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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Israele si prepara alle elezioni 06/11/2012

Israele si prepara alle elezioni
Analisi di Manfred Gerstenfeld
  

(Traduzione di Angelo Pezzana)


Manfred Gerstendeld


Bibi Netanyahu      Ehud Olmert    Avigdor Lieberman

LIKUD

La Knesset, il Parlamento d’Israele, ha votato all’unanimità il 15 ottobre scorso il proprio scioglimento, e ha indetto le prossime elezioni per il 22 gennaio 2013. La decisione è stata presa dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, non avendo avuto la maggioranza sulla legge di bilancio.

Le settimane precedenti erano state caratterizzate da molte manovre politiche,  ma nessuna ha prodotto alcun risultato. Ci aveva provato l’ex Primo Ministro Ehud Olmert, tentando di mettere insieme una coalizione di centro-sinistra, nella quale avrebbero trovato posto il leader di Kadima Shaul Mofaz e l’ex capo Tzipi Livni, insieme a Yair Lapid, fondatore del nuovo partito “Yesh Atid” – c’è un futuro -  un giornalista molto popolare soprattutto in Tv. Un sondaggio del Jerusalem Post assegnava alla coalizione 31 seggi, mentre al Likud ne andavano soltanto 22.

Olmert, che si era dimesso nel 2008, dopo le accuse di corruzione, è così rientrato in politica. Era stato il primo tra i Premier israeliani ad essere condannato in tribunale,  ritenuto colpevole di un’accusa minore, abuso di fiducia, una condanna che non include atti contro la morale pubblica, perché in quel caso non avrebbe più potuto candidarsi alla Knesset. Su di lui pende ancora un altro processo di corruzione per aver ricevuto tangenti da un costruttore immobiliare.

Voci di corridoio dicevano che Tzipi Livni avesse intenzione di ritornare alla politica alla guida di questo nuovo partito, un sondaggio di Radio Israele rivelava il 30 ottobre che era invece la leader del Partito Laburista, Shelley Yachimovich ad essere la più votata a guidare la coalizione di centro-sinistra, più di Olmert, Livni, Mofaz e Lapid. Intanto uscivano altri sondaggi, tutti mirati a delineare probabili coalizioni di governo.

Nelle elezioni del febbraio 2008, Kadima ebbe 28 seggi, uno in più del Likud, e nel maggio dello stesso anno Kadima entrò a far parte del governo Netanyahu, evitando così elezioni anticipate. Ne uscì a Luglio, dato che Netanyahu si opponeva ad introdurre il servizio militare anche per gli ultra-ortodossi. Kadima perse molti sostenitori così come il centro-sinistra.

A sorpresa, la novità arrivò da destra, con l’annuncio da parte di Netanyahu e del Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, leader di Israel Baytenu, che i loro partiti si sarebbero presentati uniti alle elezioni, decisione  approvata dopo pochi giorni delle direzioni dei due partiti. Qualcuno ha giudicato questa decisione come provocata dal panico creato dalla presenza di una coalizione di centro-sinistra che avrebbe avuto più voti del Likud. Altri l’hanno interpretata come un calcolo di Netanyahu in base al calcolo di una vittoria del blocco di centro-destra, con se stesso nuovamente Primo Ministro.

Lieberman, essendo il numero due del partito unificato, si sente più vicino alla sempre agognata carica di Primo Ministro, possibile in un vicino futuro. Entrambi i partiti, con motivazioni differenti, preferiscono avere meno seggi di quanti ne avrebbero avuti da separati, come succede in Israele quando le varie forze politiche si presentano separatamente. Un sondaggio calcola in quattro il numero dei seggi in meno.

Il popolare Ministro delle Comunicazioni Moshe Kahlon, che si era dimesso escludendo una sua candidatura, ma poi ha espresso la volontà di fondare un proprio partito centrato su temi sociali, ottenendo, secondo i sondaggi più di dieci seggi. Ma poi, con sollievo da parte del Likud e del Partito ultra-ortodosso Shas, entrambi con programmi a indirizzo sociale, ha annunciato che non si presenterà. Con Shas ci sarà invece il ritorno, come numero due, dell’ex leader Aryeh Deri, che può di nuovo legalmente candidarsi dopo essere stato in prigione dieci anni per corruzione

Negli altri partiti si discute sulle presentazioni di nuovi candidati. Yachimovich ritiene che il Partito Laburista abbia bisogno di maggiore visibilità, per cui ridurrà i seggi ‘sicuri’ riservati a diversi leader a favore di volti nuovi. Ci sarà, per quanto riguarda il problema della sicurezza del paese, il generale Uri Saguy, ex capo dell’intelligenza militare, mentre Lapid è riuscito ad avere in lista Yaakov Perry, ex capo dello Shin Bet (sicurezza interna), passato poi ad una brillante carriera nel settore privato. Altri deputati di Kadima sono invece passati nelle file del Likud o dei Laburisti. 

Alcuni sondaggi indicano che il Partito dell’Indipendenza del Ministro della Difesa Ehud Barak supererà appena il quoziente di sbarramento, altri che rimarrà al di sotto. Stesso destino dovrebbe toccare a Kadima, che non dovrebbe nemmeno superare la soglia, una sconfitta drammatica nella storia del Parlamento israeliano.

Due mesi e mezzo di campagna elettorale sono però un lungo periodo di tempo in Israele. Per fare un esempio, nelle passata campagna elettorale iniziò ed ebbe tempo di finire l’Operazione ‘Cast Lead’ a Gaza. I partiti non hanno ancora fatto conoscere i loro programmi, che sembrano però avere meno importanza dei leader che li rappresenteranno, esattamente come avvenne nelle ultime elezioni.

Manfred Gerstenfeld fa parte del consiglio di amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni.


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