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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Il Governo è inerte e Israele ne fa le spese 14/06/2015

Il Governo è inerte e Israele ne fa le spese
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

Sono decenni che gli odiatori attaccano impunemente Israele e l'hanno sempre fatta franca, tanto che desta grande sorpresa che tutti i governi israeliani l'abbiano permesso senza creare una sorta di agenzia anti-propaganda destinata a combattere i propri nemici.

Quando si affronta l'argomento, la domanda è¨ come sia stato possibile che i governi israeliani abbiano permesso che Israele diventasse il punching ball di molti nemici. A prima vista, è difficile trovare una spiegazione razionale per una inerzia così prolungata. Solo analizzando il processo di delegittimazione di Israele in tutti i dettagli lo si può scoprire.

Una delle spiegazioni della sottovalutazione del governo la si trova nell'attuale campagna contro Israele fortemente frammentata, come accade nelle società  post-moderne. Gli attacchi più consistenti provengono da molte direzioni. Malgrado siano pochi quelli di grande impatto, il problema complessivo sta nel risultato finale che producono. Come ho cercato di spiegare nel mio ultimo libro sul processo di delegittimazione di Israele The War of A Million Cuts( RVP Press and The Jerusalem Center for Public Affairs, 2015- non ancora tradotto in italiano-ndt)

La guerra classica del clero cattolico era basata su un unico tema: accusare gli ebrei di avere ucciso il presunto figlio di Dio. Che gli ebrei fossero ritenuti esseri inferiori era poi l'altro cavallo di battaglia dell'anti-semitismo. La situazione attuale è completamente diversa da quella che precedeva la 2a guerra mondiale. In quegli anni un solo movimento estremista antisemita primeggiava su tutti gli altri, il Partito nazista sotto la guida di Adolf Hitler, i cui aderenti erano sparsi in tutta Europa, ben oltre i confini della Germania.

Oggi non esiste un movimento strutturato in quei termini. Ali Khamenei, l'ayatollah leader supremo dell'Iran, ad esempio, propugna una politica genocida contro Israele,ma non rappresenta un modello di leader politico per la maggior parte dei gruppi che in Occidente attaccano Israele, incluso una parte dei media, le Ong pseudo-umanitarie, chiese, sindacati, politici di sinistra e estrema destra e altri.

Quando sono invitato a parlare sulla delegittimazione di Israele, inizio spesso dicendo " Se mi avessero invitato a parlare 500 anni fa, sarebbe stato facile convincere un pubblico ebraico della natura estremista dell'anti-semitismo. Avrei invitato un prete cattolico che avrebbe spiegato come la Chiesa giudicata tutti gli ebrei, di generazione in generazione, responsabili per la morte di Gesù.
Avrei anche invitato un pastore luterano, il quale avrebbe spiegato le parole del fondatore Martin Lutero, come le sinagoghe dovessero essere date alle fiamme per onorare Dio e la Cristianità , come le case degli ebrei dovessero essere attaccate e distrutte, gli stessi ebrei rinchiusi in luoghi separati e i loro libri dispersi. Lutero aveva anche stabilito che ai rabbini fosse proibito l'insegnamento, pena la morte a chi trasgrediva.

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La complessità  dell'attuale guerra asimmetrica, la sua natura frammentata e le difficoltà  della leadership israeliana nel capire la natura di questa propaganda è¨ forse la principale ragione - certamente non la sola -del perchè Israele in tutti questi anni non ha mai creato una agenzia per far fronte a questa propaganda. Una seconda spiegazione di questa inerzia, può² essere l'opinione che i diversi governi israeliani hanno avuto quando si basavano sui successi economici dell'export, tali da sottovalutare le eventuali ammaccature all'immagine di Israele causate dagli odiatori.
I governi temevano che attaccare i propagandisti dell'odio nei paesi occidentali poteva avere effetti negativi sui rapporti eonomici. In altre parole, finchè¨ l'economia tira, la guerra alla delegittimazione era da mettere nel migliore dei casi al secondo posto.

Che all'economia venisse data la massima priorità  è evidente anche da altre politiche governative. Il governo israeliano è restio, per esempio, riguardo alla politica della restituzione dei danni di guerra dei Paesi Baltici. Efraim Zuroff, del Simon Wiesenthal Center, ha dichiarato in modo ironico e triste che " il quasi totale rifiuto di criticarli per come hanno malamente affrontato quanto è avvenuto nel periodo della Shoah, possa aver avuto come risultato l'ottenimento di buoni rapporti con i tre Paesi Baltici "

Un terzo fattore può, anche se parzialmente, spiegare la lunga inerzia del governo che ha impedito la creazione di questa agenzia anti-propaganda. La sua entrata in vigore avrebbe diminuito le competenze di molti altri ministeri. Per un simile cambiamento, ci vorrebbe un primo ministro che considerasse la guerra alla propaganda una priorità  nazionale.
Ci può essere un quarto motivo. In alcuni ambienti israeliani si sostiene che un po' di anti-semitismo può incoraggiare gli ebrei a venire a vivere in Israele. L'israeliano medio, però, non ha la più pallida idea su come si diffonde l'anti-semitismo, anche perchè vive in Israele. L'arrivo di migliaia di immigrati da paesi come la Francia, per esempio, lascia credere a molti israeliani che anche chi vive in paesi molto sviluppati preferisca venire a vivere in Israele, anche se è¨ un paese non privo di problemi. Giudicano l'anti-semitismo in una versione positiva per Israele, senza capirne la vera natura, l'impatto pericoloso e le violente implicazioni.

La riluttanza ad affrontare il sempre piùcrescente livello di delegittimazione è¨ un grave pericolo per Israele. Confrontarsi con le minacce militari dell'Iran è, in certo qual modo, come combattere una forma tradizionale di guerra. Combattere una guerra con milioni di attacchi, invece, richiede approcci innovativi. Che possono realizzarsi, pur attraverso tentativi e errori, solo da una agenzia bene organizzata. Sarà  quindi opportuno che Israele inizi a creare una agenzia anti-propaganda prima che il danno diventi visibile e diffuso presso l'opinione pubblica israeliana. Un evento drammaticamente disastroso piuttosto che tanti attacchi su scala minore potrebbe mettere fine all'inerzia del governo.

C'è da dubitare che anche lo scandalo della squadra di calcio israeliana se fosse stata espulsa dalla FIFA, la federazione internazionale del calcio, avrebbe spinto il governo a prendere posizione. Il vero problema a portata di mano è sapere se all'interno del governo c'è  sufficiente volontà  di agire e quindi creare l'agenzia anti-propaganda oppure dobbiamo aspettare che succeda qualcosa di molto più grave.


Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.
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