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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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E se Israele disubbidisce ? 14/08/2012

E se Israele disubbidisce ?
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
 

Sulla corsa dell'Iran al nucleare invitiamo a leggere la cronaca di Giulio Meotti pubblicata in altra pagina della rassegna
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=45653


Ehud Barak, Bibi Netanyahu


Barack Obama

L’estate israeliana non è molto diversa da quelle che l’hanno preceduta, molti scelgono agosto per andare in vacanza, ma sono soprattutto le statistiche del Ministero del Turismo a farcelo sapere, l’aspetto della vita quotidiana è quello di sempre, negozi aperti, il paese è pieno di iniziative culturali, il turismo dall’estero è in aumento del 10% rispetto lo scorso anno. Curioso, se si pensa che Israele è protagonista sui media internazionali soprattutto alla voce “Iran”. Ci sarà la guerra o non ci sarà ? Sarà Israele ad attaccare i siti atomici dei mullah, o l’azione sarà concertata con gli Usa ? Che farà Obama, ma, più ancora, quale è la strategia di Bibi Netanyahu ? Queste domande occupano la mente di tutti gli israeliani, ma vengono a galla con fatica, come se tutti volessero tenerle da parte, il problema c’è, ma non deve salire in superficie. le spiagge sono affollate come non mai, la gente si diverte, i luoghi di villeggiatura, da Eilat alla Galilea, al Golan, registrano il tutto esaurito. Ma poi, quando ci si ritrova a parlare, l’argomento che supera, distanzia tutti gli altri, è solo uno: Iran, guerra si o guerra no ?
Oppure, da quel che scrivono gli esperti di cose iraniane in questi giorni, attacco sì, ma come ?

L’unica affermazione chiara è venuta da Bibi. Il Premier ha detto, in modo che fosse comprensibile da tutti, che Israele saprà difendersi, che non farà conto su nessun altro se non sulle proprie forze. Ma non è, ovviamente, entrato nei particolari. Alcune analisi ci aiutano però a capire la situazione.
Quello che in questi giorni viene vissuto come un incubo ha un nome, Masada. Il ricordo di un sacrificio eroico fin che si vuole, ma che significò la fine dello Stato, ritorna quale monito da parte di chi teme che dallo scontro tra il piccolo paese Israele/Masada e il potente Iran/Impero Romano, sia il primo ad uscirne distrutto. Il paragone ha una sua logica, ma l’Israele di oggi è una democrazia laica, che non ragiona in termini religiosi, pur con tutto il rispetto per l’Onnipotente, sa bene che deve contare sui suoi soldati per vincere. E, non meno importante, sulle strategie basate sull’intelligenza, una qualità che da queste parti non manca, l’Iran avrà pure 80 milioni di baionette, missili e armamenti, ma la storia ci insegna che la forza bruta è sempre stata sconfitta dalla strategia del più intelligente. Sempre che possa coniugarla con armi adeguate.
Vengono spesso rievocati, da chi sostiene l’urgenza di impedire all’Iran di possedere l’arma nucleare,due episodi del passato che richiamano quanto sta succedendo oggi. Nel 1948, alla vigilia dell’invasione araba, l’Amministrazione Usa spingeva ancora per il rinvio della dichiarazione di costituzione dello Stato di Israele. “ Aspettate, non è il momento, potreste essere sconfitti dalle forze arabe, enormemente più numerose e armate”. Se Israele avesse seguito il ‘consiglio’ Usa, lo Stato non sarebbe mai nato. L’atteggiamento del presidente Obama è identico a quello del suo predecessore. Altro episodio simile accadde nel 1967, poco prima della guerra dei sei giorni. Anche allora, persino all’interno di Israele, vi era chi si opponeva ad un attacco preventivo, le ragioni erano le stesse di oggi. Gli Usa sono contrari, da soli non ce la faremo, meglio aspettare. Israele decise di attaccare comunque. Sappiamo tutti come andò a finire.
Certo, l’Iran non è l’Egitto, ma la situazione nel suo insieme non è così diversa. Anche l’Iran appare come una superpotenza, in realtà questa definizione è molto discutibile. Potrà diventarlo quando avrà a disposizione l’arma nucleare, non ora. I lunghi anni di guerra con l’Iraq lo dimostrano. Senza contare l’opposizione interna, non quella politica ufficiale, che è stata messa a tacere sin dall’arrivo di Khomeini, ma la popolazione, che si è fatta ammazzare nelle strade tre anni fa, senza ricevere nessun sostegno dall’Occidente, in primis dall’America di Obama. Se hanno messo in gioco le loro vite allora, è credibile la possibilità che la situazione interna iraniana possa contribuire al risultato finale di un attacco preventivo ai siti nucleari.
Obama è contrario a tutto ciò, quel che gli interessa è la rielezione, da qui la sua dichiarazione perentoria ‘da ora a novembre, nessun attacco’. Bibi non è entrato in merito, se non con l’affermazione che abbiamo riportato. Eppure qualche analista interpreta il pensiero del Primo Ministro israeliano in questo modo. Bibi cerca di stanare Obama sul suo stesso terreno, sa che senza l’aiuto – comunque lo si voglia interpretare – dell’America è molto probabile che Israele non riuscirà a coordinare un attacco preventivo, per questo ha adottato una politica di grande sostegno a Mitt Romney, lascindo a Ehud Barak la parte di chi elogia comunque e sempre il partner americano. Come dire, Israele sa che gli Usa, anche con Obama, sono amici, ma le decisioni che ci riguardano le prendiamo noi.

Se Obama se ne starà a guardare e Israele agirà da solo, può dire addio alla rielezione, non lo voteranno gli ebrei americani, per i quali, anche se democratici, l’abbandono di Obama peserà e molto, i cattolici, dopo l’arrivo a vice di Romney di Paul Ryan, nuova stella nel firmamento repubblicano, e gli evangelici, da sempre, per motivi religiosi, schierati con lo Stato ebraico. Se interverrà, perché si sarà reso conto che la data termine di ottobre poggia su analisi serie, americane e israeliane, vincerà due terni al lotto. Il primo, la rielezione, il secondo in politica estera, una sconfitta dell’Iran verrà vista dagli elettori americani come un fatto di interesse nazionale.

Siamo a metà agosto, di tempo ce n’è ancora, ma non più tanto. Se l’azione preventiva dovrà essere congiunta, forse si è già in ritardo, visto che il coordinamento dovrà essere pianificato con la massima cura.

Angelo Pezzana


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