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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Mentre Morsi sta per andare a Teheran.. 19/08/2012

Mentre Morsi sta per andare a Teheran..
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
  


Mohamed Morsi        Barack Obama


Winston Churchill, Neville Chamberlain

Di ritorno da un viaggio in Cina, Re Morsi 1° - come l’ha definito Mordechai Kedar -, stando a quanto riferisce l’agenzia egiziana ufficiale di stato Mena, si recherà a Teheran il 30 agosto per partecipare alla Conferenza del Movimento dei paesi non allineati. La sua presenza confermerà la ripresa ufficiale dei rapporti Egitto-Iran, interrotti dopo la presa del potere da parte dell’ayatollah Khomeini nel 1979, quando vennero interrotti tutti i rapporti diplomatici ( e lo Scià di Persia Reza Palavi venne accolto in esilio al Cairo con tutti gli onori).

Il Movimento dei Paesi non Allineati venne fondato negli anni della guerra fredda,e l’Egitto ne è l’attuale presidente. La vittoria della Fratellanza Musulmana era stata salutata dall’Iran con soddisfazione, attribuendola al “risveglio del mondo arabo”. Per capire l’atteggiamento iraniano, va ricordato che una via di Teheran è dedicata all’assassino di Sadat.

Continua così il riavvicinamento tra i due paesi, un problema serio per gli Stati Uniti, tuttora il maggiore finanziatore della disastrata economia egiziana. La riapertura delle reazioni con Teheran, allontanerà ancora di più l’Egitto da Washington, malgrado i viaggi del Segretario di Stato Hillary Clinton, se questo è il risultato sarà bene usare la parola fallimento per definire la politica della Casa Bianca.

A che cosa mira Barack Obama ? se si proponeva di abbattere le dittature militari, quale indubbiamente era l’Egitto di Mubarak, la sostituzione con la teocrazia del Fratelli Musulmani è sicuramente peggio. Da appassionato della “primavera araba”, si direbbe che non ne sappia cogliere il fallimento. La sua intera visione di un Medio Oriente sulla via del cambiamento – viene in mentre il ritornello elettorale, che però tanta presa ebbe sugli americani – “ change, yes we can “- dovrebbe essere messo sotto osservazione da parte degli editorialisti occidentali. Purtroppo, tranne rare eccezioni, questo non  solo non avviene, ma Obama continua ad essere visto come il presidente che sta facendo di tutto per evitare la guerra, mentre è vero il contrario. Alcuni giorni fa, curiosamente su Haaretz, veniva ricordato un articolo del TIMES  di Londra dei giorni in cui veniva firmato il trattato di pace tra Germania e Urss, con gli applausi di Neville Chamberlain. Winston Churchill veniva definito un guerrafondaio – dal quotidiano, allora, più importante e autorevole d’Europa – e che doveva essere deferito in tribunale,e – udite ! udite !-fucilato o impiccato ! Il TIMES di Londra ! A quale punto la follia criminale dei pacifisti – e la loro cecità- erano arrivate.

A differenza dell’articolo del TIMES, che venne abilmente nascosto dagli storici di quegli anni, allineati con la cultura para-comunista, o comunque fiancheggiatori, fu la frase che Winston Churchill disse a Neville Chamberlain ad entrare nei libri di storia (alcuni, pochi per la verità): “ Hai scelto il disonore, avrai la guerra”. Solo dopo la rottura del patto con Stalin da parte di Hitler, intellettuali e politici pacifisti si accorsero dell’errore e si affidarono a Churchill perché salvasse l’Inghilterra.
A conti fatti, la situazione non è molto diversa. Obama confida nella buona sorte, si augura che le sanzioni riescano ancora a fermare l’Iran, parla, parla, tanto le parole non costano nulla. Il suo obiettivo è la rielezione, un attacco preventivo prima di novembre scombina i suoi piani. Paradossalmente, anche in Israele ci sono gli “attendisti”, soprattutto nel campo dell’opposizione e fra gli ex, ex-capi militari, ex-capi dei servizi segreti e della sicurezza, ex-politici con la voglia di rientrare in politica, una corte vociante che dice “aspettiamo”. E’ vero che Israele, sola nell’attacco preventivo, si troverà di fronte a grandi difficoltà, ma la linea del governo è chiara: “abbiamo la forza e la useremo con saggezza e intelligenza”.

Persino Stanley Fischer, governatore della Banca Centrale d’Israele, ha detto senza mezzi termini che la copertura finanziaria di un attacco preventivo è totalmente garantita.

Obama ha davanti a sé la rielezione, e basta. Per questo la maggioranza degli israeliani, pur avendo molti dubbi sul ‘che fare’, non ha fiducia in lui. Brutto affare, per un presidente alla ricerca del consenso del voto ebraico a novembre.

Intanto Re Morsi 1°, continua, indisturbato, la politica della progressiva islamizzazione dell’Egitto.

Angelo Pezzana


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