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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Il sole brillava, gli alberi fiorivano e i macellai macellavano 20/05/2017
 Il sole brillava, gli alberi fiorivano e i macellai macellavano
Commento di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Malak Maghen)

Il titolo è tratto dalla poesia “Nella città del macello”, di Chaim Nachman Bialik, il grande poeta israeliano, in ricordo del pogrom di Kishinev del 1903.

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I forni crematori sotto la prigione di Saydnaya
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Bashar al-Assad è accusato di aver bruciato i cadaveri nei forni crematori. Così scopriamo che esistono anche nel mondo arabo. Fino ad oggi sapevamo che i forni crematori erano attivi in Europa, ad Auschwitz, Treblinka, Chelmo, Sobibor e in altre fabbriche della morte costruite con la efficiente professionalità dei nazisti.
Qui, nel Medio Oriente, pensavamo che si uccidesse secondo criteri più ordinari, armi da fuoco, macellazione,decapitazioni, impiccagioni, strangolamenti, annegamenti o fatti precipitare dagli ultimi piani dei palazzi. Ma nei forni crematori? Questa è una novità.
In realtà, un forno crematorio non è uno strumento di morte. Prima di essere bruciato, il predestinato doveva essere stato ucciso, magari impiccato, stando ai certificati della prigione Saydnaya, conosciuta in Siria con il nome “Macelleria”.

Bruciare i corpi non vuol dire giustiziare le vittime, quanto cancellare l’evidenza del crimine. Trasformare i corpi in cenere significa nascondere il delitto, cancellare le impronte digitali e i segni delle torture, impedire ogni investigazione, dato che i corpi non esistono più. Il forno crematorio annulla l’esistenza di una tomba per chi è morto, garantisce che il suo nome non verrà scritto sulla lapide, impedisce che si sappia chi l’ha ucciso, dove , come e –soprattutto- perché è stato ucciso.
Un forno crematorio serve a rendere accettabile a livello internazionale l’immagine di chi l’ha costruito, che appare un leader politico uguale a tutti gli altri, perché non vi sono prove degli orribili crimini che ha commesso. I cadaveri sono diventati cenere al vento. Un forno crematorio può funzionare solo in un sistema che non ammette opinioni diverse da quelle di un piccolo gruppo che ordina le esecuzioni messe in atto dalle stesse vittime fino a quando saranno esse stesse ad essere eliminate. Garantirà il silenzio su quanto viene commesso.

Il silenzio non fa soltanto parte di questo sistema operativo, è appannaggio anche di chi decide. Significa forse che Hezbollah, che ha mandato a combattere per Assad unità di fanteria composte da ragazzini, non sapeva dell’esistenza di ciò che avveniva nel carcere di Saydnaya? È possibile che gli iraniani non sappiano dei crimini commessi da Assad in Siria? E i russi, stretti alleati di Assad, chi può credere che non siano a conoscenza dei terribili massacri che avvengono in quei territori ? Quanti centri di intelligence americane, inglesi, francesi, tedesche, israeliane sapevano dei forni crematori? Se pensiamo che alcune di loro sapevano, perché ne parla solo ora? Chi lo temeva? Putin? Oppure non ci credevano?

Questa domanda ci riporta a ricordi passati. Dobbiamo non dimentcare che tutto questo non è una novità per la Siria. Omicidi di massa avvengono quando un gruppo etnico, illegittimo, sale al potere per la decisione di uno stato coloniale, in questo caso la Francia. Il regime, per sopravvivere, elimina una parte dei propri cittadini. Era successo dal 1976 al 1982, quando l’esercito di Hafez el-Assad fece strage dei Fratelli Musulmani. Nel giugno 1979, la Fratellanza massacrò i soldati del regime alawita dopo aver praticato una “selezione” nella quale i musulmani erano stati allontanati dalle prime linee. Il regime ne uccise un gran numero durante gli anni della ribellione, culminata nel massacro di Hama del 1982. Per due anni, tra il 1980 e il 1982, camion pieni di arrestati arrivavano alla prigione Tadmor in pieno deserto, eppure nella prigione c’era sempre posto. Una volta uccisi e i corpi bruciati venivano sepolti in fosse comuni vicino alla prigione. Circa 20.000 scomparvero senza lasciare traccia in quegli anni. Questo non ha impedito ad Assad padre di pavoneggiarsi di fronte al mondo intero, mentre i leader lo pregavano di voler fare la pace con Israele.

Non pagò mai alcun prezzo, né personale né politico, per avere assassinato in sei anni almeno 50.000 suoi cittadini. Ma il figlio lo ha superato di almeno dieci punti. Il suo pugno è stato più duro, raggiungendo la cifra di mezzo milione di morti, e non ha intenzione di fermarsi. Il padre ha sepolto i corpi degli oppositori nel deserto, lui li brucia in un forno crematorio dopo averli torturati o impiccati. Ha ucciso anche amici con il gas nervino, soffocati con il cloro, distrutto le loro case, bombardato i quartieri residenziali, cancellato intere città con i loro abitanti, costringendo all’esilio dieci milioni di siriani, metà dell’intera popolazione.

Ovviamente il mondo condanna, accusa, balbetta, senza che nessuno cerchi seriamente di fermarlo. Obama l’ha minacciato con una linea rossa che è poi diventata rosa e infine bianca, e poi trasparente, mentre Trump ha attaccato un aeroporto.
Tutto qui. Il mondo non sa, non vuol sapere e forse non può fare di più contro gli assassini di massa che si nascondono dietro l’orso russo, una posizione che mette il veto a ogni tipo di condanna, tanto meno agire. Quale prezzo politico o personale ha pagato Putin per sostenere Assad? Che ne è stato di Hezbollah dopo i crimini di massa che ha compiuto in Siria? Quale prezzo ha pagato l’Iran che ha inviato in Siria i propri soldati, malgrado le Nazioni Unite avessero proibito qualsiasi invio di truppe? E quando questi sostenitori di Assad considerano i cittadini siriani delle facili prede senza pagare alcun prezzo, chi è il vero colpevole? Sono loro soltanto o forse la colpa va attribuita a tutti coloro che avrebbero potuto fare qualcosa oltre alle vuote parole ma non hanno fatto nulla, come Obama, gli Usa, l’Europa, Israele e il resto del mondo?

Ogni leader nel mondo è responsabile in qualche misura di quanto sta succedendo in Siria, compresi i forni crematori. Le facce sgradevoli dei cinici leader mondiali, che vediamo ogni giorno sui media, da oggi le giudicheremo paragonandole a coloro che sapevano, ma che non hanno fatto nulla per mandare il regime sanguinario di Assad all’inferno.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.


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