempre parlando di idee “legittime anche se non condivisibili”? Proviamo ad immaginare se queste due donne avessero dichiarato il loro antisemitismo non sotto forma di adesione al BDS, ma inneggiando ad Hitler e facendo il saluto nazista. La reazione sarebbe stata solo di generica disapprovazione, o sarebbe venuto fuori un vero scandalo con il loro allontanamento?

Il gruppo Giovane Kehilà –organizzazione rappresentante dei giovani italoisraeliani–ha diffuso un comunicato in cui “accoglie con favore la scelta della ricercatrice precaria dell'Università di Torino di rinunciare all'opportunità di svolgere ricerca a Tel Aviv per via della sua adesione al movimento BDS”. La rinuncia di una nemica di Israele e sostenitrice del terrorismo palestinese ad usufruire di una borsa di studio per fare ricerca nella nostra università è una buona notizia per noi italoisraeliani, che non dovremo porci il problema di avere a che fare con una persona così sgradevole e per tutti quei ricercatori italiani realmente meritevoli di vivere l'opportunità di fare ricerca in un Paese all'avanguardia nel campo delle energie rinnovabili come Israele. Accoglieremo il meritevole e fortunato sostituto a braccia aperte".

Questa risposta “ironica” mostra tutta la forza di Israele rispetto al BDS e ai suoi accoliti. Non sono le Università di Israele ad essere indebolite da queste ideologie nefaste. Infatti continuano ad essere libere, aperte e piene di studenti arabi, ebrei e di ogni parte del mondo, ottenendo risultati straordinari nel campo delle tecnologie e dell’innovazione. Continuano ad essere ricercate come partner per progetti all’avanguardia dando lavoro a ricercatori eccellenti.
Sono le nostre Scuole, sono le nostre Università ad essere sotto attacco.
Qualcuno comincia ad accorgersene. Nel Regno Unito, uno dei paesi dove il BDS si è inserito pesantemente nel tessuto universitario, per la prima volta diversi atenei hanno proibito le manifestazioni legate alla “Apartheid Week”, promossa proprio dal movimento BDS. UniversityCollege London,King’s College e l’università di Exeter hanno pubblicamente denunciato la loro presa di posizione contraria (https://www.thejc.com/news/uk-news/ucl-is-second-university-to-cancel-israel-apartheid-week-event-1.433223
Sul DailyTelegraph, un articolo di Jonathan Neumann è assolutamente chiaro nel definire il pericolo insito nell’ideologia che sta alla base del BDS (http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/israel/12162084/Jews-know-that-a-boycott-is-just-the-beginning.html ): “Il BDS non riguarda solo gli ebrei o la politica estera. Si tratta di un radicalismo che ci minaccia tutti. Jihadi John odiava gli ebrei, prima di diventare il volto dello Stato Islamico (Isis); Alexe Koteyha partecipato ad una flottiglia pro-Hamas prima di diventare un boia dell’Isis; e il Teatro Bataclan di Parigi è stato per anni un bersaglio delle proteste BDS e di attacchi terroristici falliti prima che terroristi legati all’Isis massacrassero 89 innocenti lo scorso novembre”.

Questa è l’ideologia del BDS. Questo il pericolo. Riusciranno a capirlo anche le nostre Università?

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Dario Peirone


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