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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Libano: sarà l’ultima battaglia? 09/05/2015
 Libano: sarà l’ultima battaglia?
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)


Al confine montuoso tra Siria e Libano, si sta svolgendo una battaglia talmente sanguinosa per i libanesi da rivaleggiare con il bagno di sangue che scorre in Siria.
I Monti Qalamoun partono dal Monte Hermon a nord di Israele e proseguono per decine di chilometri lungo la Valle del Libano a ovest. Il confine ufficiale tra il Libano e la Siria corre lungo questa cresta montuosa, con le pendici occidentali che appartengono al Libano e quelle orientali alla Siria. L’autostrada Beirut-Damasco funge da confine settentrionale. La posizione della catena montuosa ha un’importanza strategica perché, chi la domina, può controllare con armi da fuoco e un binocolo la zona Est, così come le strade che collegano Damasco con il centro e il Nord della Siria, che consentono di tagliare Damasco dal resto del Paese. Chi domina sulle montagne a Ovest controlla la Valle meridionale della Beqaa e la sua popolazione, in maggioranza sciita. I Monti Qalamoun, come il Monte Hermon alla loro estremità meridionale, d’inverno sono coperti di neve. Ciò impedisce un’attività militare più ampia ed efficace che coinvolga il transporto di soldati e di armi pesanti di medie dimensioni. Tuttavia la fanteria, dotata armi leggere, è in grado di muoversi nella zona abbastanza facilmente.

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Nelle ultime settimane si è verificata una doppia concentrazione di forze: da est, dall’interno della Siria, sono apparsi sulla scena i combattenti inviati da varie organizzazioni sunnite, per primi quelli di Jabhat el Nusra, per costruire fortificazioni e prendere posizione in vista di una offensiva contro il Libano. Da Ovest, Hezbollah ha schierato le sue forze nella zona per bloccare i ribelli e spingerli fuori dal Libano. Prima dell’inizio delle ostilità, i ribelli erano riusciti a conquistare un obiettivo molto importante dal punto di vista psicologico, annunciando l’unificazione di cinque organizzazioni sotto l' unico nome di “Esercito combattente”.
Le due più importanti sono quella collegata ad al Qaeda e l’altra chiamata “Esercito libero”. L’unica organizzazione mancante è l’ISIS, che potrebbe, però, aggiungersi in seguito. L’unificazione rende più facile il coordinamento delle operazioni, e può anche incutere terrore nei combattenti di Hezbollah visto l’alto numero delle forze nemiche.

L’annuncio che le organizzazioni hanno reso pubblico dopo la loro unificazione, dice (tra parentesi , in corsivo,ci sono le mie note, MK) che “il loro intento è combattere contro i Nazariti (nome antecedente degli alawiti, considerato un insulto), i cani persiani (un peggiorativo riferito alle Guardie Rivoluzionarie Iraniane) e i maiali del Partito di Satana (un termine offensivo per Hezbollah, il cui nome significa invece "il Partito di Dio)”.
E’ interessante notare come la scorsa settimana i ribelli abbiano conquistato una città nel Nord-Ovest della Siria, Jisr al-Shughour, un risultato raggiunto dopo l’unificazione avvenuta tra i diversi gruppi. La conquista di Idlib e Jisr al-Shughour è un avvenimento molto importante per i ribelli che tentano di invadere la zona di Lattakia, sulla costa del Mediterraneo, situata nella parte settentrionale della regione alawita.
La battaglia per i Monti Qalamoun del Sud della Siria è una diretta conseguenza del fallimento di Assad e di Hezbollah a tenere salde nelle loro mani le città di Idlib e Jisr al-Shughour, nella parte settentrionale della catena.

Chiunque abbia osservato il fiume di militari che si sposta verso i Monti Qalamoun, si sarebbe reso conto che una volta che le nevi si fossero sciolte, la battaglia poteva iniziare; questo è quanto è successo esattamente lunedi scorso, quando i sunniti hanno deciso di iniziare le ostilità prima che Hezbollah avesse completato i suoi preparativi.
La battaglia ha avuto luogo su una collina brulla, coperta di rocce, dove le distanze tra le due parti sono a volte di pochi metri. Entrambe le parti hanno subito perdite, nei primi due giorni Hezbollah ha perso quattro comandanti, mentre i ribelli sembra ne abbiano persi tre. Tuttavia, quando una parte pubblicizza le vittime degli altri, è possibile che ci sia una guerra psicologica che coinvolge entrambi i fronti, in cui ognuno tenta di demoralizzare i soldati del fronte avverso.

