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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Più antisemiti negli Usa che ebrei nel mondo 12/03/2017
 

Più antisemiti negli Usa che ebrei nel mondo
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Ci sono più antisemiti negli Usa che ebrei nel mondo, cosa nota ancora prima delle ondate di minacce contro le istituzioni ebraiche, la profanazione dei cimiteri e le varie manifestazioni di antisemitismo. Da molti anni la Anti-Defamation League ha condotto sondaggi sull’antisemitismo in molti paesi del mondo. Venivano poste domande che vertevano quasi interamente sull’antisemitismo classico, senza riferirsi agli aspetti al nuovo tipo di odio, quello contro Israele. Agli intervistati veniva chiesto come giudicavano 11 stereotipi negativi, “probabilmente veri” o “probabilmente falsi”. Se le risposte affermavano che 6 su 11 erano “probabilmente veri”, rivelavano tendenze antisemite. Nel sondaggio del 2015, l’ADL classificò la presenza negli Usa di 24 milioni di antisemiti adulti, equivalente al 9% dell’intera popolazione. Va ricordato che nel mondo vi sono almeno 11 milioni di ebrei adulti. Le tendenze negative sono molto peggiori se guardiamo le risposte a una delle domande poste nel sondaggio. Lo stereotipo più comune sugli ebrei americani è “gli ebrei sono più leali verso Israele che non verso gli Stati Uniti”. Vale a dire che più di 80 milioni di americani (33%) condividono questa opinione. Altri stereotipi più comuni sono: “ gli ebrei parlano troppo di Shoah”(22%) e “ gli ebrei hanno troppo potere negli affari” (18%). In un sondaggio precedente, l’ADL aveva registrato che il 26% della popolazione americana attribuiva agli ebrei la responsabilità della morte di Gesù. Circa 7 ebrei americani su 10 affermano di avere un vero legame per Israele (30%), o simpatia (39%). Ma più di 8 so 10 dicono che stare dalla parte di Israele non è essenziale (43%) o importante (44%) per l’identità ebraica individuale. Questo non significa per loro essere più leali verso Israele invece che agli Stati Uniti, dato che i due paesi sono stretti alleati, il che esclude tensioni. È naturale chiederci se l’arrivo dell’amministrazione Trump ha causato un aumento dell’antisemitismo, una domanda più complicata di quanto possa sembrare. L’esperienza insegna come in tempi tranquilli, l’antisemitismo causi meno problemi agli ebrei che non quando ci sono periodi turbolenti. Gli Stati Uniti stanno attualmente attraversando un periodo di polarizzazione, formatosi durante la campagna elettorale negli schieramenti sia di Sanders come di Trump e Clinton, che non è scomparso dopo le elezioni. Va detto che anche prima di questa crescita dell’antisemitismo, le cose non andavano per niente bene. Secondo le statistiche 2015 dell’ FBI più della metà dei crimini per motivi di odio religioso erano contro gli ebrei, malgrado il fatto che gli ebrei sono solo il 2% della popolazione americana. Durante l’amministrazione Obama, i media prestavano troppo poca attenzione alle varie forme di antisemitismo che si stavano manifestando. Un sondaggio di AMCHA del 2016 ha rivelato come l’antisemitismo nei campus sia cresciuto del 45% nella prima metà del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015. Una indagine fra gli studenti ebrei che volevano partecipare ai corsi estivi in Israele nell’estate del 2015 della Brandeis University’s Center for Modern Jewish Studies, più della metà hanno raccontato esperienze personali o essere stati testimoni di atti di antisemitismo negli anni 2014 e 2015. Più di un quarto dei laureandi hanno descritto l’ostilità contro Israele fra i loro compagni come un problema “abbastanza” o “molto” grande. Sempre sotto Obama, sono cresciute altre iniziative antisemite nel campo della sinistra, mascherate ovviamente come anti-israeliane. Il movimento “Black Lives Matter” include nelle sue iniziative politiche accuse contro Israele di “genocidio” a “apartheid”. Lo stesso movimento sostiene il BDS (boicottaggio,disinvestimento,sanzioni), per isolare Israele economicamente, culturalmente e politicamente, un altro esempio dell’origine politica di sinistra di questa forma di antisemitismo. Il Dipartimento di Stato dispone di una definizione di antisemitismo, così come esiste quella approvata dalla International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che è in attesa della condivisione americana. Secondo entrambe le definizioni, il BDS equivale a antisemitismo. Attualmente assistiamo a quello che si può definire antisemitismo di destra, un fenomeno dalla lunga storia. Uno dei peggiori incidenti avvenne nel 2014, quando un suprematista bianco, il neo-nazi Frazier Glenn Miller Jr. uccise tre persone, due davanti al Jewish Community Center e uno nella Casa di Riposo a Overland Park, Kansas. A Seattle, nel 2006, il musulmano Naveed Afzal Haq uccise nella Jewish Federation una donna, ferendone altre cinque. Il Simon Wiesenthal Center ha giustamente richiesto con urgenza al Procuratore Generale Jeff Sessions, di creare una task force speciale, visto che ci sono stati più di 65 attentati armati contro le istituzioni ebraiche. È di particolare importanza scoprire chi c’è dietro queste minacce, anche se le bombe non sono ancora scoppiate sono comunque contro le comunità ebraiche. Va anche detto che accuse non circostanziate accrescono la confusione. Gli ebrei hanno spesso citato l’eccezionalità dell’ebraismo americano, anche se sono stati per decenni pesantemente discriminati. Sulla realtà del dopoguerra, ci sarebbe molto da dire. Diversamente dai paesi europei gli Stati Uniti sono multiculturali, gli ebrei sono una ‘tribù’ fra altre, mentre in Europa gli ebrei sono una tribù molto piccola di fronte a una sola dominante. Sarebbe però un errore concludere che a causa dei recenti avvenimenti questo accezionalismo sia scomparso. La speranza viene dalle molte espressioni di solidarietà che la comunità ebraica ha ricevuto in questa situazione molto critica, anche da alcuni gruppi musulmani. Il Vice-Presidente Pence dopo aver visitato il Missouri dopo la profanazione del cimitero ebraico, ha dichiarato “Condanniamo il vile atto di vandalismo e chi l’ha compiuto nel modo forte possibile”.

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Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte, recensita alla pagina http://jcpa.org/book/the-war-of-a-million-cuts-the-struggle-against-the-delegitimization-of-israel-and-the-jews-and-the-growth-of-new-anti-semitism/


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