Per quanto riguarda Hezbollah, ci sono varie stime sulle sue perdite da quando fu coinvolto nella crisi siriana di tre anni fa: alcuni sostengono che sono stati uccisi circa 900 combattenti, altri sostengono che le perdite sono almeno il doppio. A migliaia sono i feriti. Hezbollah non comunica il numero delle proprie vittime, ma molti libanesi, anche tra la popolazione sciita, accusano Nasrallah di aver fatto sprofondare Hezbollah in una lotta che non avrebbe dovuto nemmeno cominciare. D’altra parte, è chiaro a tutti - Nasrallah l’ha confermato nel discorso il 5 maggio – che se il regime di Assad dovesse cadere, anche Hezbollah farebbe la stessa fine. Si sa che se Hezbollah fosse sconfitto in Siria, i jihadisti sunniti invaderanno il Libano sterminando la popolazione sciita.

Corre voce che prima della battaglia di Qalamoun, Hezbollah abbia trasferito sul posto soldati, armi pesanti e razzi, spostandoli da altre aree, tra cui il Golan, considerato un’area meno centrale. La conseguenza di questa mossa può far cadere queste zone nelle mani dei ribelli, che poi si rivarranno sugli abitanti dei villaggi “eretici” drusi che vivono sulle pendici sud-orientali del Monte Hermon. Pochi mesi fa, circa trenta drusi sono stati uccisi in un giorno di scontri con gli islamisti.
Altri rapporti riferiscono che Hezbollah già fin dall’inizio aveva previsto di considerare lo scontro di Qalamoun come “La battaglia cruciale”, richiamando tutte le proprie forze di riserva a partecipare a quello che sarebbe stato uno scontro decisivo.
Nasrallah, tuttavia, ha deciso di accontentarsi di un impegno meno enfatico, il cui obiettivo è semplicemente quello di fermare l’avanzata dei ribelli. La ragione di questa decisione è la paura di subire troppe vittime, che potrebbero suscitare contro di lui l’ira della popolazione sciita. Un’altra possibile ragione può essere che i piani fossero trapelati da un’opposizione interna in Hezbollah e, una volta svelati, avrebbero cancellato l’elemento sorpresa. Tuttavia la verità sulle azioni di Hezbollah contro i ribelli siriani e soprattutto Jabhat al Nusra, deve pur avere una spiegazione; non vanno dimenticate le decine di militanti di Hezbollah fatti prigionieri da ISIS e da altri gruppi sunniti negli ultimi due anni. La paura che incombe su Hezbollah, è un video che mostri la decapitazione dei suoi prigionieri, che si trasformerebbe come un virus rivelatore di ciò che potrebbe succedere ai combattenti sciiti di Hezbollah, comandanti e leader non avrebbero modo di salvarsi da un sicuro macello. Un video di questo tipo evidenzierebbe il vero punto debole di Hezbollah - e di Nasrallah in particolare - compromettendone l’immagine di leader in grado di convincere i propri miliziani a combattere in Siria, Iraq e Yemen.

Secondo il canale Al Arabiya, alcuni dei parenti dei prigionieri hanno annunciato questa settimana di essere fortemente contrari alla guerra che Hezbollah sta intraprendendo in Siria e Yemen e hanno sottolineato che “loro e i loro figli rapiti rifiutano di essere corresponsabili di Hezbollah in Siria, Yemen e altre aree”. Una donna parente di un detenuto, ha dichiarato: “Non abbiamo alcun collegamento con Hezbollah,definendolo il Partito della dea “Allath”, e il Partito di Satana (un peggiorativo per Hezbollah) e noi stessi ci stiamo allontanando dall’organizzazione e dalle sue attività”.
Altri membri della famiglia hanno chiesto che Hezbollah si astenesse dal provocare danni alla città di Arsal (sul confine Libano-Siria, e invasa dai ribelli siriani) e ai suoi abitanti, perché “non è giusto che noi paghiamo il prezzo al posto di siriani, yemeniti e altri, soprattutto alla luce del fatto che i nostri figli catturati sono ancora vivi e potrebbero rischiare la vita se Hezbollah intervenisse in qualche modo”.
Un’opinione di questo tipo trasmessa pubblicamente, testimonia delle difficoltà interne di cui Hezbollah è costretto a tener conto nella sua lotta per la propria sopravvivenza e per quella degli sciiti; la minaccia reale e imminente, posta dai jiadisti sunniti, tiene tutti sotto attacco.

La guerra in Siria s’intreccia con il futuro del Libano, è una guerra all’ultimo sangue, che potrebbe rivelarsi andora più terribile di quella che ha devastato la Siria.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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